Conferenza tenuta a Bilbao il 5 ottobre 2011 Marco Focchi L’incontro di oggi è l'apertura dei lavori che avete programmato quest’anno a Bilbao intorno al Seminario III di Lacan sulla psicosi, seminario che ha avuto luogo nel 1955-1956. Credo sia quindi utile inquadrare il più ampio contesto entro cui viene a collocarsi la riflessione di Lacan in quegli anni. Sono innanzi tutto gli anni del ritorno a Freud, quando Lacan è impegnato a rileggere i testi freudiani alla luce dello strutturalismo, che in quell’epoca in Francia è una dottrina consolidata e al centro della scena intellettuale.
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Conversazione con Marco Focchi realizzata da Viviana Berger VB: Nel tuo articolo“Cleopatra vuelve” pubblicato nel periodico argentino Página 12 (www.pagina12.com.ar/diario/psicologia/9-202162-2012-08-30.html)** sviluppi una prospettiva molto interessante sulla versione femminile dell’autorità, riflettendo sull’acuta risposta che Cleopatra dà a Giulio Cesare: “Non sono tua schiava, piuttosto tu sei mio ospite”. Cleopatra sorprende Cesare, già nel modo in cui se presenta nel Palazzo, e in ogni risposta che dà in queso incontro. Sa farlo ridere, lo cattura con la sua audacia, lo stupisce – cosa certamente difficile in un uomo come Cesare!… Tu collochi in questo punto – mi sembra di capire – il segreto del potere femminile, nella capacità cioè di produrre un evento in modo imprevisto. Da parte sua, Giulio Cesare sa arrendersi di fronte a questo, ma non si fa imprigionare, e così si mantiene viva la magia della relazione... In questo gioco, sono famosi gli abbigliamenti di Cleopatra, i suoi mascheramenti. Quale credi sia il valore della parvenza in questa dialettica? Emma Danini, Per non dimenticare, Edizioni Albatros, Roma 2011 Marco Focchi Il libro di Emma Danini Per non dimenticare racconta un dramma della memoria, racconta il male che colpisce una persona, una donna, una collega psicoanalista, qualcuno il cui lavoro per tutta la vita è consistito nel ripercorrere la memoria di quanti si rivolgevano a lei in cerca di aiuto per ritrovare il filo di se stessi. L’esperienza d’analisi è un modo di entrare nella propria storia da una porta che di solito resta chiusa, e attraverso la quale la memoria diventa lo scenario della soggettività, lo sfondo che dà senso all’esistenza, il labirinto in cui il soggetto trova sollievo al dolore di esistere traversando e usando, tra le altre, la risorsa del ricordo. La perdita della possibilità di ricordare, che colpisce con progressiva ma inesorabile lentezza, è il contrario, è la storia di un crescente, angosciante smarrimento. |
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Settembre 2024
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