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Il buon uso dell'inconscio

Conferenze, seminari, interventi e testi del dott. Marco Focchi
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Dovunque altrove - capitolo undicesimo

16/6/2025

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Sezione aurea

DOVUNQUE ALTROVE
I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico

 
​Amelia Barbui e Marco Focchi


Capitolo undicesimo

​

SESSUALITA’ E SUBLIMAZIONE

​Il carattere di soddisfacimento reale della sublimazione risulta chiaro se ne analizziamo l’omologia strutturale con l’atto sessuale.
Il soddisfacimento, Befriedigund, come realizzazione pulsionale si produce nel luogo in cui il soggetto si istituisce come tale, nel punto in cui la domanda si esaurisce sul doppio giro del significante nella ripetizione. C’è quindi un rapporto stretto tra soddisfacimento e ripetizione.
L’atto sessuale non può essere inteso semplicemente come congiunzione carnale. L’esperienza clinica mette a portata di mano le frequenti lamentele del nevrotico per un atto «tecnicamente» ineccepibile ma sessualmente inappagante.
Il miraggio dell’unità inscindibile
Anche nell’atto sessuale incide la ripetizione significante e l’appagamento si realizza in coincidenza con il significante che ripete la scena edipica. Il soggetto vi agisce facendosi oggetto a del fantasma dove il significante si fa segno del godimento dell’Altro portandolo nelle coordinate edipiche che gli sono assegnate: seduzione passiva, osservatore del coito genitoriale, dominatore, il novero insomma dei fantasmi fondamentali in cui si realizza la punta perversa del desiderio nevrotico.
Al cuore della ripetizione, come sappiamo, c’è un insuccesso. Nel caso dell’atto sessuale esso si realizza nell’impossibilità di sapere la misura per equivalere al fallo dell’Altro. Il soggetto cerca di identificarsi con il sesso perché si effettui il rapporto con l’Altro e questo rapporto, da intendere in senso matematico, si verifica impossibile. E’ per invalidare tale risultato e per trovare la misura giusta del rapporto che, in fondo, il soggetto si impegna nel miraggio della completezza. L’uomo giusto o la donna ideale sono figure inscritte in questa illusione nella ricerca di un godimento esaustivo che trasformi in realtà la scena mitica, l’unità inscindibile, la fusione nell’uno.

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L'inconscio, gli algoritmo, l'amore

5/6/2025

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FotoElisabeth Louise Vigée Le-Brun - Venere presta il. cinto a Giunone
Conferenza tenuta a Milano per la rassegna Filosofia sui Navigli il 15 dicembre 2024

Marco Focchi

In un’intervista alla radio belga il 14 dicembre 1966, Lacan aveva iniziato il discorso dicendo che oggi ancora nessuno dire cosa sia l’inconscio, ma che d’altra parte non sappiamo neppure cosa sia la natura, e questo non impedisce alla fisica di operarvi. Nello stesso modo possiamo dire che non occorre avere una definizione preliminare dell’inconscio per poterci lavorare.
Per vedere cosa effettivamente sappiamo della natura è interessante tornare alla conferenza tenuta all’inizio di questo ciclo di Filosofia sui Navigli da un’importante ricercatore dell’Istituto Nazionale di fisica nucleare, il professor Marco Giammarchi, che ha spiegato come ci siano due orientamenti fondamentali in fisica: uno, rappresentato dalla scuola realista, assegna un’esistenza effettiva alle componenti ultime della natura, i quark, i leptoni, i bosoni – elementi che la tecnologia attuale non è in grado di misurare e che quindi vengono presupposti come particelle senza dimensione – e ritiene che queste particelle siano enti esistenti a tutti gli effetti, dotati di uno statuto ontologico; l’altro orientamento è rappresentato dalla scuola strutturalista, che considera invece queste particelle non come enti reali, ma come effetti dell’eccitazione dei campi quantistici. I fisici dunque non sono in grado, in ultima istanza, di attribuire uno statuto preciso ai mattoni basilari della loro disciplina, senza che questo impedisca loro di utilizzarli per svariate finalità pratiche, come per esempio la computazione quantistica, il miglioramento delle fibre ottiche, lo sviluppo di materiali superconduttori, per non parlare delle reazioni di fusione nucleare.
Per quanto riguarda l’inconscio, Freud ha sentito il bisogno di darne una giustificazione per la prima volta in un testo del 1912, quando già ci lavorava – avendo iniziato con l’ipnosi, e proseguito poi con la tecnica dell’associazione libera – da più di vent’anni.


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Rotture del legame d’amore

28/5/2025

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Intervento al Convegno tenutosi a RImini il 24-25 maggio 2025 con il titolo Clinica delle rotture amorose

Marco Focchi
​
La testimonianza di passe che ci propone oggi Carolina Korenszky è il seguito di una prima presentazione fatta a Parigi nel novembre 2023. Può essere utile vi dia alcune coordinate del testo esposto a Parigi, perché inquadrano i temi di quello di oggi.
L’esperienza psicoanalitica di Carolina comincia in Argentina, ed è segnata da due momenti in cui ci sono state due frasi che hanno per lei lasciato il segno. La prima frase è solo una parola: “partire”. Il padre ha avuto un dissesto finanziario, non ci sono più i soldi per pagare le spese della casa e viene emesso un decreto di sfratto. La madre incontra un giudice indulgente e lo convince a imboscare il documento negli archivi del tribunale. Il documento può però salar fuori da un momento all’altro, dunque si vive con le valige pronte, con l’incubo di essere costretti a partire da un momento all’altro lasciando la casa in cui Carolina aveva abitato da bambina. La tensione costante, l’angoscia nell’attesa di un momento che può travolgere improvvisamente la vita, ricade sul corpo in forma di un’agitazione permanente. A scuola fanno una diagnosi di iperattività, e un pediatra suggerisce come terapia la danza, che da quel momento viene a far parte integrante della vita di Carolina.
L’altra frase che ha lasciato il segno le è riferita dalla madre, e risale al periodo in cui era gravida di lei. Sembrava che il parto dovesse giungere a termine prematuramente, dopo sei mesi, ma in quel caso, disse il medico, difficilmente il bambino sarebbe sopravvissuto. Allora la madre le parlò tutta la notte e lei, la nascitura, riferisce la madre, volle vivere.
Questo mette il fatto di vivere sotto l’ombra del dovere, cancellandone il desiderio. Ogni giornata viene messa al vaglio: ho vissuto adeguatamente, con la dovuta intensità?
Il fatto di parlare per far vivere si traduce, quando Carolina inizia la sua pratica, in un accanimento a far parlare, perché occorre far parlare per allontanare il profilo della morte. Nel commento che Jacques-Alain Miller ha fatto di questa testimonianza l’accanimento viene superato dopo una terza tranche di analisi fatta a Parigi, quando l’analista smonta il tema del partire con l’interpretazione paradossale: deve trovare il modo di partire senza partire! L’accanimento allora cede, ma rimane un resto, un fervore che ne è la traduzione positiva, quel resto fecondo che si ha quando il sintomo si separa dalla sofferenza lasciando un involucro da riempire di nuovi contenuti.


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Svuotare l’ontologia per far nascere il soggetto

23/5/2025

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Conferenza tenuta a Malaga il 17 maggio 2025 presso la Escuela lacaniana de psicoanalisis

Marco Focchi

​Il seminario La logica del fantasma segue una linea di riflessione in cui Lacan cerca di costruire una serie di dispositivi logico-matematici per porre in evidenza e per dare consistenza alle strutture che entrano in gioco nell’esperienza psicoanalitica. Nella sesta lezione, in particolare, Lacan comincia a mettere in forma logica quel che ha presentato nella prima lezione del seminario dell’anno precedente, L’oggetto della psicoanalisi, redatta come testo che è stato poi incluso negli Scritti con il titolo La scienza e la verità. Si tratta di una questione le cui prime tracce hanno cominciato a delinearsi nel Seminario XI: è lì infatti che troviamo la formulazione iniziale dell’idea che il soggetto dell’inconscio è il soggetto della scienza.
Tutta la problematica che Lacan mette in gioco nel Seminario XI, domandandosi se la psicoanalisi sia o no una scienza, sfocia infatti nell’asserzione che fa convergere in un punto la scienza e la psicoanalisi. Se la psicoanalisi infatti non è una scienza, nel senso delle scienze naturali, il soggetto dell’inconscio è tuttavia vuoto quanto quello della scienza. Cartesio produce un soggetto di certezza soppiatto di ogni aspetto fenomenico, come Galilei, ne Il saggiatore, elimina ogni aspetto qualitativo perché “rimosso l’animale” in cui risiede la sensibilità, ogni sostanza corporea sia trattabile solo in termini di misurazione.
Il punto d’arrivo della riflessione di Lacan è dunque che la psicoanalisi non ha, in quanto tale, uno statuto di scienza nel senso delle scienze galileiane, ma ha la scienza come propria premessa, come presupposto, a partire dalla definizione del soggetto della scienza, che è il soggetto cartesiano, come soggetto dell’inconscio.
Occorre però fare alcuni passaggi per sostenere questa posizione: il soggetto cartesiano porta infatti con sé una forte implicazione ontologica, chiama in causa il pensiero come una res, una cosa, il soggetto è concepito come una sostanza pensante. Lacan però ha appena cominciato, nel seminario XI, a minare l’ontologia, a sostenere che l’inconscio non ha uno statuto ontologico. Dobbiamo quindi anche considerare che il soggetto dell’inconscio richieda di essere sgravato dalle sue implicazioni ontologiche. Cartesio si spinge già molto avanti rispetto all’alleggerimento dell’ontologia. Il cogito è erede infatti di una straordinaria tradizione metafisica di cui restringe il campo l’elemento puntuale del soggetto. La grande interrogazione sull’essere si contrae ponendo l’essere semplicemente come essere dell’Io.


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Dovunque altrove - capitolo decimo

28/4/2025

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FotoLa linea impalpabile al confine tra la collina e il cielo...


DOVUNQUE ALTROVE
I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico
 
​Amelia Barbui e Marco Focchi

Capitolo decimo

IL LINGUAGGIO COME CONDIZIONE DELLA CREAZIONE

​
Il capitolo dell‘influenza che Darwin esercitò su Freud è naturalmente molto ampio. L‘evoluzionismo non era soltanto il clima di pensiero dell‘Ottocento e la cultura dominante del tempo. Alcuni suoi princìpi costituirono anche il punto d‘appoggio su cui Freud fece leva per risolvere quesiti peculiari alla teoria psicanalitica. Primo tra questi fu il problema dell‘etiologia delle nevrosi che, dopo l‘abbandono della teoria della seduzione, era sempre rimasta divisa tra fattore costituzionale ed esperienze individuali.
All‘origine delle nevrosi c‘era, secondo Freud, una concorrenza di cause, che chiamava serie complementari, dove il fattore costituzionale restava il più oscuro e il meno esplorabile. Dopo aver a lungo discusso il problema della realtà della scena primaria nel caso dell‘uomo dei lupi, Freud giunse alla conclusione, resa esplicita nell‘Introduzione alla psicanalisi, che la realtà psichica ha una propria struttura, diversa dalla realtà materiale, e riconducibile alle fantasie. Attraverso la regressione libidica le fantasie assumono un valore etiologico specifico senza che debbano necessariamente corrispondere a eventi effettivamente verificatisi nella realtà materiale.




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Dovunque altrove - capitolo nono

28/3/2025

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DOVUNQUE ALTROVE
I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico
 
​Amelia Barbui e Marco Focchi

Capitolo nono
LO SCHEMA TEMPORALE DELLA RIPETIZIONE

​La sublimazione, che abbiamo definito in base all‘inversione del sintomo nella fantasia, deve essere ora posta in relazione con gli altri elementi che la specificano come particolare forma d‘atto. A tale scopo occorre riprendere il quadrato, costruito a partire dal gruppo di Klein in base alle operazioni di alienazione e di verità, che nei capitoli precedenti ci è servito per articolare la struttura soggettiva nella divisione tra l‘io dell‘alienazione e il soggetto dell‘inconscio. La ripetizione nevrotica non fa che tornare su questa divisione tentando invano di suturarla in quanto le sue due componenti non possono aver luogo simultaneamente. Nella situazione analitica siamo tuttavia in grado di realizzare una forzatura temporale che, senza saldarle, mette in correlazione le due parti della divisione soggettiva.

Ripetizione originaria e ripetizione nevrotica

Prendendo come punto di partenza la condizione della ripetizione in analisi, si può ora utilizzare il quadrato per mostrarne gli esiti possibili, anche in questo caso relativi alle operazioni di alienazione e di verità. Diversamente dalla precedente costruzione, che definisce la topologia del soggetto, il nuovo quadrato è uno schema temporale che ha all‘origine la ripetizione come atto fondante il soggetto nella propria divisione.
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Al cuore della ripetizione vi è sempre un insuccesso. Come principio che dirige il campo soggettivo, essa è mossa infatti dall‘obiettivo di riacquistare il godimento mitico, perduto irreversibilmente con l‘accesso al linguaggio. I significanti della domanda inconscia articolati nella pulsione si ripetono, ruotando intorno a un interrogativo sull‘essere. Nel momento della scelta alienante il soggetto ha perso infatti una porzione d‘essere, e la ripetizione lo riconduce costantemente all‘appuntamento mancato in cui si è ritirato il godimento. Il fatto che l‘analisi porti a compimento la ripetizione nevrotica significa, in un certo senso, che ne realizza l‘insuccesso. Quel che non è accaduto come appuntamento mancato, si rivela impossibile quando il soggetto è reso presente alla propria divisione.

Il passaggio all‘atto

Una particolare via di realizzazione soggettiva è la radicalizzazione del non penso nel rigetto dell‘inconscio. E ‘la modalità del passaggio all‘atto, formulabile «non penso, agisco», cui corrisponde «non ne voglio sapere del sapere inconscio».
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Dovunque altrove - capitolo ottavo

27/2/2025

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FotoTutti i corvi sono neri...

DOVUNQUE ALTROVE

I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico
 

​Amelia Barbui e Marco Focchi

PARTE SECONDA
​
LA DUPLICITà SEMANTICA DEL SINTOMO

Capitolo ottavo


La trasformazione del pensiero di Freud negli anni Venti ha posto nuovi problemi di carattere epistemologico a cui le scuole psicanalitiche hanno dato soluzioni differenti. Ciò ha avuto riflessi sul piano istituzionale, ma ha rivelato la sua importanza soprattutto nei diversi orientamenti clinici che ne sono derivati.




Unità della psicanalisi nella diversità delle scuole


La clinica psicanalitica ha un’unità di fondo, al di là degli indirizzi e degli obiettivi in cui si specifica che le proviene dall’impostazione freudiana. Non è infatti erede della tradizione psichiatrica, e si confronta con essa quando i propri fondamenti strutturali sono già costituiti: nella continuità terminologica i concetti poggiano su basi epistemiche diverse. Quanto alla psicologia, essa non ha mai avuto un indirizzo clinico prima della nascita della psicanalisi, e solo una serie di successive ibridazioni ha dato luogo al gran numero di psicoterapie oggi esistenti.
Il pollone junghiano e quello adleriano, staccatisi dal ceppo freudiano, seguono una evoluzione propria che non rivendica l’appartenenza alla psicanalisi.
All’interno della tradizione freudiana le tre aree principali si rifanno a Harmann, a Klein e a Lacan, e producono orientamenti clinici diversificati nei presupposti e negli obiettivi. Le conseguenze si sentono però anche sul piano della formazione: la corrente ortodossa, che risale a Hartmann, e la scuola kleiniana, sono rimaste unite istituzionalmente a prezzo di costosi compromessi. A Londra, per esempio, il curriculum didattico è diviso in due iter diversi tra i quali il candidato deve scegliere all’inizio.



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Dovunque altrove - capitolo settimo

27/1/2025

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DOVUNQUE ALTROVE

I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico
 

​Amelia Barbui e Marco Focchi

Capitolo settimo

PADRE PADRONE E PADRE LENONE
​
​
L’esempio precedente pone in evidenza l’antitesi tra la posizione padronale e quella analitica: dove il padrone maschera l’impossibilità di controllare l’inconscio dietro l’ideale, l’analista la mette in gioco nel desiderio.
Queste posizioni corrispondono ai due versanti del fantasma: quello immaginario, dove la mancanza è velata da i(a), e quello attraverso cui il soggetto si affaccia al reale, dove la mancanza è fissata nel desiderio. Nel fantasma il significante dell’ideale, sostegno delle identificazioni del soggetto, ha il proprio risvolto in un godimento sconosciuto che, l’abbiamo visto per l’uomo dei topi, può rivelarsi al culmine dell’angoscia.
Nell’esempio precedente abbiamo considerato le difficoltà che si presentano nella conduzione della cura se l’analista vacilla dal desiderio all’ideale. Vogliamo ora osservare, attraverso un frammento clinico, l’antitesi tra desiderio e ideale nella struttura soggettiva.


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Dovunque altrove - capitolo sesto

23/12/2024

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DOVUNQUE ALTROVE

I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico
 

​Amelia Barbui e Marco Focchi
​
Capitolo sesto

IRRAPPRESENTABILITA' DEL PRESENTE
L’isterizzazione d’inizio analisi è correlativa all’atto con cui l’analista, assumendo la posizione dell’Altro desiderante e scartando quella dell’Altro che gode, si presenta come oggetto del desiderio dell’analizzante. Dà così nel transfert un appoggio reale su cui far leva per portare in luce la fantasmatica del soggetto.


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La logica del fantasma

19/12/2024

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Conferenza tenuta a Madrid il 19 ottobre 2024 presso la Escuela lacaniana de psicoanalisis

Marco Focchi

Nel seminario di Lacan su La logica del fantasma, come suggerisce Miller nelle note alla fine del volume, si parla molto della logica, si parla un po’ del fantasma, ma non si parla di logica del fantasma. Tutto si riduce alla funzione assegnata da Lacan al fantasma nella lezione finale, che Miller ha intitolato L’assioma del fantasma. Ciò significa, e Lacan lo ha fortemente sottolineato, che il fantasma non ha nessun ruolo nell’interpretazione, ma costituisce piuttosto  il nucleo a partire da cui si definiscono le leggi di trasformazione nella deduzione degli enunciati del discorso inconscio.


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    Marco Focchi riceve in
    viale Gran Sasso 28
    20131 Milano.
    Tel. 022665651.
    Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo
    [email protected]

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