di Marco Focchi In his introduction to the booklet of the Istituto Freudiano, the Insitute that interfaces our School, the SLP, with the current law, Jacques-Alain Miller describes the Italian law aimed to regulate psychotherapy as illuminée, that is: inspired by the spirit of Enlightment. When we read this definition, at the time, we thought that maybe there was a little captatio benevolentiae in this expression: Miller was making a public statement, we had made the decision to adjust ourselves to the new legal situation, and of course the law couldn’t be publicly criticized. We all thought in fact that the law would create difficulties, restricting the practice of psychoanalysis to physicians and to psychologists, and imposing a bureaucratic machine to psychoanalytical training. di Marco Focchi Fino a un po’ di tempo fa sembrava chiaro cosa fosse uno psicoanalista: era uno che la sapeva abbastanza lunga da trapassarti da parte a parte con lo sguardo quando la lingua scivolava su un lapsus; ti faceva così sentire tutto il peso di quel che avevi detto senza volerlo dire. Le cose oggi sono cambiate, forse anche per via della grande varietà di strategie terapeutiche man mano messe a punto. Probabilmente agli psicoanalisti si attribuisce ancora la virtù di saperla lunga, ma quel che di più importante hanno acquisito è che la vita non si esaurisce nei simboli, e che ogni trattamento incontra il reale su cui s’inceppano le relazioni: non tutto può passare attraverso l’interpretazione. Nessuno pensa più, come ai tempi della terapia catartica, che sia sufficiente svelare il senso dei sintomi, né che vi siano automatismi toccando i quali si produce immancabilmente il cambiamento atteso. Quando entrano in gioco le relazioni tra il soggetto e l’Altro non possiamo ragionare in termini di connessione necessaria: c’è un margine di contingenza dove qualcosa può essere ma può anche non essere, e che dipende, in ultima istanza, da una decisione soggettiva. Certo quando affiora un disturbo è anche possibile risalire a ciò che l’ha generato. Un disturbo, un sintomo, una manifestazione patologica sono la risposta a un problema che prende forma entro determinate condizioni. Queste sono date da una situazione oggettiva di vita: non è lo stesso nascere in una famiglia dove i genitori si amano o si detestano, che hanno desiderato il bambino o l’hanno accolto come un impiccio, e così via. Non basta però far discendere l’etiologia in modo lineare da queste condizioni: essa va pensata in modo da includere un consenso soggettivo, per quanto inconscio: il bambino infatti comincia subito a rispondere in modo peculiare alle sollecitazioni da cui è investito. Il tipo di relazioni che così si creano formano la matrice di quello che il soggetto si troverà a vivere da adulto. |
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Dicembre 2024
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