Intervento alla tavola rotonda che ha avuto luogo il 20 aprile 2012 a Milano presso la Casa della Cultura, in occasione della presentazione del libro di Jean-Louis Chassaing "Droga e linguaggio". di Marco Focchi Il rapporto tra droga e linguaggio è il nodo centrale da cui partire per affrontare i temi complessi relativi alle condotte limite dei fenomeni di tossicodipendenza. Chiarire ed entrare nel merito di quel che è l’esperienza limite cercata in questo rapporto è la condizione preliminare per un trattamento dei fenomeni patologici legati alla tossicodipendenza, sia sul piano terapeutico, sia su quello sociale. Ci sono due versanti lungo i quali l’articolazione tra droga e linguaggio può essere esplorata, ed è possibile ricavarne due punti di osservazione diversi. Il primo versante è relativo all’Altro sociale che cerca di identificare il problema, che classifica, che impone dei nomi. Il fatto di imporre dei nomi non è mai indifferente. Dalla critica alla nozione di totemismo, fatta da Levi-Strauss, agli studi di Ian Hacking sul modo in cui le categorie modellano le persone, sappiamo che le classificazioni sono un tramite necessario per istituire e garantire l’ordine sociale.
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Intervento alla tavola rotonda sul tema "L'orizzonte contemporaneo della femminilità" nell'ambito del Congresso AMP "L'ordine simbolico nel XXI secolo", Buenos Aires 23-27 aprile 2012 di Marco Focchi Il mondo contemporaneo ci ha abituato a una sempre maggiore presenza femminile nei luoghi del potere. Abbiamo donne ministro, donne imprenditrici, dirigenti, giornaliste di spicco nelle posizioni chiave da cui formare l’opinione pubblica. In Italia in questo momento la presidenza della Confindustria e la segreteria di uno dei sindacati più rappresentativi sono tenute da donne, così come la presidenza della RAI, che è la più influente agenzia culturale del Paese. Conferenza tenuta il 27 settembre 2011 presso il Comune di Trezzo di Marco Focchi Ringrazio l’associazione Psiche Lombardia per l’invito che mi ha rivolto a parlarvi questa sera. Psiche Lombardia è un’associazione particolarmente attenta al problema della salute mentale, e se ne occupa sul territorio. Ringrazio anche il Comune di Trezzo, perché ospita questo incontro in cui cercheremo di scambiarci alcune idee su un problema che possiamo pensare di conoscere, ma che vale senz’altro la pena di approfondire da diverse angolature. Può sembrarci infatti di sapere che cos’è la salute mentale, e se non ci facciamo troppe domande sicuramente lo sappiamo. Abbiamo un’idea, intuitivamente, di cosa significhi stare bene, o stare male, o avere un disagio. Sia Canzian sia il sindaco però, in apertura, si sono riferiti agli specialisti della salute mentale, che sono molteplici. Ci sono infatti un certo numero di figure, diversificate tra loro, che si occupano di salute mentale. Ci sono in primo luogo gli psichiatri, ci sono gli psicologi, ci sono poi gli psicoterapeuti, gli psicoanalisti, ci sono anche importanti figure di sostegno, che senza essere terapeuti hanno tuttavia un ruolo essenziale, come gli assistenti sociali, gli infermieri, i volontari. Sono molte le prospettive da cui questo tema può venire affrontato, perché in realtà, sul piano della gestione, è un problema complesso. La sua complessità non riguarda però solo l’aspetto pratico. Se ci addentriamo nel merito dell’argomento, cercando di riflettere su che cosa la salute mentale significhi, ci troviamo, in un certo senso, come di fronte a delle scatole cinesi, e quando abbiamo aperto l’ultima possiamo avere l’impressione che sia vuota, e che quel che cercavamo ci sia sfuggito di mano. Discorso tenuto in occasione della presentazione del libro curato da Giuseppe Pozzi "Dall'impasse all'espansione", il 19 marzo 2013 a Milano, presso la sede della Società Umanitaria di Marco Focchi Cercherò di inquadrare il posto che la psicoanalisi può avere in quella che è stata descritta come la clinica del sociale. Questo vuol dire individuare le possibilità di un’invenzione, che il termine di clinica del sociale esprime perfettamente, perché la clinica del sociale è a tutti gli effetti di un’invenzione. Che ci sia una clinica del sociale, cioè una psicoanalisi presente nell’istituzione, con un ruolo formativo e operativo al suo interno, è qualcosa che non è dato in partenza, che non è affatto scontato, e che richiede uno sforzo creativo continuo. Stiamo adesso mettendo alla prova questa esperienza con quel che stiamo facendo, ma non va affatto da sé. È una possibilità nata dalle prospettive create in questi anni a partire dai nostri dibattiti, dalla nostra riflessione, dalle iniziative prodotte all’interno del Campo freudiano. È un progetto che ha richiesto un importante lavoro di riflessione, e un grosso lavoro operativo, perché nella dimensione istituzionale e in quella analitica, di per sé non c’è nulla che predestini l’una all’altra. L’istituzione è per definizione sociale, è automaticamente inserita nell’ingranaggio sociale, ha compiti e funzioni oggettivi: un’istituzione per funzionare deve produrre qualcosa. L’istituzione scolastica, per esempio, deve produrre formazione e sapere, l’istituzione sanitaria deve produrre salute, una fabbrica – anche quella è un’istituzione – se è la Fiat, deve produrre automobili. Si tratta di produrre cose concrete, tangibili, oggettive. Testo letto al Convegno della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi sul tema "Il transfert tra amore e godimento" tenutosi Roma il 14 e 15 giugno 2014. di Marco Focchi Nella psicoanalisi classica una direzione principale dell’attenzione si rivolge alla storia. Le domande guida sono: da dove vengono i problemi attuali? A cosa risalgono le difficoltà del presente? In quale ordine le cose si sono concatenate? Il nostro sguardo fruga allora nelle origini, cerca le prime manifestazioni, le insorgenze iniziali. Siccome la storia è poi fatta di molte storie, che si compongono d’intrecci narrativi ricchi e diversi, a volte, anche se raramente, si trovano nel materiale clinico fantasmi, o sogni che prendono uno sviluppo narrativo rigoglioso, quasi fiabesco. Dibattito svoltosi il 27 maggio 2011 alla Casa dela Cultura in occasione della presentazione del libro di Marco Focchi "Il trucco per guarire" François Ansermet: Il libro di Marco Focchi, Il trucco per guarire, mi pare presenti, con la messa in prospettiva del sintomo, una modalità importante e paradossale per trattare la guarigione. In una certa misura oggi siamo di fronte a una clinica particolare, dove occorre forse costruire un sintomo, quantomeno il sintomo in senso analitico, perché questo sintomo possa servire a impegnare un soggetto. Oggi consideriamo la prospettiva di una clinica del fallimento, una clinica della formazione del sintomo e, a partire da questo, il sintomo può avere una funzione e può forse diventare un trucco per guarire. Questo è paradossale rispetto al modo in cui la medicina si rappresenta la guarigione. La medicina infatti vuole innanzitutto sopprimere i sintomi, dove invece la psicoanalisi ne tiene conto. Conferenza tenuta presso l'Università di Bologna il 30 novembre 2010 di Marco Focchi La premessa migliore da cui partire, per analizzare adeguatamente l’idea di guarigione in un campo diverso dalla medicina come quello psicoanalitico, è vedere come le tematiche incontrate nella clinica psicoanalitica si riconducano spesso a problemi di ordine sociale. Per altro verso le questioni a volte sollevate sullo statuto epistemologico della psicoanalisi si rivelano in fondo essere, nella loro sostanza, questioni politiche. Alcuni studiosi, negli anni scorsi, penso a un epistemologo come Alfred Grünbaum o, più in là nel tempo, a Karl Popper, hanno messo al vaglio il paradigma concettuale della psicoanalisi. Popper lo ha fatto in un modo più interessante di Grünbaum, lo ha fatto a partire dal problema centrale della sua epistemologia, quello della falsificabilità. Grünbaum invece si è fondato su presupposti marcatamente positivisti. Se tuttavia andiamo a guardare il contesto più ampio in cui questi interrogativi epistemologici affondano le radici, vediamo che in ultima istanza essi si articolano con le necessità, legate a orientamenti economici e politici, che tendono a imporre un certo tipo di scelte amministrative. Salta agli occhi infatti la particolare corrispondenza che si è creata tra la razionalità burocratica da un lato, studiata da Max Weber, e un’estensione impropria della scienza,dall’altro, estensione che va sotto il nome di scientismo. Questa è costituita da un dispositivo concettuale che si appropria dei metodi elaborati sul terreno della ricerca scientifica, li trapianta in un campo a essa estraneo, e a cui sono inadatti, ma nel quale impongono l’impero del calcolo, forgiando strumenti di cui si appropria poi, su un altro piano, il personale amministrativo. Discorso tenuto a Milano presso la Fondazione Comel il 21 giugno 2011 di Marco Focchi Vorrei proporre qualche osservazione su tre temi che oggi stanno in prima linea nell’attenzione del pubblico interessato agli argomenti psicologici. Proprio per la loro fruibilità sono temi che vengono spesso trattati in modo riduttivo e – diciamolo – francamente mercantile. Si offrono infatti con disinvoltura soluzioni rapide e indolori per problemi che affondano le radici nei meandri più complessi della soggettività. La popolarizzazione di questi temi è tuttavia l’indice di una difficoltà la cui ampiezza si spiega solo con ragioni sociali profonde, che plasmano e determinano le risposte soggettive a cui queste forme patologiche corrispondono. Non entrerò, in queste brevi considerazioni, nel merito delle sollecitazioni a cui la contemporaneità sottopone il soggetto per produrre un’accentuazione di queste patologie, ma credo che, anche sul piano terapeutico, non possano essere ignorate, e le brevi osservazioni che seguono sono il nucleo essenziale di un’analisi più ampia. Conferenza tenuta a Tel Aviv l'11 gennaio 2014 presso la New Lacanian School di Marco Focchi L’autorità femminile non è un argomento che inizialmente avessi scelto di trattare. Mi era stato chiesto di parlarne a una tavola rotonda del Congresso di Buenos Aires nel 2012. Avevo risposto agli organizzatori che forse, per un tema così, sarebbe stato meglio chiedere a una collega donna, ma mi hanno replicato che già tutti gli altri partecipanti alla tavola rotonda erano donne, e che volevano almeno una rappresentanza maschile. È un tema per il quale evidentemente è necessario tenere conto di una certa proporzione di “quote azzurre”, per così dire. Ho allora accettato, ma mi è da subito sembrato un argomento difficile. Il potere femminile è infatti qualcosa che siamo ormai abituati a trattare, ma se facciamo la differenza tra l’autorità e il potere, entriamo in un terreno molto meno battuto. Discorso tenuto il 2 marzo 2011 a Milano nel ciclo di preparazione al Convegno di Catania sul tema Modernità della psicoanalisi di Marco Focchi Nel Seminario sui quattro concetti fondamentali della psicoanalisi Lacan definisce l’inconscio dicendo che non ha uno statuto ontico, ma etico. È una formula a cui siamo ormai abituati, che ci sembra di sapere, e la leggiamo o la ripetiamo quasi senza più interrogarla. In realtà è una formula che dice qualcosa d’importante, e sulla quale vale la pena di soffermarsi. Consideriamo che il Seminario sui quattro concetti fondamentali è del 1964, e sono passati pochi anni da quando Lacan ha introdotto il tema dell’etica, e ha tenuto il Seminario sull’Etica della psicoanalisi. La parte principale del Seminario sull’etica, la parte iniziale che costituisce il corpo maggiore del seminario, è dedicato a delineare un elemento eterogeneo rispetto al campo delle rappresentazioni – delle Vorstellungen, di cui parla Freud – rappresentazioni che Lacan rilegge alla luce della sua teoria del significante. |
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Settembre 2024
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