ATTACCHI DI PANICO
Come si presenta l’attacco di panico
Si dice abitualmente che l’attacco di panico si presenti come fulmine a ciel sereno, e in effetti l’impressione soggettiva è spesso questa: senza nessuna ragione particolare, nello svolgimento di un’attività conosciuta e ripetuta altre volte, ci si sente invadere da un’inquietudine che cresce fino a diventare incontrollabile, che si impossessa di tutto il nostro essere.
In realtà tuttavia il panico ha una lunga preparazione, ha radici lontane. Esce all’improvviso, come un fiume carsico, dopo aver fatto un lungo corso nell’inconscio.
A differenza dell’angoscia, che mette il soggetto in apprensione per l’attesa di qualcosa di imprecisato e catastrofico, il panico è l’irruzione nel presente di questa sensazione, dove sembra di non poter più fare appello a niente.
Cosa fare
Il soggetto si sente allora in uno stato di emergenza, cerca come un interruttore che fermi le sensazioni che lo invadono, cerca di ritornare come era prima.
Naturalmente occorre rispondere all’emergenza, e fermare la situazione di crisi. Tuttavia il fenomeno attinge a un’energia che se investe disordinatamente il soggetto diventa panico, ma che può essere canalizzata diversamente e positivamente. Il lavoro psicoanalitico aiuta in questo senso nel modo più incisivo. Non si tratta, per dirlo con un’immagine, di far rientrare il dentifricio nel tubetto, ma di far sì che quel che è uscito, invece di far disordine, trovi il suo impiego migliore.
Origini
Il panico può derivare da molte situazioni. Può emergere in una personalità già di per sé ansiosa, dominata da una tensione costante che a un certo punto rompe gli argini. Può essere la risposta soggettiva a un entourage apprensivo, o aggressivo. Può essere il cedimento di fronte a un eccesso di responsabilità di cui il soggetto si fa carico.
La cosa importante è esplorarne la configurazione soggettiva per attingervi le risorse che permettono di trasformare una situazione chiusa e problematica nell’occasione che permette l’apertura di una nuova possibilità.
Come si presenta l’attacco di panico
Si dice abitualmente che l’attacco di panico si presenti come fulmine a ciel sereno, e in effetti l’impressione soggettiva è spesso questa: senza nessuna ragione particolare, nello svolgimento di un’attività conosciuta e ripetuta altre volte, ci si sente invadere da un’inquietudine che cresce fino a diventare incontrollabile, che si impossessa di tutto il nostro essere.
In realtà tuttavia il panico ha una lunga preparazione, ha radici lontane. Esce all’improvviso, come un fiume carsico, dopo aver fatto un lungo corso nell’inconscio.
A differenza dell’angoscia, che mette il soggetto in apprensione per l’attesa di qualcosa di imprecisato e catastrofico, il panico è l’irruzione nel presente di questa sensazione, dove sembra di non poter più fare appello a niente.
Cosa fare
Il soggetto si sente allora in uno stato di emergenza, cerca come un interruttore che fermi le sensazioni che lo invadono, cerca di ritornare come era prima.
Naturalmente occorre rispondere all’emergenza, e fermare la situazione di crisi. Tuttavia il fenomeno attinge a un’energia che se investe disordinatamente il soggetto diventa panico, ma che può essere canalizzata diversamente e positivamente. Il lavoro psicoanalitico aiuta in questo senso nel modo più incisivo. Non si tratta, per dirlo con un’immagine, di far rientrare il dentifricio nel tubetto, ma di far sì che quel che è uscito, invece di far disordine, trovi il suo impiego migliore.
Origini
Il panico può derivare da molte situazioni. Può emergere in una personalità già di per sé ansiosa, dominata da una tensione costante che a un certo punto rompe gli argini. Può essere la risposta soggettiva a un entourage apprensivo, o aggressivo. Può essere il cedimento di fronte a un eccesso di responsabilità di cui il soggetto si fa carico.
La cosa importante è esplorarne la configurazione soggettiva per attingervi le risorse che permettono di trasformare una situazione chiusa e problematica nell’occasione che permette l’apertura di una nuova possibilità.