di Marco Focchi Il mio paziente alla scuola materna, all’età di tre anni, per un periodo ha avuto alcuni scambi erotici con un compagno, nel corso dei quali i due bambini si manipolavano i genitali e avevano rapporti orali. Si scrive qui la prima marca di un godimento che tornerà, come interrogativo, qualche anno dopo. Alle scuole elementari infatti è preso dal dubbio di essere omosessuale. Per un po’ si trascina nell’incertezza, fino a che decide di parlarne in famiglia, prima alla madre, poi al padre. La risposta del padre ha una sicura efficacia nel placare le sue inquietudini. Gli dice che le sue sono esperienze molto comuni, che a quella età le fanno tutti, che erano capitate anche a lui, e che non vogliono affatto dire che sia omosessuale.
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di Marco Focchi Nella psicoanalisi conosciamo i molteplici valori strutturali che assume il taglio: come scansione, come incidenza significante, come castrazione, come fattore di trasformazione di una superficie topologica, e l’elenco è evidentemente aperto. Per altro verso conosciamo il valore del taglio nella fenomenologia clinica: i cutters ci raccontano, in modo molto diretto, di come la ferita sul corpo e il dolore fisico leniscano, per un momento, solo per un momento, l’angoscia che li attanaglia. I tatuaggi, le scarificazioni, i buchi nella carne, quelli fatti per infilarvi gli orecchini o quelli fatti con il mozzicone di sigaretta, delimitano non tanto il corpo immaginario, contenitore inefficace che viene deturpato senza riguardo, ma il corpo pulsionale, tracimante e incontenibile, fomite d’insondabili inquietudini. Il taglio reale del cutter supplisce la mancanza di un taglio simbolico in grado di delimitare, di mettere in dovuta forma un corpo in cui l’angoscia trabocca senza argine. L’attuale medicina dell’enhancement, cioè del potenziamento, del miglioramento, dell’accrescimento, e in particolare la chirurgia estetica, quando prende questa china, va in direzione esattamente opposta, puntando a cancellare il limite, a ignorare l’impossibile, a inseguire forme transumane di uomini progettati in modo ingegneristico. Ricevo e pubblico volentieri, insieme alle mie risposte, queste domande del filosofo Riccardo Fanciullacci. Il dibattito prende spunto dal testo, presente in questo blog, "Le nuove famiglie e il padre postmoderno". Domande Questo articolo è molto interessante; tra le altre ragioni anche per la segnalazione del libro di Zweig. Data la centralità del Nome del padre nel discorso di Lacan, però, vorrei porre alcune domande per capire quanto profondo è il "passaggio" che qui viene richiamato, quello all'ultimo Lacan, per intenderci. di Marco Focchi Il tema degli attacchi di panico è di grande attualità per chi, impegnato nella pratica terapeutica, ha percepito la crescente domanda d’aiuto su questo che si configura come il sintomo emergente della nostra epoca. Fino a una decina di anni fa le anoressie e le bulimie erano le patologie più in evidenza, oggi è il panico. Classifichiamo abitualmente gli attacchi di panico nella categoria dei nuovi sintomi, ovvero quelle configurazioni di patologia diverse da quelle trasmesseci dalla psicoanalisi tradizionale, diverse dalle categorie provenienti dall’esperienza freudiana e dalla parte classica dell’insegnamento di Lacan. La diagnosi tipica si divideva in isteria, nevrosi ossessive e in psicosi. C’era un posto anche per le fobie, affini al fenomeno del panico, ma tra le nuove manifestazioni sintomatiche l'attacco di panico ha una sua specificità, ed è la punta emergente dei nuovi sintomi. |
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Novembre 2024
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