Una ricerca mostra che in Inghilterra otto medici su dieci hanno avuto problemi psicologici. Alcuni ci raccontano la loro esperienza. Sarah Marsh Un giorno, durante il suo primo anno di lavoro come giovane medico, Craig si era sentito così disperato che aveva addirittura pensato di buttarsi sotto un autobus. Prima di allora non aveva mai avuto pensieri suicidi. Si sentiva impotente, come se avesse troppo da fare e non abbastanza tempo per farlo. È poi emerso che soffriva di depressione, in parte determinata dalla pressione enorme causatagli dal lavoro. Era ormai diventato routine fare due o tre ore di straordinario dopo un turno di dodici ore, perché il lavoro era troppo, e lui non lo lasciava indietro.
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Intervento alle Giornate di presentazione della rivista L’interrogant, tenutesi presso l’Ayuntamento de Nou Barris, il 24 novembre 2006 di Hebe Tizio, psicoanalista, membro della Escuela Lacaniana de Psicanalisis, docente presso l’UAB Alcuni spunti di riflessione Il campo della Salute Mentale si fonda su un’esclusione. È impossibile costituire l’ambito della salute mentale al di là del suo enunciato come diritto tutelato dalla leggi vigenti. Il Comitato di Salute Mentale dell’OMS può tentare una definizione: "La salute mentale consiste nel godere del miglior stato di salute che si possa ottenere, è uno dei diritti fondamentali e inalienabili di ogni essere umano, senza distinzione di razza, religione, ideologia politica, condizione economica e sociale.” Economica ed efficace, la TCC, la Terapia Cognitivo -Comportamentale, è diventata la forma dominante di terapia, relegando Freud in un’oscura cantina. Ma nuovi studi hanno gettato un dubbio sulla sua supremazia, e hanno mostrato risultati sensazionali per la psicoanalisi. È tempo di tornare sul divano? di Oliver Burkeman Il Dott. David Pollens è uno psicoanalista che incontra i suoi pazienti in un modesto studio al piano terra sulla Upper East Side di Manhattan, un quartiere pari probabilmente soltanto dall'Upper West Side per la concentrazione di terapeuti del pianeta. Pollens, che ha circa sessant’anni, capelli grigi e sottili, sta seduto su una poltrona di legno a lato del divano sul quale si stendono i suoi pazienti, guardando in direzione opposta alla sua, per meglio esplorare le loro paure o le loro fantasie più imbarazzanti. Molti vengono più volte la settimana, spesso per anni, secondo la tradizione analitica. Pollens ha una notevole esperienza nel trattare l'angoscia, la depressione e altri disturbi di adulti e e bambini, con discorsi senza censura e generalmente non strutturati. di Elisabetta Corrà - La stampa TuttoGreen Nelle scorse settimane il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un esteso e articolato contributo di Robert MacFarlane (http://www.theguardian.com/books/2016/apr/01/generation-anthropocene-altered-planet-for-ever) sul modo in cui l’Antropocene - la nuova epoca in cui il cambiamento climatico e l’erosione degli equilibri chimici, fisici ed evolutivi della biosfera ci hanno ormai catapultati - sollecita l’emergere di nuovi modi di raccontare il Pianeta. MacFarlane non si limita però a discutere il tema da un punto di vista scientifico, perché sin dalle prime righe chiama in causa il “disagio di civiltà” di noi umani conseguente alla crisi ecologica. Era infatti il 2003, ricorda MacFarlane, quando il filosofo australiano Glenn Albrecht coniò il termine “solastalgia” per intendere “una forma di disagio psichico o esistenziale causato dai cambiamenti ambientali. Albrecht stava studiando allora gli effetti di una siccità prolungata e di attività minerarie su larga scala sulle comunità del Nuovo Galles del Sud”. |
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Agosto 2024
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