![]() Introduzione alla tavola rotonda organizzata presso l'Istituto freudiano il 13 dicembre 2013 in occasione della presentazione degli Altri scritti di Lacan. di Marco Focchi L’ultimo volume di Lacan, appena pubblicato in italiano, ha come titolo gli Altri scritti. È un libro di Lacan, ma non è stato compilato da Lacan. Il libro è uscito nel 2001, in occasione del centenario della nascita di Lacan. Sulle celebrazioni del centenario Lacan ironizzava, dicendo che è insolito essere presenti alla commemorazione del proprio centenario. E in effetti, come dicevo, non è Lacan che ha compilato il libro, è stato Jacques- Alain Miller. Ha raccolto gli scritti non inclusi nel volume che Lacan ha pubblicato nel 1966. Non errano stati inclusi per ragioni di spazio, o per ragioni editoriali, o perché sono usciti dopo il 1966, e non sono entrati nella raccolta curata da Lacan semplicemente per ragioni cronologiche.
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![]() di Marco Focchi La famiglia, come tutto ciò che appartiene alla cultura, cambia, muta le proprie forme in corrispondenza con i sistemi simbolici a cui appartiene. Gli studiosi della contemporaneità, mettendo in luce i fenomeni che contraddistinguono il nostro tempo, pongono l’accento sull’instabilità, sulla rapidità dei mutamenti, sulla flessibilità a cui è necessario adattarsi per stare al passo delle nuove forme di produzione. Il lavoro non ha più la continuità, la sicurezza, la localizzazione permanente che aveva ai tempi del fordismo, i legami stessi tra le persone risentono dei ritmi di vita a cui sono sottoposti e tendono ad allentarsi. Anche la famiglia entra nel vortice postmoderno e risente della sfiducia nelle metanarrazioni a cui è improntata la nostra epoca: non ci sono spiegazioni d’insieme capaci di rendere conto dell’esperienza che viviamo, tutto si frammenta, vengono meno i principi e i fondamenti assoluti che hanno costituito il nucleo forte della razionalità moderna. Nella famiglia questo si traduce in una moltiplicazione di forme che, secondo l’orientamento degli studiosi, viene avvertito come perdita, rispetto ai valori tradizionali, o come arricchimento, rispetto alle possibilità di vita emergenti. Le nuove famiglie – che vanno da quelle monogenitoriali, a quelle ricomposte, a quelle, dove la legislazione lo consente, formate da persone dello stesso sesso – diversificano le modalità del legame, variano le condizioni della soggettività che in esse si determina e pongono problemi clinici differenziati nel trattamento. ![]() di Marco Focchi Le persone che si presentano da uno psicoanalista denunciando un attacco di panico chiedono, il più delle volte, un interruttore, un intervento per frenare il corso impazzito di un malessere che invade rapidamente il corpo, mentre si trovano in una situazione del tutto fuori controllo. Si tratta di una clinica dell’urgenza, dove l’appuntamento non può essere dato per la settimana prossima, e neppure domani, ma oggi, e possibilmente subito. Questo aspetto mette in risalto il particolare legame che la fenomenlogia clinica dell’attacco di panico presenta con la temporalità. La sua articolazione con l’oggetto (a) si può vedere allora attraverso il tempo logico, dove Lacan ha mostrato che la precipitazione della conclusione funziona come oggetto (a). Il termine attacco di panico non appartiene al vocabolario classico della clinica psicoanalitica. La definizione e il concetto vengono piuttosto dalla psichiatria, e come entità clinica l’attacco di panico rientra nella classificazione del DSM. Il panico però prolunga perfettamente la più classica delle sequenze freudiane: se consideriamo infatti l’inibizione come un tempo d’arresto, dove il soggetto è bloccato da uno schermo immaginario, il sintomo come un tempo della ripetizione, in cui il soggetto è trattenuto da qualcosa che sente più forte di lui, e l’angoscia come il tempo fremente dell’attesa, come la minaccia dell’imminenza, il panico segna allora il tempo dell’irruzione, quando sono rotti gli argini e non è più possibile aspettare: è un qui ed ora, è il momento in cui il peggio sta accadendo davvero. ![]() Conferenza tenuta a Barcellona il 17 novembre 2012 presso la Escuela Lacaniana de Psicoanalisis di Marco Focchi Il testo Posizione dell’inconscio riassume gli interventi fatti da Lacan durante il Convegno di Bonneval organizzato da Henry Ey nel 1960. Siamo nella fase matura dello strutturalismo francese, Henry Ey è uno psichiatra cattolico, uomo di grande energia, infaticabile organizzatore di incontri su temi la psicoterapia e le sue connessioni interdisciplinari. Tra questi il Convegno di Bonneval segna una data storica, e non solo per la partecipazione di Lacan. All’incontro sono presenti infatti psicoanalisti, psichiatri, filosofi tra i quali spiccano alcuni dei più bei nomi della cultura francese dell’epoca: Jean Hyppolite, Maurice Merleau-Ponty, Eugene Minkowski, Henri Lefebvre, Paul Ricoeur. Tra gli psicoanalisti, oltre a Lacan, ci sono André Green, Conrad Stein e alcuni allievi di Lacan, come Jean Laplanche, Serge Leclaire, François Perrier. ![]() di Marco Focchi L’antica saga del Re pescatore mette in relazione la ferita del Maimed King, il Re menomato, con la Waste land, la terra desolata. L’immagine della Waste land riappare poi nei nostri giorni come titolo del capolavoro poetico di Eliot, che costituisce un’icona della modernità e della sua decadenza. La ferita del Re è il motivo per cui i cavalieri partono alla ricerca del Graal, coppa dell’abbondanza in grado di restituire salute al Re e di conseguenza ricchezza alle terre che da lui dipendono. Oggi che la figura un tempo prestigiosa del padre è menomata – come lo è ogni forma di autorità da che si è sciolto il suo nodo con la tradizione e con la religione – i discorsi sono spinti a riconfigurarsi intorno a nuove modalità di legame che ancora non sono chiaramente definite, e che inducono un senso di precarietà sociale e soggettiva. La precarietà è un tema che la psicoanalisi interroga. Lo fa senza andare alla ricerca di un Graal che ridoni salute a forme d’autorità che la nostra epoca ha reso obsolete. Ed è importante e necessario riuscire a farlo senza percorrere vie regressive. Vorremmo forse, di fronte alla paccottiglia d’oggetti di cui il mercato ci satura, proporre la restaurazione degli ideali cari all’epoca disciplinare? O vorremmo, di fronte alle esplosioni di violenza generate da una legge cui non si riesce a rendere promulgativa, rinforzare norme che nessuno avrebbe la forza di applicare? O riaffermare la solidità del trono e dell’altare di fronte ai sintomi di precarietà? O contrastare la standardizzazione delle procedure valorizzando un intuito che affida il governo al grand’uomo della Provvidenza? ![]() di Marco Focchi Qual è il rapporto tra lettura e posizione soggettiva? Credo che per rispondere occorra partire dalla Postfazione di Lacan al Seminario XI. Qui Lacan parla di una scrittura definita a partire dalla funzione dell’illeggibile. Il riferimento è naturalmente la scrittura joyceiana, una scrittura che annulla il senso producendo un’infinitizzazione dell’equivoco. In Joyce l’equivoco non è più semplicemente l’incertezza tra due possibili letture semantiche, ma la polverizzazione controllata in moltitudine di rimandi sottratti al carattere inconscio che contrassegna l’equivoco. ![]() Relazione d'apertura del Convegno Dalla parte dell'inconscio, tenutosi a Torino il 5 e 6 giugno 2010 di Marco Focchi Vorrei cominciare considerando la posta in gioco politica di questo Convegno, che nel titolo chiede esplicitamente una presa di partito per l’inconscio, invita a schierarsi, sollecita ciascuno di noi a pronunciarsi per dire se è dalla parte dell’inconscio oppure no. Potrebbe sembrare una domanda retorica, con una risposta scontata. Se siamo qui come psicoanalisti, in fondo, è proprio perché riteniamo che l’esperienza dell’inconscio non si possa accantonare, è perché consideriamo che tutti coloro che esercitano la psicoanalisi hanno fatto questa esperienza e si adoperano a renderla possibile per i loro pazienti. Il problema è però: si tratta di un’esperienza che abbiamo fatto, e che è conclusa, o si tratta di qualcosa che ancora ci traversa, che continua a interrogarci, che rimane aperta? ![]() di Marco Focchi Per domandarci cosa sia l’inconscio oggi facciamo innanzi tutto un confronto con quello che era l’inconscio del mondo di ieri. Di cosa parlava l’inconscio al tempo di Freud? Parlava di sessualità, sviluppava gli intrecci del romanzo famigliare, dipanava le trame dell’Edipo, metteva a nudo i fantasmi e i segreti d’alcova. L’inconscio del mondo di ieri rivelava il rovescio di quello che l’epoca vittoriana considerava una verità indiscussa: che le donne e i bambini non manifestano nessuna sessualità se non quando vengono corrotti. ![]() di Marco Focchi L'esperienza di cui voglio riferire è iniziata più di dieci anni fa, nell'autunno del '91: è utile che dica due parole per inquadrarne lo sviluppo storico, giacché essa è fatta di diverse contingenze e si è trasformata progressivamente fino ad assumere la propria figura attuale. All'inizio mi era sta chiesta una consulenza limitatamente a due bambini autistici inseriti nella scuola con i quali, come si può immaginare, gli insegnanti si trovavano nella più grande difficoltà. Non voglio soffermarmi su questi casi, di cui ho già parlato in altre occasioni, e per i quali ci si può riportare ai testi pubblicati. ![]() di Marco Focchi È noto il fenomeno che nel mondo contemporaneo tutto ciò che aveva un tempo valore istituzionale, che era investito di prestigio e che costituiva fonte di autorità, è scivolato sempre più verso il basso, si è indebolito, ha cominciato a girare a vuoto. Ne vediamo gli effetti dalla famiglia alla scuola, per considerare le situazioni a noi immediatamente vicine, fino alle grandi istituzioni internazionali, incapaci di portare ad effetto le loro politiche. |
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Dicembre 2024
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