Marco Focchi Conferenza tenuta a Ravenna il 19 maggio 2023 presso la segreteria locale della Scuola lacaniana di psicoanalisi Il tema proposto per questo ciclo di conferenze, Senso e reale, religione e psicoanalisi, mi sembra decisivo per una riflessione sull’attualità della psicoanalisi, in un momento in cui la religione, – come giustificazione del braccio armato di guerre il cui solo obiettivo è l’annientamento dell’avversario – sembra riprendere forza e tentare di occupare un posto da cui l’aveva scalzata l’illuminismo, al tempo in cui il grido di Voltaire: “Écrasez l’infâme!” Si rivolgeva contro il fanatismo, il dogmatismo e l’intolleranza, invocando la critica della ragione contro la credenza cieca alle autorità istituite.
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In occasione delle giornate annuali dell'EOL che si terranno il 2 e 3 dicembre 2023, Silvia Koblinc ha intervistato Marco Focchi.
Silvia Koblinc - In che senso si può parlare di successo della cura psicoanalitica? Marco Focchi - Nella cura psicoanalitica non vogliamo sopprimere il sintomo, perché sappiamo che ha una funzione. il sintomo non è infatti solo una fonte di sofferenza ma anche un segno di godimento. Possiamo allora considerare che una cura psicoanalitica ha successo quando, senza eliminarlo, riesce a separare il sintomo dalla sofferenza. La cura procede facendo man mano consumare i significanti che tengono prigioniero il soggetto: questi significanti sono identificazioni che restringono il suo spazio vitale, e che devono decadere. Solo al termine di questo processo il soggetto può essere libero di giocare con il suo sintomo. In questo senso la psicoanalisi è una pratica di liberazione. Possiamo pensare infatti a qualcosa di analogo a quel che Lacan diceva per il Nome del Padre: farne a meno a condizione di servirsene. Per il sintomo si tratterebbe di dire che non soffrirne è la condizione per utilizzarlo, per giocarci.
Video realizzato da Liliana Ciotto
Intervento alla tavola rotonda organizzata il 23 maggio 2023 presso la Casa della psicologia in occasione d ella presentazione del libro di Domenico Cosenza Clinica dell'eccesso, FrancoAngeli, Milano 2022. Marco Focchi La clinica dell’eccesso è un libro che costituisce un punto di svolta nella riflessione che Domenico Cosenza sta conducendo da parecchi anni. Si tratta di un lavoro particolarmente incentrato sulla pratica clinica. Per quanto presenti una significativa riflessione teorica sulle patologie contemporanee, quelle che sempre più spesso ci troviamo ad affrontare nelle nella pratica psicoanalitica oggi, in questo libro non si perde mai di vista il filo conduttore dell’esperienza. Questo orienta tutte le sezioni del libro, che vanno dai disturbi alimentari – campo in cui Cosenza ha un’esperienza pluridecennale – all’adolescenza, in cui si riflettono nitidamente i problemi della contemporaneità, a temi di grande attualità come la filiazione o le nuove configurazioni familiari, includendo quelle costituite dalle coppie omosessuali. Marco Focchi
Relazione tenuta alla giornata: L'adolescenza oggi, organizzata il 13 maggio 2023 dalla Segreteria milanese della Scuola lacaniana di psicoanalisi. Questa mattina Matteo Bonazzi ha messo in evidenza le due direzioni divergenti che nella psicoanalisi orientano la clinica dell’adolescenza. La prima è quella dominante nell’IPA, fondata sul paradigma evolutivo, dove l’idea guida è che ci siano diverse fasi dello sviluppo, che esse seguano una progressione continua generandosi una dall’altra, e che l’adolescenza sia una di queste fasi. La seconda è quella adottata da Lacan, e si riferisce al paradigma strutturale, dove non è lo sviluppo continuo a caratterizzare i passaggi perché ci sono piuttosto dei tagli, delle scansioni, delle discontinuità. Bonazzi ha poi presentato il tema della degradazione contemporanea del simbolico definendolo come un deficit d’alienazione. Mi sembra un’indicazione significativa, e aggiungerei che questo deficit d’alienazione ha come conseguenza anche un problema relativo alla separazione, ed è una difficoltà che riscontriamo su molti piani nella clinica. Daniele Tonazzo ha parlato della psicoanalisi nell’istituzione scolastica, sottolineando l’importanza di spostare la nostra attenzione dalla dimensione della relazione intersoggettiva, dove ci si concentra sul legame tra insegnante e allievo, al contesto in cui si considera il quadro istituzionale nel suo insieme, per puntare all’effetto che l’istituzione produce nel rapporto tra sapere e vita. Donata Roma ci ha invece dato una luminosa definizione sulla questione dell’autorità nella scuola. Il problema dell’autorità ci viene infatti posto dagli insegnanti, che sentono di non avere più le briglie per governare la situazione nelle classi. Come far valere l’autorità in un modo che non sia meramente repressivo, che non scivoli in un arretramento non più proponibile verso modelli che si affermano solo con l’imposizione? Occorre infatti non farsi prendere dalla nostalgia del passato e cercare di reinventare l’autorità a partire dalle condizioni in cui viviamo oggi. Donata Roma ha chiarito in questo senso il problema introducendo la differenza tra un’autorità fondata sul detto e una emanante dal dire. La prima trae alimento dal passato, dalla tradizione, da un riferimento a quel che, una volta enunciato, e proprio perché enunciato, assume valore di legittimazione: così facevano i nostri avi, così facciamo noi, è l’ipse dixit. La seconda, emanante dal dire, dal qui e ora, si gioca nell’invenzione, nel cimento, nella messa alla prova. Mariangela Mazzoni ha infine rafforzato questa idea mostrando il peso dell’intrusione della famiglia nella scuola, e come questa sia in grado di minare la tenuta dell’istituzione scolastica, il suo prestigio, la sua autorevolezza. Verso una clinica dell’adolescenza Da parte mia vorrei affrontare il problema dell’adolescenza sul piano clinico, e riprenderei per questo uno spunto proposto qualche anno fa, quando avevo definito l’adolescenza come questione della soglia, dove la soglia non è assimilabile a una linea di confine da attraversare, perché va piuttosto considerata come un luogo d’evento. Contrariamente alla prospettiva presa dall’IPA, come già detto, nel Campo freudiano non vediamo l’adolescenza come una fase che ha un’apertura e una chiusura e che è presente in una scala progressiva insieme ad altre fasi, secondo il modello inaugurato da Abraham. Diciamo invece che l’adolescenza è il tempo, la scansione in cui le trasformazioni che il corpo subisce nella pubertà incontrano un loro riconoscimento soggettivo, venendo simbolizzate e collocate. Marco Focchi Conferenza tenuta il 26 marzo 2023 per la rassegna Filosofia sui Navigli L’inconscio è, in un certo senso, il marchio di fabbrica dell’opera freudiana e della psicoanalisi nel suo insieme, anche se il termine era già ben presente nella filosofia ottocentesca. Nell’epoca di Freud due grandi filoni si contendono infatti il terreno: l’idealismo, che domina la prima metà del XIX secolo, e il positivismo, che domina la seconda. Nell’idealismo troviamo che se per Fichte l’io pone il non io, l’atto con cui lo pone è inconscio. In Schelling lo spirito opera nella natura in modo inconscio. Schopenhauer non appartiene all’idealismo, ma l’inconscio ha una parte centrale anche nel suo pensiero: dietro la volontà dell’individuo c’è infatti la spinta inconscia della volontà della specie. Eduard von Hartmann poi, nella sua opera maggiore Filosofia dell’inconscio fa una sintesi tra l’idealismo e le concezioni di Schopenhauer ponendo l’inconscio come il principio assoluto della realtà. Per Nietzsche poi l’inconscio affonda nelle potenze dionisiache della vita. Ma è senz’altro Freud che dà all’inconscio il conio con cui ancora oggi se ne parla. Marco Focchi Testo presentato il 26 giugno 2023 nella Gioranata nazionale tenutasi a Pisa con il titolo: Venti nuovi per la SLPcf Quando si cerca di fare la genealogia dell’idea dei cartelli nella Scuola, un riferimento abitualmente viene preso nell’esperienza di Bion con i gruppi. Lacan ne parla nel suo famoso testo su La psichiatria inglese e la guerra, e quindi è un tema che senz’altro è sullo sfondo dei suoi pensieri quando formula la proposta dei cartelli. Bion descrive un punto chiave della sua elaborazione del lavoro sui gruppi nel suo famoso esperimento di Northfield, Un risultato interessante di questo esperimento – dice – è la dimostrazione che non esiste la possibilità che un partecipante in un gruppo possa non far niente, nemmeno non facendo niente. Ne risulta che tutti i membri del gruppo, senza eccezione, sono responsabili del comportamento del gruppo. Intervento tenuto il 3 febbraio 2023 in occasione della presentazione del libro di Marco Rovelli, Soffro dunque siamo, Edizioni minimum fax, Roma 2023.
Marco Focchi Il libro di Marco Rovelli Soffro dunque siamo è innanzi tutto fatto di storie. Quando Marco è venuto da me, nel tempo in cui stava raccogliendo il materiale per il suo lavoro, mi ha chiesto delle storie da inserire nel suo libro. Se sono stato avaro con lui è stato senz’altro per eccesso di cautela. Nella misura infatti in cui una storia di vita è un caso clinico, diventa anche un serbatoio di dati sensibili sui quali la censura istituzionale ha gli occhi ben aperti ed è attenta e vigile. Ma il punto è proprio questo: una storia di vita è un caso clinico? Il libro di Marco è rivolto proprio a contestare questa assunzione, a negare l'idea cioè che una storia di vita sia un caso clinico, e che le difficoltà presentate da chi viene a consultare uno psicoterapeuta o uno psicoanalista costituiscano materiale di un caso clinico presentando questioni da affrontare da un punto di vista medico. Marco Focchi Conferenza tenuta via zoom venerdì 16 dicembre 2022 per la comunità della Escuela lacaniana de psicoanalisis a Vigo Il seminario Encore, segna la svolta dell’ultimo insegnamento di Lacan. La suddivisione del suo insegnamento in diverse fasi appartiene a una cronologica messa in risalto da Jacques-Alain Miller diventata ormai standard nel Campo freudiano. Cosa consideriamo come ultimo insegnamento di Lacan? Senz’altro quella parte in cui, accanto a tutte le strutture del significante costruite e messe in evidenza negli anni Cinquanta, prende spazio la nozione di godimento. Per approfondirne la lettura possiamo individuare tre assi principali che si sviluppano già a partire dalle prime lezioni del seminario: il primo e fondamentale asse riguarda l’introduzione del godimento, che si ripercuote sugli antri due, cioè: la necessaria riformulazione della nozione di Altro, e la ridefinizione del rapporto tra significante e significato Discussione sul libro di Marco Focchi "Manca sempre una cosa" con Roberto Caracci, all'interno del format "Salotto Caracci". Novembre 2022. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28 20131 Milano. Tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo Archivi
Settembre 2024
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