Intervento alla tavola rotonda che ha avuto luogo il 12 aprile 2017 a Milano presso la Casa della Psicologia in occasione della presentazione del libro di Laura Pigozzi "Mio figlio mi adora", Edizioni Nottetempo. Hanno partecipato: Anna Barracco, Marisa Fiumanò, Marco Focchi, Fabio Galimberti, Laura Pigozzi, Angelo Villa, Giovanna Zoboli di Marco Focchi Credo che qualsiasi discorso oggi riguardante la femminilità, in una qualunque delle sue sfaccettature, debba avere sullo sfondo l’esperienza storica del femminismo. Eric Hobsbawm, lo storico del Secolo breve, ha sostenuto che di tutte le rivoluzioni del Novecento quella femminile è stata l’unica che ha avuto successo, e che non ha mietuto vittime. E si tratta in effetti di una straordinaria rivoluzione che ha completamente trasformato i ruoli in cui storicamente si identificavano gli uomini e le donne. La rivoluzione femminista comincia, nel Novecento, con le suffragette, le donne che rivendicano il diritto di voto, che chiedono di avere voce in capitolo nel meccanismo di formazione delle decisioni nella comunità, che vogliono contare nel sociale, nello spazio pubblico, e non più solo in casa. È però nel secondo dopoguerra che escono i testi dove la questione femminile viene teorizzata e radicalizzata.
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