Conferenza tenuta presso l'Istituto del Buon Pastore di Bologna il 16 settembre 2023 Marco Focchi Il tema della psicosi ordinaria si presta molto bene per sviluppare un discorso ad ampio raggio sulle variazioni storiche intervenute nella clinica psicoanalitica, sulle diverse configurazioni in cui essa si definisce e si trasforma, e per altro verso sul suo aggancio a una determinata struttura che ne forma il nocciolo duro, il reale inaggirabile. Ci può poi consentire uno sguardo sull’orizzonte di tempo in cui la pratica risponde alle variazioni del simbolico determinatesi nel sociale. Credo sia per noi importante considerare l’oscillazione in cui dobbiamo mantenerci tra il nucleo pregnante che dà il carattere specifico della nostra clinica, e i mutamenti che rispondono alle molteplici lunghezze d’onda in cui si misura la comune ricezione. In altri termini: da un lato non possiamo ancorarci a una preservazione immutabile delle nostre coordinate cliniche, perché certe modalità di lettura e di intervento non sarebbero più leggibili nel nostro mondo. Non potremmo più fare come Freud che, durante una una passeggiata al Trotter, fa notare a Mahler che sua moglie ha lo stesso nome di sua madre, toccandolo così nel più profondo: l’interpretazione esplicitamente edipica si è consumata a misura del suo stesso successo, e il nucleo reale si è immunizzato rispetto alle sue parvenze edipiche. Al tempo stesso non possiamo neppure diluirci, a favore di una riconoscibilità, nell’indifferenziato che rischia di slittare verso il senso comune seguendo il vettore della minima resistenza.
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Presentazione della tavola rotonda tenutasi il 1 dicembre 2023 a Milano presso la sede dell'Istituto freudiano con il titolo: L'era del tossico Marco Focchi Questa sera abbiamo il piacere di avere con noi Clotilde Leguil, psicoanalista a Parigi, autrice di molti libri, l’ultimo dei quali ha come titolo: L’era del tossico. È un titolo che potrebbe fuorviare, facendo pensare che si tratti di un libro sulla droga. In realtà non è affatto un libro sulla droga, è piuttosto un libro sull’etica, e sui termini fondamentali attraverso cui si articolano i nostri desideri e i nostri piaceri nel mondo contemporaneo. Siamo abituati a pensare all’etica come all’indicazione di un modo d’agire lineare, dove dal bene viene il bene e dal male viene il male. La clinica psicoanalitica ci mette tuttavia di fronte a un Super-Io che non è più quello kantiano, imperniato sulla rinuncia, sulla massima universale che implica l’astensione da qualsiasi pathos e inclinazione personale, perché ci fa invece incontrare un Super-Io esigente, con una punta sadiana, come ha ben visto Lacan, che spinge al godimento, e che ci propone un’etica in cui bene e male s’incrociano, dal male viene il bene e dal bene viene il male, e nulla si presenta più in modo lineare. Freud aveva riconosciuto questa diversa dimensione parlando della pulsione di morte. Conferenza tenuta il 21 ottobre 2023 a Madrid presso la Escuela lacaniana de psicoanalisis Marco Focchi La prima cosa da dire, nel momento in cui s’inizia lo studio del Seminario III, è che questo seminario non dà la teoria di Lacan sulla psicosi. Il Seminario III è un grande laboratorio dove Lacan cerca, e man mano trova, i pezzi che gli serviranno per costruire la teoria della psicosi. Lungo tutto il Seminario però questi pezzi restano sparsi, manca il montaggio, e perché il montaggio diventi possibile occorre un elemento fondamentale di cui Lacan potrà disporre solo due anni dopo, nel Seminario V, che è la metafora paterna. La Questione preliminare infatti, che è il testo in cui troviamo l’effettiva teoria di Lacan sulla psicosi, è scritto contemporaneamente alle lezioni in cui Lacan sta elaborando il tema della metafora paterna. Nel Seminario III ci muoviamo dunque in una foresta vergine, usando il machete per avanzare: dobbiamo disboscare per vedere il panorama e per poter costruire. Marco Focchi Conferenza tenuta a MIlano il 17 giugno 2023 presso la Sezione clinica dell'Istituto freudiano Quando parliamo di psicosi, nel Campo freudiano il riferimento d’obbligo sono le memorie del presidente Schreber. Si tratta infatti di un caso che presenta una straordinaria costruzione delirante, innalzata da Lacan alla dignità di sistema filosofico, giacché la paragona al pensiero di Nicolas Malebranche, gesuita e pensatore occasionalista del XVII° secolo. Il Dio di Malebranche, infatti, come quello di Schreber, è diverso dal Dio orologiaio di Cartesio, non si limita a dare il colpo d’avvio della creazione per poi ritirarsi lasciando che tutto vada secondo le leggi della natura, ma interviene continuamente nelle cose del mondo, con saggezza per Malebranche, in modo scriteriato secondo Schreber. Intervista a Marco Focchi, di Andres Borderias, 4 novembre 2023 Andres Borderias - Com’è la situazione attuale per la “questione trans” in Italia? Sono previsti cambiamenti nella legislazione attuale? Marco Focchi - In Italia prima del 1982 non c’era nessuna possibilità di modificare la propria condizione per una persona che non si identificasse nel proprio sesso biologico. Sin dal dopoguerra hanno cominciato a formarsi delle associazioni per il riconoscimento dei diritti omosessuali, ma la forte influenza della Democrazia Cristiana è stata sempre un freno per lo sviluppo di queste iniziative. Il suo indebolimento a partire dagli anni Settanta ha permesso affiorasse, su spinta dei Movimento Italiano Transessuali e del Partito Radicale, un diverso clima culturale. Questo ha portato all’approvazione di un disegno di legge con il quale per la prima volta veniva consentito un cambio di sesso. Marco Focchi Conferenza tenuta a Ravenna il 19 maggio 2023 presso la segreteria locale della Scuola lacaniana di psicoanalisi Il tema proposto per questo ciclo di conferenze, Senso e reale, religione e psicoanalisi, mi sembra decisivo per una riflessione sull’attualità della psicoanalisi, in un momento in cui la religione, – come giustificazione del braccio armato di guerre il cui solo obiettivo è l’annientamento dell’avversario – sembra riprendere forza e tentare di occupare un posto da cui l’aveva scalzata l’illuminismo, al tempo in cui il grido di Voltaire: “Écrasez l’infâme!” Si rivolgeva contro il fanatismo, il dogmatismo e l’intolleranza, invocando la critica della ragione contro la credenza cieca alle autorità istituite. In occasione delle giornate annuali dell'EOL che si terranno il 2 e 3 dicembre 2023, Silvia Koblinc ha intervistato Marco Focchi.
Silvia Koblinc - In che senso si può parlare di successo della cura psicoanalitica? Marco Focchi - Nella cura psicoanalitica non vogliamo sopprimere il sintomo, perché sappiamo che ha una funzione. il sintomo non è infatti solo una fonte di sofferenza ma anche un segno di godimento. Possiamo allora considerare che una cura psicoanalitica ha successo quando, senza eliminarlo, riesce a separare il sintomo dalla sofferenza. La cura procede facendo man mano consumare i significanti che tengono prigioniero il soggetto: questi significanti sono identificazioni che restringono il suo spazio vitale, e che devono decadere. Solo al termine di questo processo il soggetto può essere libero di giocare con il suo sintomo. In questo senso la psicoanalisi è una pratica di liberazione. Possiamo pensare infatti a qualcosa di analogo a quel che Lacan diceva per il Nome del Padre: farne a meno a condizione di servirsene. Per il sintomo si tratterebbe di dire che non soffrirne è la condizione per utilizzarlo, per giocarci.
Video realizzato da Liliana Ciotto
Intervento alla tavola rotonda organizzata il 23 maggio 2023 presso la Casa della psicologia in occasione d ella presentazione del libro di Domenico Cosenza Clinica dell'eccesso, FrancoAngeli, Milano 2022. Marco Focchi La clinica dell’eccesso è un libro che costituisce un punto di svolta nella riflessione che Domenico Cosenza sta conducendo da parecchi anni. Si tratta di un lavoro particolarmente incentrato sulla pratica clinica. Per quanto presenti una significativa riflessione teorica sulle patologie contemporanee, quelle che sempre più spesso ci troviamo ad affrontare nelle nella pratica psicoanalitica oggi, in questo libro non si perde mai di vista il filo conduttore dell’esperienza. Questo orienta tutte le sezioni del libro, che vanno dai disturbi alimentari – campo in cui Cosenza ha un’esperienza pluridecennale – all’adolescenza, in cui si riflettono nitidamente i problemi della contemporaneità, a temi di grande attualità come la filiazione o le nuove configurazioni familiari, includendo quelle costituite dalle coppie omosessuali. Marco Focchi
Relazione tenuta alla giornata: L'adolescenza oggi, organizzata il 13 maggio 2023 dalla Segreteria milanese della Scuola lacaniana di psicoanalisi. Questa mattina Matteo Bonazzi ha messo in evidenza le due direzioni divergenti che nella psicoanalisi orientano la clinica dell’adolescenza. La prima è quella dominante nell’IPA, fondata sul paradigma evolutivo, dove l’idea guida è che ci siano diverse fasi dello sviluppo, che esse seguano una progressione continua generandosi una dall’altra, e che l’adolescenza sia una di queste fasi. La seconda è quella adottata da Lacan, e si riferisce al paradigma strutturale, dove non è lo sviluppo continuo a caratterizzare i passaggi perché ci sono piuttosto dei tagli, delle scansioni, delle discontinuità. Bonazzi ha poi presentato il tema della degradazione contemporanea del simbolico definendolo come un deficit d’alienazione. Mi sembra un’indicazione significativa, e aggiungerei che questo deficit d’alienazione ha come conseguenza anche un problema relativo alla separazione, ed è una difficoltà che riscontriamo su molti piani nella clinica. Daniele Tonazzo ha parlato della psicoanalisi nell’istituzione scolastica, sottolineando l’importanza di spostare la nostra attenzione dalla dimensione della relazione intersoggettiva, dove ci si concentra sul legame tra insegnante e allievo, al contesto in cui si considera il quadro istituzionale nel suo insieme, per puntare all’effetto che l’istituzione produce nel rapporto tra sapere e vita. Donata Roma ci ha invece dato una luminosa definizione sulla questione dell’autorità nella scuola. Il problema dell’autorità ci viene infatti posto dagli insegnanti, che sentono di non avere più le briglie per governare la situazione nelle classi. Come far valere l’autorità in un modo che non sia meramente repressivo, che non scivoli in un arretramento non più proponibile verso modelli che si affermano solo con l’imposizione? Occorre infatti non farsi prendere dalla nostalgia del passato e cercare di reinventare l’autorità a partire dalle condizioni in cui viviamo oggi. Donata Roma ha chiarito in questo senso il problema introducendo la differenza tra un’autorità fondata sul detto e una emanante dal dire. La prima trae alimento dal passato, dalla tradizione, da un riferimento a quel che, una volta enunciato, e proprio perché enunciato, assume valore di legittimazione: così facevano i nostri avi, così facciamo noi, è l’ipse dixit. La seconda, emanante dal dire, dal qui e ora, si gioca nell’invenzione, nel cimento, nella messa alla prova. Mariangela Mazzoni ha infine rafforzato questa idea mostrando il peso dell’intrusione della famiglia nella scuola, e come questa sia in grado di minare la tenuta dell’istituzione scolastica, il suo prestigio, la sua autorevolezza. Verso una clinica dell’adolescenza Da parte mia vorrei affrontare il problema dell’adolescenza sul piano clinico, e riprenderei per questo uno spunto proposto qualche anno fa, quando avevo definito l’adolescenza come questione della soglia, dove la soglia non è assimilabile a una linea di confine da attraversare, perché va piuttosto considerata come un luogo d’evento. Contrariamente alla prospettiva presa dall’IPA, come già detto, nel Campo freudiano non vediamo l’adolescenza come una fase che ha un’apertura e una chiusura e che è presente in una scala progressiva insieme ad altre fasi, secondo il modello inaugurato da Abraham. Diciamo invece che l’adolescenza è il tempo, la scansione in cui le trasformazioni che il corpo subisce nella pubertà incontrano un loro riconoscimento soggettivo, venendo simbolizzate e collocate. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28 20131 Milano. Tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo Archivi
Gennaio 2024
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