![]() Tavola rotonda tenutasi il 17 marzo 2017 presso la sede dell'Istituto freudiano, in occasione della presentazione del libro di Marco Focchi: Le parvenze e il corpo, Antigone editore. Hanno partecipato: Anna Barracco, Domenico Cosenza, Marco Focchi, Isabella Ramaioli Isabella Ramaioli. Benvenuti a questo incontro, che verte su un lavoro di discussione e di riflessione attorno al libro di Marco Focchi: Le parvenze e il corpo. Il lavoro che insieme discuteremo contiene più di un filo rosso che lo collega con i lavori precedenti di Marco Focchi. Anche in questo si trova infatti una cifra, un interesse particolare per alcune questioni, alcuni ambiti, alcune tematiche. Prima di dire una parola sui due lemmi che compongono il titolo, parvenze e corpo, ho pensato di presentarvi l’organizzazione del libro, la sua struttura. Già nella prefazione, dove Focchi traccia il perimetro entro cui dispiegherà il suo discorso, balzano agli occhi le fattezze, il tipo di scrittura, lo stampo, formale e sostanziale insieme, che lo caratterizzano: scrittura scorrevole, concetti ben dispiegati, esemplificazioni colte che pescano nel cinema, nell'arte, nella letteratura e anche nella storia: in effetti, un libro colto, caratteristica particolarmente apprezzabile, diversa da quella di molti saggi dove l’aspetto tecnico ha frequentemente la meglio sul dispiegarsi della lettura, e si fa leggere piacevolmente senza cedere niente del rigore scientifico della disciplina psicanalitica. Il libro è strutturato in quattro parti logicamente connesse: risulta, come subito detto nell'introduzione, da una serie di lezioni e di conferenze che Marco Focchi ha tenuto in giro per il mondo, qui presentate secondo una logica precisa, una logica che dà vita a un canovaccio più che esauriente sul tema trattato. Nella prima parte si discutono i concetti di parvenza e di corpo in un'analisi che prende il via dalla clinica contemporanea, dal posto e dalla funzione che il corpo oggi vi è venuto ad assumere. Nella seconda parte si parla di Psicoanalisi e società, un tema ricorrente nei lavori di Marco Focchi. Nella terza troviamo due scorci clinici che risultano da un confronto fra casi della letteratura psicanalitica celebri e particolarmente significativi anche per l'attualità. Penso al caso di Wagner, un caso di follia criminale verificatosi nel 1913. Nella quarta e ultima parte ritorna un ulteriore motivo che interessa in misura particolare Marco Focchi, Usi psicoanalitici della matematica, un suo campo di lavoro non così frequente tra gli psicoanalisti.
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![]() Conferenza tenuta a Malaga il 20 gennaio 2017 presso la sede della Escuela Lacaniana de psicoanalisis di Marco Focchi Nella parte del seminario XI su cui dobbiamo lavorare oggi, che comprende le lezioni dieci e undici, Lacan inizia ad affrontare il concetto della traslazione. Riprende infatti questo argomento dopo averne parlato quattro anni prima, quando ha interamente dedicato al tema della traslazione il seminario del ‘60 -’61. Direi che in questa parte del seminario XI Lacan cerca di fare il punto rispetto all’elaborazione avanzata nella fase precedente. Già nel seminario del’60-‘61 infatti aveva individuato due versanti della traslazione, quello incentrato sul supposto sapere, e quello relativo alla presenza, che riprende e sviluppa in queste lezioni del seminario XI. Nell’elaborazione precedente infatti, nella lezione del 3 maggio 1961 del seminario sulla traslazione, Lacan mette già l’accento su quello che indica come il paradosso della funzione dell’analista. Tale funzione si riassume per un verso nell’occupare il posto in cui il soggetto deve poter ritrovare il significante mancante, e il paradosso, o l’antinomia, sta nel fatto che “nel posto stesso in cui siamo supposti sapere, siamo chiamati a non essere niente di più e niente altro che la presenza reale, proprio perché è inconscia.” Come punto d’appoggio del soggetto supposto sapere lo psicoanalista si fa supporto in ultima istanza di quel che Lacan sigla s(A), il significato dell’Altro, e quel che porta l’analizzante nelle sue sedute, una dopo l’altra, è il sogno di accedere al sapere di cui lo psicoanalista è considerato il depositario. |
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