Argomento del convegno UFORCA del 3 giugno 2023 Gil Caroz Se ci riferiamo a due dei significati della parola avatar, quelli di evento increscioso e quello di trasformazione, identificazioni e avatar vanno di pari passo. Non esiste un'identificazione tranquilla e immutabile. Lo psicoanalista ne è spesso testimone quando un soggetto gli rivolge la domanda di ristabilire un’identificazione che ha vacillato. Perché se l'identificazione è una prima modalità di rapporto con l'Altro, resta comunque il fatto che si tratta di un elemento con cui si copre la barra che divide il soggetto, e questo buco può riapparire dietro la copertura. Inoltre, se l'identificazione è sempre fatta da un significante preso dall'Altro, essa è anche in qualche modo correlata, al godimento. I baffi di Hitler, come tratto unario che condensa il suo “piccolo plusgodere”, sono un esempio paradigmatico di significante investito di godimento intorno al quale si organizza l'identificazione di una folla. Ora, significante e godimento sono due elementi eterogenei. La loro articolazione, non essendo mai perfetta, può produrre solo avatar. Una cura analitica è di per sé un avatar delle identificazioni, poiché le trasforma. Quando l'essere del soggetto vaga da un significante all'altro senza potersi inscrivere sotto un S1 che lo plachi, l'analisi li consolida. Quando il soggetto è, al contrario, fissato sotto uno o più significanti che lo costringono a un rapporto monolitico con il mondo, scioglie le identificazioni. In questo caso il percorso di un'analisi può essere descritto come il passaggio dall'identificazione alla disidentificazione. Al termine di una cura il soggetto trova per l'identificazione un uso al di là della determinazione, e l’identificazione diventa uno strumento a sua disposizione.
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Novembre 2024
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