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Il buon uso dell'inconscio

Conferenze, seminari, interventi e testi del dott. Marco Focchi
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Dovunque altrove - capitolo decimo

28/4/2025

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FotoLa linea impalpabile al confine tra la collina e il cielo...


DOVUNQUE ALTROVE
I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico
 
​Amelia Barbui e Marco Focchi

Capitolo decimo

IL LINGUAGGIO COME CONDIZIONE DELLA CREAZIONE

​
Il capitolo dell‘influenza che Darwin esercitò su Freud è naturalmente molto ampio. L‘evoluzionismo non era soltanto il clima di pensiero dell‘Ottocento e la cultura dominante del tempo. Alcuni suoi princìpi costituirono anche il punto d‘appoggio su cui Freud fece leva per risolvere quesiti peculiari alla teoria psicanalitica. Primo tra questi fu il problema dell‘etiologia delle nevrosi che, dopo l‘abbandono della teoria della seduzione, era sempre rimasta divisa tra fattore costituzionale ed esperienze individuali.
All‘origine delle nevrosi c‘era, secondo Freud, una concorrenza di cause, che chiamava serie complementari, dove il fattore costituzionale restava il più oscuro e il meno esplorabile. Dopo aver a lungo discusso il problema della realtà della scena primaria nel caso dell‘uomo dei lupi, Freud giunse alla conclusione, resa esplicita nell‘Introduzione alla psicanalisi, che la realtà psichica ha una propria struttura, diversa dalla realtà materiale, e riconducibile alle fantasie. Attraverso la regressione libidica le fantasie assumono un valore etiologico specifico senza che debbano necessariamente corrispondere a eventi effettivamente verificatisi nella realtà materiale.




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Dovunque altrove - capitolo nono

28/3/2025

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DOVUNQUE ALTROVE
I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico
 
​Amelia Barbui e Marco Focchi

Capitolo nono
LO SCHEMA TEMPORALE DELLA RIPETIZIONE

​La sublimazione, che abbiamo definito in base all‘inversione del sintomo nella fantasia, deve essere ora posta in relazione con gli altri elementi che la specificano come particolare forma d‘atto. A tale scopo occorre riprendere il quadrato, costruito a partire dal gruppo di Klein in base alle operazioni di alienazione e di verità, che nei capitoli precedenti ci è servito per articolare la struttura soggettiva nella divisione tra l‘io dell‘alienazione e il soggetto dell‘inconscio. La ripetizione nevrotica non fa che tornare su questa divisione tentando invano di suturarla in quanto le sue due componenti non possono aver luogo simultaneamente. Nella situazione analitica siamo tuttavia in grado di realizzare una forzatura temporale che, senza saldarle, mette in correlazione le due parti della divisione soggettiva.

Ripetizione originaria e ripetizione nevrotica

Prendendo come punto di partenza la condizione della ripetizione in analisi, si può ora utilizzare il quadrato per mostrarne gli esiti possibili, anche in questo caso relativi alle operazioni di alienazione e di verità. Diversamente dalla precedente costruzione, che definisce la topologia del soggetto, il nuovo quadrato è uno schema temporale che ha all‘origine la ripetizione come atto fondante il soggetto nella propria divisione.
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Al cuore della ripetizione vi è sempre un insuccesso. Come principio che dirige il campo soggettivo, essa è mossa infatti dall‘obiettivo di riacquistare il godimento mitico, perduto irreversibilmente con l‘accesso al linguaggio. I significanti della domanda inconscia articolati nella pulsione si ripetono, ruotando intorno a un interrogativo sull‘essere. Nel momento della scelta alienante il soggetto ha perso infatti una porzione d‘essere, e la ripetizione lo riconduce costantemente all‘appuntamento mancato in cui si è ritirato il godimento. Il fatto che l‘analisi porti a compimento la ripetizione nevrotica significa, in un certo senso, che ne realizza l‘insuccesso. Quel che non è accaduto come appuntamento mancato, si rivela impossibile quando il soggetto è reso presente alla propria divisione.

Il passaggio all‘atto

Una particolare via di realizzazione soggettiva è la radicalizzazione del non penso nel rigetto dell‘inconscio. E ‘la modalità del passaggio all‘atto, formulabile «non penso, agisco», cui corrisponde «non ne voglio sapere del sapere inconscio».
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Dovunque altrove - capitolo ottavo

27/2/2025

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FotoTutti i corvi sono neri...

DOVUNQUE ALTROVE

I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico
 

​Amelia Barbui e Marco Focchi

PARTE SECONDA
​
LA DUPLICITà SEMANTICA DEL SINTOMO

Capitolo ottavo


La trasformazione del pensiero di Freud negli anni Venti ha posto nuovi problemi di carattere epistemologico a cui le scuole psicanalitiche hanno dato soluzioni differenti. Ciò ha avuto riflessi sul piano istituzionale, ma ha rivelato la sua importanza soprattutto nei diversi orientamenti clinici che ne sono derivati.




Unità della psicanalisi nella diversità delle scuole


La clinica psicanalitica ha un’unità di fondo, al di là degli indirizzi e degli obiettivi in cui si specifica che le proviene dall’impostazione freudiana. Non è infatti erede della tradizione psichiatrica, e si confronta con essa quando i propri fondamenti strutturali sono già costituiti: nella continuità terminologica i concetti poggiano su basi epistemiche diverse. Quanto alla psicologia, essa non ha mai avuto un indirizzo clinico prima della nascita della psicanalisi, e solo una serie di successive ibridazioni ha dato luogo al gran numero di psicoterapie oggi esistenti.
Il pollone junghiano e quello adleriano, staccatisi dal ceppo freudiano, seguono una evoluzione propria che non rivendica l’appartenenza alla psicanalisi.
All’interno della tradizione freudiana le tre aree principali si rifanno a Harmann, a Klein e a Lacan, e producono orientamenti clinici diversificati nei presupposti e negli obiettivi. Le conseguenze si sentono però anche sul piano della formazione: la corrente ortodossa, che risale a Hartmann, e la scuola kleiniana, sono rimaste unite istituzionalmente a prezzo di costosi compromessi. A Londra, per esempio, il curriculum didattico è diviso in due iter diversi tra i quali il candidato deve scegliere all’inizio.



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Dovunque altrove - capitolo settimo

27/1/2025

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DOVUNQUE ALTROVE

I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico
 

​Amelia Barbui e Marco Focchi

Capitolo settimo

PADRE PADRONE E PADRE LENONE
​
​
L’esempio precedente pone in evidenza l’antitesi tra la posizione padronale e quella analitica: dove il padrone maschera l’impossibilità di controllare l’inconscio dietro l’ideale, l’analista la mette in gioco nel desiderio.
Queste posizioni corrispondono ai due versanti del fantasma: quello immaginario, dove la mancanza è velata da i(a), e quello attraverso cui il soggetto si affaccia al reale, dove la mancanza è fissata nel desiderio. Nel fantasma il significante dell’ideale, sostegno delle identificazioni del soggetto, ha il proprio risvolto in un godimento sconosciuto che, l’abbiamo visto per l’uomo dei topi, può rivelarsi al culmine dell’angoscia.
Nell’esempio precedente abbiamo considerato le difficoltà che si presentano nella conduzione della cura se l’analista vacilla dal desiderio all’ideale. Vogliamo ora osservare, attraverso un frammento clinico, l’antitesi tra desiderio e ideale nella struttura soggettiva.


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Dovunque altrove - capitolo sesto

23/12/2024

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DOVUNQUE ALTROVE

I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico
 

​Amelia Barbui e Marco Focchi
​
Capitolo sesto

IRRAPPRESENTABILITA' DEL PRESENTE
L’isterizzazione d’inizio analisi è correlativa all’atto con cui l’analista, assumendo la posizione dell’Altro desiderante e scartando quella dell’Altro che gode, si presenta come oggetto del desiderio dell’analizzante. Dà così nel transfert un appoggio reale su cui far leva per portare in luce la fantasmatica del soggetto.


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La logica del fantasma

19/12/2024

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Conferenza tenuta a Madrid il 19 ottobre 2024 presso la Escuela lacaniana de psicoanalisis

Marco Focchi

Nel seminario di Lacan su La logica del fantasma, come suggerisce Miller nelle note alla fine del volume, si parla molto della logica, si parla un po’ del fantasma, ma non si parla di logica del fantasma. Tutto si riduce alla funzione assegnata da Lacan al fantasma nella lezione finale, che Miller ha intitolato L’assioma del fantasma. Ciò significa, e Lacan lo ha fortemente sottolineato, che il fantasma non ha nessun ruolo nell’interpretazione, ma costituisce piuttosto  il nucleo a partire da cui si definiscono le leggi di trasformazione nella deduzione degli enunciati del discorso inconscio.


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Follia d'amore

6/12/2024

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Riassunto degli argomenti presentati nell'intervista realizzata da Nicole Volta per il programma Pantheon, e andata in onda su Rai 3 l'1 dicembre 2024.

Marco Focchi

Nell’Orlando furioso Ariosto mette in scena una magnifica teatralizzazione della follia attraverso la figura letteraria del nobile cavaliere, splendido guerriero, eroe di mille battaglie che, perdendo il senno, nudo e abbruttito, vaga sradicando alberi, smembrando animali, dando corso a una collera delirante, a una frenesia senza argini devastando e distruggendo ogni cosa che incontra. Tutto, in Ariosto, è finalizzato alla bellezza del canto, e nessuna esagerazione è eccessiva al servizio dell’immagine poetica.


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Dovunque altrove – capitolo quinto

28/11/2024

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DOVUNQUE ALTROVE
I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico 
​Amelia Barbui e Marco Focchi
Capitolo quinto
IL COGITO PSICOANALITICO: ESISTE UNA MANCANZA
La differenza tra inconscio ed Es messa in luce applicando la teoria degli insiemi al cogito cartesiano trova, come abbiamo detto, un punto di articolazione nel transfert. Tale correlazione è evidenziata da Lacan nel seminario sulla logica del fantasma, attraverso uno schema quadripartito costruito in base alla struttura del gruppo di Klein, di cui daremo qualche elemento. 
Il gruppo di Klein 
 
Nella teoria dei gruppi, quello di Klein ha la particolarità di essere un gruppo finito, prevede cioè un numero determinato di operazioni, è di ordine quattro, ovvero comprende quattro elementi, è commutativo o abeliano e non ciclico, il che vuol dire che i suoi elementi sono permutabili. 
In matematica si definisce gruppo, indicato dalla lettera G, un insieme o un sistema di operazioni tali che l’applicazione successiva di due di esse dà sempre come risultato un’operazione appartenente all’insieme stesso. 
Il concetto di operazione, nel senso più ampio del termine, sta dunque a fondamento della definizione generale di gruppo, sia che si tratti di operazioni di tipo geometrico, come le traslazioni, sia che si tratti di sostituzioni permutanti un certo numero di oggetti. A noi interesserà questo secondo caso, in quanto la legge di composizione del gruppo quadrinomio di Klein, abitualmente indicato V, consiste nella sostituzione di una funzione con un’altra. 
In particolare il gruppo V – a differenza dell’altro gruppo abeliano di ordine quattro che è ciclico – viene generato da due operazioni. L’insieme degli enti a cui le operazioni sono applicabili costituisce il campo di applicabilità. Una condizione perché si possa parlare di gruppo è che in ogni caso in cui le operazioni modificano tale campo, le trasformazioni devono ricadere sempre al suo interno. In altri termini, ogni operazione applicata a un elemento del campo deve dare come risultato ancora un elemento del campo stesso.

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La burla cosmicomica

20/11/2024

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​di Marco Focchi

​Italo Calvino è uno di quegli scrittori la cui vena narrativa presenta una certa densità teorica. Per entrarvi occorre quindi traversare di sorvolo alcune scansioni fondamentali. Dividiamo la storia del pensiero in grossi spicchi, come un’arancia gustosa. Il primo spicchio è il pensiero mitico. Si tratta, sappiamo, di una costruzione simbolica che non ha nulla da invidiare ai nostri discorsi, diciamo così, civilizzati. Il pensiero mitico organizza una società, e risponde alle domande più pregnanti, soprattutto a quella delle origini: da dove veniamo? Con tutte le varianti presenti nelle diverse civiltà, nei diversi popoli, nelle diverse tribù, la risposta è allestita in forma di una scena primaria cosmica, la copulazione di una coppia primordiale da cui discende tutto: uomini, animali, alberi, stelle, pietre, pianeti. Urano si unisce a Gea e ne vengono fuori i Titani, le Titanidi, gli dei dell’Olimpo, gli eroi omerici e tutto quanto. Poi il mito predispone un ordine e una guida per le pratiche di vita. Spiega Kerényi che dietro ogni ruolo c’è il fondamento di un archè. Dietro il guerriero c’è Achille. Attenzione però, non è un modello, per questo bisognerà aspettare Platone, è piuttosto la base della formazione: Achille lancia il giavellotto, lo guardi, e sai come si lancia un giavellotto. Lo stesso vale per ogni professione: dietro ogni medico c’è Asclepio, dietro ogni ladro – e dietro ogni mercante, ma la differenza può essere sottile – c’è Mercurio, e così via.


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Entusiasmo

14/11/2024

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Marco Focchi


Il segno del rigetto



Nella lettera del 1974 agli italiani Lacan pone l’accento su ciò che costituisce la condizione perché ci sia analista: funziona come analista – scrive – solo colui a cui viene il desiderio di esserlo. Per il fatto stesso però che gli viene questo desiderio si trova a essere rigetto dell’umanità. Sappiamo, per un verso, che il rigetto è per Lacan una connotazione dell’oggetto, quindi è il marchio di questo che occorre fare sentire nell’esperienza della passe. Ci sono le diverse traversie,– le “avventure” dice Lacan – che il candidato ha avuto e che hanno lasciato in lui un segno. Questo segno deve essere riconoscibile, e l’esperienza di passe deve poterlo individuare, ma l’importante è vedere che questo segno non è un significante. Dovremmo, credo, far intervenire qui la differenza tra significante e lettera. Quest’ultima non entra nel tipo di funzionamento in cui un significante si articola con un altro significante, in cui S1 rimanda a S2 producendo un effetto di senso. Il segno da individuare qui ha piuttosto il carattere della lettera, della marca che contrassegna l’oggetto, della scrittura sul corpo che si imprime nelle esperienze fondamentali della vita. Si delinea così quel tratto incancellabile che appare semplicemente come segno di godimento.



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