Uno scienziato ha cercato di scoprirlo, con risultati infelici. di John Raedle Nel matrimonio è un vecchio problema: preferireste essere felice o aver ragione? Bruce Arroll psicologo dell'Università di Auckland, in Nuova Zelanda, ha cercato di rispondere alla domanda scientificamente ma, dice, l' esperimento è andato male. "Avevamo pensato che entrambi i partecipanti, dopo, avrebbero sempre vissuto felici e contenti" dice Arroll, professore presso la Scuola per la salute della popolazione. I risultati del suo esperimento sono riportati nel numero di Natale del BMJ, già British Medical Journal. Arroll e la sua equipe hanno scelto una coppia sposata e hanno tenuto sotto controllo l'esperimento inducendo il marito a cambiare il proprio comportamento. "L'intervento prevedeva che il marito si dichiarasse d’accordo con la moglie su ogni sua opinione e su ogni sua richiesta senza mai lamentarsi. Anche se riteneva che la donna avesse torto, l'uomo doveva chinare il capo e strisciare ai suoi piedi ", scrive l’equipe di Arroll in BMJ. "Avevamo deciso, senza consultarli, che il partecipante femminile avrebbe preferito avere ragione e che il maschio, essendo un po' passivo, avrebbe preferito essere felice." Arroll ammette che l’equipe all’inizio dell'esperimento non aveva un atteggiamento neutrale. "Avevamo pensato che mettendo d’accordo i due partner, entrambi sarebbero stati felici", ha affermato a NBC News. Ma è stato un disastro, ammette Arroll. "Il comitato di sorveglianza per la sicurezza dei dati ha interrotto lo studio a causa di gravi fatti contrari verificatisi dopo dodici giorni, " scrive l’equipe. La moglie, che non sapeva cosa stesse succedendo, era andata fuori controllo, sostiene. "Il suo comportamento è diventato per un verso sempre più esigente, per altro verso sempre più prepotente. La situazione per il marito è diventata insopportabile". Dopo soli dodici giorni, il punteggio della qualità di vita dell'uomo era crollato da sette punti su dieci, com'era alla partenza, a tre, e la moglie in realtà non era molto più felice: il suo punteggio di felicità era leggermente aumentato da otto a otto e mezzo. "Non ci aspettavamo fatti così avversi", riconosce Arroll. Arroll, che dice di essere stato felicemente sposato per trentanove anni, ha rifiutato di rivelare chi fossero i soggetti dello studio. Il risultato potrebbe essere diverso se fosse permesso al marito di avere sempre ragione, dice Arroll, ma lui non ha nessuna intenzione di replicare l'esperimento. "No, credo abbiamo pensato che uno dei rischi sia il divorzio e l’altro l’omicidio ", dice scherzando solo in parte. Inoltre, ha raggiunto il suo obiettivo: essere pubblicato nel numero di BMJ di Natale, un problema davvero giocosamente serio. "Non potevo andare in pensione senza esserci riuscito – dice – In effetti è molto difficile entrare in quella rivista." Fonte: NBCNews, 17 dicembre 2013
0 Comments
Uno studio mostra che chi è stato da poco piantato è propenso a usare il sesso con un nuovo partner per far fronte ai sentimenti negativi. di Julie Beck La scienza può insegnare cose nuove, o può fornire la convalida ufficiale di cose la cui verità è nota da sempre. E con questioni come l'amore e il sesso può risultare bello, persino confortante, riuscire a imporre una struttura al caos, rendendosi conto che ogni volta che ci si mette in pista si finisce nel solco logoro dell'umanità, e che per la maggior parte del tempo facciamo le stesse cose per le stesse ragioni. Più e più volte. Come, per esempio, fare sesso quando è appena terminata una relazione per tornare con il proprio ex. Si dice che per dimenticare qualcuno, è necessario trovare qualcun altro. Chi lo dice? In genere il personaggio del miglior amico nelle commedie romantiche. Per quanto questi discutibili buoni consigli ricorrano con frequenza nelle nostre relazioni interpersonali, e nella cultura popolare, non c'erano prove scientifiche a loro sostegno, almeno fin’ora. Come è cambiato il concetto di normalità di Julie Beck Possiamo mandare un uomo sulla Luna, un veicolo spaziale su Marte, ma stiamo ancora cercando di capire come funziona il nostro cervello. La malattia mentale è stigmatizzata, potenzialmente sovradiagnosticata, spesso fraintesa. Gli scienziati sono ancora alla ricerca di qualcosa di nuovo sulle condizioni che la determinano, mentre chi soffre cerca di capire come affrontarla. di Eric Laurent Dobbiamo distinguere diversi regimi d’interpretazione, che non si escludono a vicenda. C'è l'interpretazione secondo il senso o secondo la molteplicità della dimensione del senso. Essa non è tuttavia aperta a tutti i sensi. L'interpretazione secondo il senso non deve dimenticare l'oggetto “a” che circola tra le righe e che si oppone alla concezione di una totalità del senso. Nell'interpretazione che ha di mira l'oggetto “a” tra le righe, si deve anche distinguere la zona dove è possibile rendere conto di un’interpretazione e della sua "ragione" nello spazio soggettivo, e la zona dove non è possibile rendere conto di questo. In questa dimensione l'interpretazione si trova realmente fuori-senso. Il fantasma si rivela come un montaggio, un apparato che può essere situato come difesa contro il godimento che resta e che sfugge a ogni montaggio per mantenersi nell’iterazione. Affrontare la pratica della psicoanalisi a partire dalla dimensione di non-garanzia nella sua dimensione radicale, ci porta a tener conto di ciò che della sostanza che gode non si articola né nel circuito pulsionale né nell'apparato del fantasma. È quanto del godimento rimane non negativizzabile nella sostanza che gode, e nella sua iterazione non si comporta più come una quasi-lettera. Si può affrontare così quel che sarebbe la consistenza del reale nell'esperienza della psicoanalisi. Per quanto riguarda il reale, la cosa importante è che lo stesso sia materialmente lo stesso: "La nozione di materia è fondamentale in quanto definisce lo stesso”(1). Lo " smantellamento della difesa" è lo smantellamento non solo dell’idolo impegnato al posto della mancanza fallica, ma anche del circuito dell’oggetto “a”, per incontrare il bordo del godimento abbracciato da questi circuiti. Intorno a questo bordo si annodano alcune consistenze. "Ho a che fare con lo stesso materiale con cui hanno a che fare tutti, con questo materiale che ci abita”. (2). Materiale è preso qui nel senso del reale del godimento. Lacan offre qui un'altra versione di un inconscio che non è dovuto agli effetti di significante su un corpo immaginario, ovvero un inconscio che include l'istanza del reale come pura ripetizione dello stesso, quel che J-A Miller, nel suo ultimo corso, ha isolato nella dimensione dell’Uno-da-solo che si ripete. Qui si è davvero nella zona fuori-senso, e fuori-garanzia. 1 Lacan J., Le Séminaire, livre XXIV, « L’insu que sait de l’Une bévue s’aile à mourre », leçon du 14 décembre 1976, Ornicar ?, Paris, Lyse, n°12-13, décembre 1977, p. 10. 2 Lacan J., Le Séminaire, livre XXIV, « L’insu que sait de l’Une bévue s’aile à mourre », leçon du 11 janvier 1977, Ornicar ?, Paris, Lyse, n°14, Pâques 1978, p. 5. Testo d’orientamento pubblicato sul sito dell'AMP. Uccidere la tristezza a colpi di cannone D’accordo, la crisi economica ha colpito molte persone che hanno perso il lavoro e si trovano ad affrontare crescenti difficoltà nella vita. Non c'è dubbio che i problemi materiali influenzano l'umore e possono causare depressione, ma come si giustifica che negli ultimi dieci anni il consumo di antidepressivi sia esploso? Da trenta dosi ogni mille abitanti nel 2000 si è passati a sessantaquattro del 2011. Più del doppio. Ci sono indicazioni che la crisi può aver avuto un’influenza sul fenomeno, ma l'aumento esagerato del consumo di questi farmaci si spiega più con fattori culturali che con fattori economici. Riguarda valori sociali sempre più edonistici, in base ai quali è sempre più intollerabile non tanto la sofferenza fisica, ma qualsiasi contrarietà nella vita. Disponendo di analgesici efficaci e sicuri, è naturale ricorrervi anche di fronte al minimo dolore. Ma è ragionevole ingozzarsi di antidepressivi di fronte al minimo disagio psicologico? Non lo è. I farmaci antidepressivi sono sicuri ed efficaci nei casi di disturbo depressivo maggiore, cioè in depressioni endogene. Diversi studi hanno tuttavia dimostrato che nei disturbi dell'umore di tipo reattivo gli antidepressivi non sono più efficaci di una zolletta di zucchero. Non sono indicati, per esempio, per affrontare una perdita, o per risollevare l’umore dopo una rottura sentimentale, e spesso invece sono prescritti proprio per questo. In questi casi, un cioccolatino sarebbe più gradevole al palato e molto più economico per le casse della sanità pubblica, che paga il conto. A favore del consumo inutile gioca la tendenza, incoraggiata da qualche industria farmaceutica, a medicalizzare ogni aspetto della vita, compresi normalissimi stati dell'umore come la tristezza, il dolore o la semplice paura di parlare in pubblico. Non è un caso che tra gli antidepressivi più prescritti ci siano la fluoxetina (il famoso Prozac), che fu presentato come la pillola della felicità, o la paroxetina (Serotax), per la quale a Londra è stato organizzato un lancio in grande stile, presentandola come la nuova pillola contro la timidezza. Ma attenzione, perché quando non è giustificato, l'uso di antidepressivi non solo non porta alcun miglioramento, ma può causare apatia e distanza emotiva. E la vita è fatta per essere vissuta. Fonte: El pais, 11 dicembre 2013 di Jacques-Alain Miller Su Amleto ci sono sono sette lezioni, che non riprenderò. Chiaramente in questa occasione Lacan estende il concetto di oggetto al di là della coppia immaginaria. Ammette che nel fantasma può essere inscritta un’intera catena, un intero copione, e allo stesso tempo riconosce l'oggetto come elemento strutturale delle perversioni. Questo apre alla distinzione clinica tra il fantasma nella nevrosi e il fantasma nella perversione, la trovate a pagina 373. Il criterio messo in risalto da Lacan è quello del tempo. Il fantasma della perversione, per semplificare, è fuori dal tempo, il fantasma della nevrosi, al contrario, è sotteso dal rapporto del soggetto con il tempo, e l'oggetto in questo caso si carica del significato di ora della verità. È quel che appare nel noto fenomeno della procrastinazione di Amleto. In Amleto e negli interrogativi di Amleto, il fantasma è indicato come il termine della questione del soggetto, come il luogo in cui la questione del soggetto sul proprio desiderio incontra una risposta, è indicato quindi come il nec plus ultra del desiderio. Ed è qui che Lacan definisce il luogo dove sarà in gioco la fine dell'analisi quando avrà elaborato la passe. di James Hamblin L'anno scorso, un concorso per modelle sembrava aver trovato la donna più bella della Gran Bretagna: Florence Colgate, una diciottenne che lavorava in un negozio di patatine fritte nel Kent. Come successivamente ha notato il Daily Mail, il volto della Colgate è quasi esattamente simmetrico, con misure corrispondenti alle proporzioni che gli scienziati hanno individuato nei volti di persone di eccezionale bellezza: la distanza tra le pupille è poco meno della metà della distanza tra le orecchie, la distanza tra gli occhi e la bocca è poco più di un terzo della distanza tra l'attaccatura dei capelli e il mento. Dalla sezione aurea dell’antica Grecia all’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, ai nostri gusti odierni, la perfezione fisica sembra si debba attribuire alla proporzione. Presentazione del Seminario VI al Convegno che ha avuto luogo il 26 maggio 2013 a Parigi presso la Maison de la Mutualité di Jacques-Alain Miller Nell'edizione che mi sono procurato, questo libro ha seicento pagine ed è diviso in ventiquattro capitoli. Il suo spessore rende difficile riassumerlo, tanto più che il valore sta in un’analisi dei dettagli. Questo libro inoltre, come altri libri del seminario, non è un trattato. Non è l’esposizione di un progetto compiuto. Non è un testo dove la fine sia contemporanea all’inizio. È un testo che richiede una lettura fatta alla luce del suo tessuto temporale, e questo è formato da una presa di parola che si sussegue settimanalmente per un intero anno accademico. Ci sono dunque, da una lezione all’altra, avanzamenti, correzioni, cambiamenti di prospettiva che di volta in volta devono essere riconosciuti, registrati, precisati. E ci sono formule di Lacan che appaiono a volte nette, definitive, e tuttavia non saranno più riprese da lui né in un seminario né in uno scritto. Chi legge deve quindi sapere ogni volta se ha sotto gli occhi una pepita, un termine che vale la pena di raccogliere e di diffondere, di sviluppare, o se, al contrario, si tratta di un elemento marginale, di uno scivolamento che viene poi corretto. Sfogliando di nuovo, ancora una volta, questo seminario, questa volta in forma di libro, mi sono reso conto di come la questione potrebbe presentarsi per molte frasi, anche per molte parole. Quando Lacan definisce qua o là un termine in modo che rimarrà unico, dobbiamo porvi l’accento nella nostra riflessione? Si tratta di qualcosa da riprendere, perché Lacan sta rivelando un aspetto trascurato, o si tratta piuttosto di uno scivolamento, di una deriva che varrà poi corretta? L'esercizio di lettura di un seminario, per chi lo legge, per chi lo redige – avendolo redatto lo sto anche di nuovo leggendo – è sapere che di volta in volta la prospettiva si trasforma, si sposta e che vengono fatte delle correzioni, di solito in modo implicito. In questa massa di significanti tirerò allora un un filo, uno solo. È un filo che, all’inizio del seminario, è molto sottile. All'inizio del seminario questo filo è perso in un groviglio, ma man mano che l’elaborazione procede, questo filo s’ispessisce, e alla fine diventa una corda che non possiamo più non vedere. Nessuno può ignorarla. Questo filo è quello del fantasma. Per chi pensa che la depressione sia un sottoprodotto dell’insipido materialismo occidentale, un recente studio, condotto da alcuni ricercatori del Queensland, potrebbe risultare sorprendente. La depressione semplicemente non è di gusti tanto difficili, e quando si tratta di disturbi depressivi, in alcune zone del Nord Africa e del Medio Oriente se ne soffre più che nel Nord America e nell'Europa occidentale . Secondo i ricercatori, che hanno raccolto i dati disponibili sulle diagnosi cliniche fino al 2010, in Algeria, Libia, Siria e Afghanistan, le cose sono andate peggio per via del numero complessivo di anni in cui i cittadini di questi paesi hanno vissuto con il peso della depressione. Per i paesi del Medio Oriente occorre comunque considerare che si tratta di dati raccolti prima che le primavere arabe trasformassero completamente la vita delle persone. Il Giappone ha avuto i punteggi migliori, insieme all'Australia e alla Nuova Zelanda. I ricercatori hanno tuttavia circoscritto le aspettative sui risultati de loro lavoro, riconoscendo che i dati sono limitati ad alcune parti del mondo. Curiosamente, il Regno Unito e gli Stati Uniti – paesi in cui l’attenzione sulla malattia mentale e le riflessioni culturali sulla depressione sono in rapida ascesa – sembrano essere molto meno colpiti dal male di alcune parti dell'Africa e dell'Europa orientale. La seconda interessante analisi dei dati concerne l’età. Il grafico riguardante la suddivisione per sesso non contiene sorprese: il numero di donne che sembra soffrire del disturbo è circa il doppio di quello degli uomini, e questo rispecchia i risultati di alcuni dei più importanti studi sull’incidenza della depressione. L'analisi in base all’età mostra invece in che misura la depressione stia diventando un problema che colpisce persone ancora giovani. Le persone di età compresa tra i venti e i ventiquattro anni sono le più colpite, seguite dalla generazione immediatamente successiva. Quando si arriva a considerare i cinquantenni, età in cui cominciano a farsi strada le domande esistenziali, le percentuali diminuiscono. Sopra i sessanta, rallentano piuttosto bruscamente. Può essere rassicurante invecchiare, dopo tutto. La depressione sta dunque crescendo? Lo si potrebbe pensare stando alla proliferazione di segnalazioni e di analisi sulla malattia. I ricercatori tuttavia dicono sì e no: la depressione è la malattia al secondo posto come incidenza sociale: ne soffre circa una persona su venti. Le cose stanno peggiorando, dicono, però potrebbe dipendere dai dati demografici. "L’incidenza è aumentata del 37,5% tra il 1990 e il 2010, ma questo è dovuto alla crescita della popolazione e all'invecchiamento", dicono. "Contrariamente a quanto afferma la recente letteratura sull'argomento, i nostri risultati suggeriscono che l'epidemiologia, sia del disturbo depressivo maggiore sia della distimia (depressione più lieve), è rimasta relativamente stabile nel tempo." L'idea di base della ricerca pubblicata questa settimana sulla rivista Psychological Science è che le asimmetrie o le mancanze di proporzione del nostro volto tendono alla media se osservate in un gruppo di volti, e le stranezze del nostro viso sono percepite un po’ meno strane. Sembra suggerire che la bellezza si annida nelle pieghe del conformismo. Se mancassero conferme sulla non neutralità della ricerca scientifica!
di James Hamblin Drew Walker ed Edward Vul dell’Università di San Diego, in California, hanno realizzato cinque esperimenti per valutare quanto risultino attraenti le persone nelle foto. Alcuni volti erano raffigurati da soli, altri in gruppo. A volte i gruppi erano realizzati in realtà da collage di singole persone. In ogni verifica, sia per gli uomini sia per le le donne, le persone ritratte in gruppo sono risultate più attraenti. Walker ha spiegato così i motivi: " I volti nella media sono più attraenti, probabilmente perché portano nella media anche le idiosincrasie poco attraenti. " I docenti di San Diego hanno battezzato "effetto cheerleader “ questo risultato. L'effetto cheerleader è entrato nell’Urban Dictionary per la prima volta nel 2008, dove viene definito con alcuni esempi: " Nel suo insieme la squadra delle cheerleader, le ragazze pon pon, sembra interessante, anche se a ben guardare, individualmente ciascuna è piuttosto bruttina. Un altro esempio di questo effetto eteronormativo potrebbe essere quello delle Spice Girls, o ancora il gruppo di donne che danzano in cerchio in discoteca, o il tipo di situazione in cui visti insieme in una stessa stanza alcuni uomini sembrano interessanti, mentre presi isolatamente sono in realtà piuttosto slavati L'effetto cheerleader sembra essere familiare agli spettatori del popolare show televisivo How I Met Your Mother, giacché vi è stato introdotto nel settimo episodio della quarta stagione. Il personaggio di Neil Patrick Harris, seduto al banco di un bar, poco impressionato dalla vivacità della serata, si riferisce a un gruppo di donne lì presenti definendolo “attraente nel suo insieme, ma se le donne sono prese una per una sono poco più che scorfani". Passando dalla mera osservazione al postulato scientifico, Walker e Vul dicono che l' effetto è dovuto al "fatto che il sistema visivo rappresenta gli oggetti come un insieme. I singoli oggetti sono quindi polarizzati verso la media dell’insieme, e i volti medi sono percepiti come più attraenti di quelli presi singolarmente. Questo fa sì che i volti, visti in gruppo, appaiono più vicini alla media che presi da soli. La media del gruppo tenderebbe di conseguenza a risultare più attraente rispetto alla media delle singole facce. È interessante però che l'effetto non dipenda dal numero di facce presenti del gruppo. Un gruppo funziona qualunque sia la sua dimensione. "Avere alcuni accompagnatori, "concludono Walker e Vul nel loro articolo” può in effetti essere una buona strategia per gli incontri, in particolare se il viso degli accompagnatori è complementare e fa media con le proprie particolarità meno attraenti. Forse! Naturalmente però funziona solo se è una cosa fortuita, e non se si sta consapevolmente coltivando un gruppo di amici per mitigare le proprie insicurezze fisiche. Il lato positivo di questa idea è che potrebbe darci un ulteriore motivo per socializzare e viaggiare in compagnia. Per tutti le relazioni hanno un effetto benefico sulla salute, e il tempo trascorso a socializzare offline è correlato con la qualità della vita. Forse in effetti sembriamo più attraenti tra un po’ di amici, non solo per via delle strutture ossee complementari, ma soprattutto perché siamo più felici. Fonte: The Atlantic, 4. 11. 2013 |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28, 20131 Milano tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo. Archivi
Novembre 2024
Categorie
|