DEPRESSIONE
Come si presenta la depressione
Un paesaggio piatto, scuro, in un giorno senza orizzonte, senza punti di mira. Quel che vorremmo fare è ostacolato dal peso di una realtà opprimente che niente sembra possa spostare. C’è un senso di rinuncia, di qualcosa di più forte di noi, di immutabile. C’è un senso di perdita irreversibile, c’è un lutto bloccato, che non riesce a evolvere verso la rinascita, e che ci chiude rispetto al mondo. Non abbiamo voglia di parlare con nessuno perché anche questo ci sembra inutile, faticoso, persino avvilente. Siamo caduti nella depressione.
Come affrontarla
La persona depressa ha l’impressione di aver bisogno che succeda qualcosa indipendentemente da lei, vive in una sorta di miraggio salvifico a cui non crede, ma che non cessa tuttavia di aspettare. È come fosse in attesa di una mano che lo tiri fuori dal buco in cui è caduto, anche se è come se in cuor suo non credesse alla possibilità che questa mano si protenda verso di lui.
Il problema è invece non abbandonarsi al risucchio della passività, restare in contatto con il mondo, fare anche le cose che sembra di non aver neppure la forza di desiderare, perché sono queste che tengono viva la possibilità di riattivare il desiderio.
Il depresso che vorrebbe solo stare a letto tutto il giorno ad aspettare che il giorno passi, più si passivizza e più sprofonda. Occorre invece fare quel che, anche se appare svuotato di desiderio, mantiene la vita sui propri binari, e mantenere le forme attive della vita è la premessa indispensabile perché le forme si riempiano di contenuti.
Origine
La depressione deriva da un senso originario di perdita o di rifiuto che trasforma la vita in un lutto perenne. C’è chi reagisce al rifiuto svalutando chi rifiuta, o non dandogli importanza, e che di fronte alla perdita disinveste l’oggetto perduto.
Il depresso non riesce invece a rispondere così, ed è come si fissasse nella contemplazione di quel che ha perduto o nell’avvilimento del narcisismo ferito.
Questo fa del depresso una persona con maggior capacità di introspezione. L’introspezione è per l’appunto però una capacità, ed è anche quel che può aiutarlo, nell’esperienza psicoterapeutica, a mettere a profitto quel che altrimenti risulta essere un mero ostacolo alla vita attiva.
Come si presenta la depressione
Un paesaggio piatto, scuro, in un giorno senza orizzonte, senza punti di mira. Quel che vorremmo fare è ostacolato dal peso di una realtà opprimente che niente sembra possa spostare. C’è un senso di rinuncia, di qualcosa di più forte di noi, di immutabile. C’è un senso di perdita irreversibile, c’è un lutto bloccato, che non riesce a evolvere verso la rinascita, e che ci chiude rispetto al mondo. Non abbiamo voglia di parlare con nessuno perché anche questo ci sembra inutile, faticoso, persino avvilente. Siamo caduti nella depressione.
Come affrontarla
La persona depressa ha l’impressione di aver bisogno che succeda qualcosa indipendentemente da lei, vive in una sorta di miraggio salvifico a cui non crede, ma che non cessa tuttavia di aspettare. È come fosse in attesa di una mano che lo tiri fuori dal buco in cui è caduto, anche se è come se in cuor suo non credesse alla possibilità che questa mano si protenda verso di lui.
Il problema è invece non abbandonarsi al risucchio della passività, restare in contatto con il mondo, fare anche le cose che sembra di non aver neppure la forza di desiderare, perché sono queste che tengono viva la possibilità di riattivare il desiderio.
Il depresso che vorrebbe solo stare a letto tutto il giorno ad aspettare che il giorno passi, più si passivizza e più sprofonda. Occorre invece fare quel che, anche se appare svuotato di desiderio, mantiene la vita sui propri binari, e mantenere le forme attive della vita è la premessa indispensabile perché le forme si riempiano di contenuti.
Origine
La depressione deriva da un senso originario di perdita o di rifiuto che trasforma la vita in un lutto perenne. C’è chi reagisce al rifiuto svalutando chi rifiuta, o non dandogli importanza, e che di fronte alla perdita disinveste l’oggetto perduto.
Il depresso non riesce invece a rispondere così, ed è come si fissasse nella contemplazione di quel che ha perduto o nell’avvilimento del narcisismo ferito.
Questo fa del depresso una persona con maggior capacità di introspezione. L’introspezione è per l’appunto però una capacità, ed è anche quel che può aiutarlo, nell’esperienza psicoterapeutica, a mettere a profitto quel che altrimenti risulta essere un mero ostacolo alla vita attiva.