Marco Focchi Conferenza tenuta il 26 marzo 2023 per la rassegna Filosofia sui Navigli L’inconscio è, in un certo senso, il marchio di fabbrica dell’opera freudiana e della psicoanalisi nel suo insieme, anche se il termine era già ben presente nella filosofia ottocentesca. Nell’epoca di Freud due grandi filoni si contendono infatti il terreno: l’idealismo, che domina la prima metà del XIX secolo, e il positivismo, che domina la seconda. Nell’idealismo troviamo che se per Fichte l’io pone il non io, l’atto con cui lo pone è inconscio. In Schelling lo spirito opera nella natura in modo inconscio. Schopenhauer non appartiene all’idealismo, ma l’inconscio ha una parte centrale anche nel suo pensiero: dietro la volontà dell’individuo c’è infatti la spinta inconscia della volontà della specie. Eduard von Hartmann poi, nella sua opera maggiore Filosofia dell’inconscio fa una sintesi tra l’idealismo e le concezioni di Schopenhauer ponendo l’inconscio come il principio assoluto della realtà. Per Nietzsche poi l’inconscio affonda nelle potenze dionisiache della vita. Ma è senz’altro Freud che dà all’inconscio il conio con cui ancora oggi se ne parla.
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