Terzo tempo: gli psichiatri di Schumann Il tuffo nel Reno. Endenich Siamo all'epilogo, e l'epilogo, come sappiamo, è drammatico. L’ultima grande crisi psicologica della vita di Schumann finisce con un tentativo di suicidio che il compositore attua gettandosi nel Reno, ed è una storia ipnotica, in cui si vede l’astro del genio, che fino a quel momento ha brillato di luce incandescente, collassare nel buco nero della follia. Dopo questo, anche su sua richiesta, Schumannviene condotto in una clinica per malattie mentali a Endenich, un sobborgo di Bonn. Direttore delle clinica era il dottor Franz Richarz.
0 Comments
Pubblichiamo oggi il secondo tempo della conferenza-concerto tenutasi sabato 18 gennaio 2019 all'Auditorio di Milano. L'intervento di Marco Focchi è stato seguito dalle esecuzioni delle musiche di Schumann con la direzione del maestro Ruben Jais Secondo tempo: la follia come amplificatore del genio Patologie mentali e limiti Molte patologie mentali si presentano come un problema con i limiti. Pensiamo per esempio alla bulimia, dove c’è una spinta a divorare cibo ben oltre la sazietà, o le patologie di dipendenza in genere, come la ludopatia, o lo shopping compulsivo, che portano a comportamenti che vanno ben oltre il gioco o gli acquisti fatti per qualche necessità. L’insaziabilità del desiderio è una caratteristica peculiarmente umana, perché nell’animale ci sono precisi segnali biologici di sazietà a cui l’organismo obbedisce. Gli etologi, per esempio, hanno fatto un esperimento in cui tagliavano l’addome di un ape, e questa, in assenza del segnale di sazietà, continuava a succhiare nettare ininterrottamente fino alla morte. Quest’assenza di limiti nella bramosia umana è per l’appunto ciò che porta il desiderio ai confini con la pulsione di morte. Nell’uomo, che classicamente è definito come l’animale che ha il linguaggio, è proprio l’incontro con il linguaggio a disorganizzare la regolarità dei ritmi istintuali. In assenza di demarcazioni biologiche l’uomo deve trovare i propri limiti attraverso costruzioni simboliche, che determinano le abitudini, le norme, le condotte che seguiamo. Sabato 18 gennaio, con il titolo Tutti pazzi per la musica, ha avuto luogo, presso l'Auditorium di Milano la conferenza-concerto in cui Marco Focchi ha presentato la figura di Schumann, riflettendo sul rapporto tra follia e genio, e dialogando con il maestro Ruben Jais, che ha eseguito pezzi del repertorio schumaniano. Si sono alternati tre tempi di dialogo e di musica. Oggi pubblichiamo il primo intervento di Marco Focchi. Seguiranno gli altri due nei giorni successivi. Primo tempo: quando il sintomo è la musica Un germe di follia Se questa sera ci troviamo qui è perché siamo tutti pazzi per la musica, come indica il titolo stesso dell’evento. Ma c’è forse qualche ragione in più. È che c’è un germe di follia presente in qualche misura in tutti noi, e che tutti noi teniamo a bada con i mezzi di cui disponiamo, i quali possono essere più o meno istituzionali. Il modo più sicuro è identificarsi con i valori centrali della società in cui viviamo. Se siamo ben inseriti nel discorso sociale possiamo in genere avere binari abbastanza definiti, ben segnati, che ci permettono di correre su di essi senza troppo sbandare. Diversamente dobbiamo fare appello ad altre risorse, a invenzioni, a supplementi, a costruzioni aggiuntive che ci consentono di tenere la rotta nella navigazione della vita. Queste deviazioni – piccole o grandi che siano – dal tracciato assegnato dalle istituzioni sociali, sono quel che in psicoanalisi chiamiamo sintomi. In questa prospettiva i sintomi non sono segni di una patologia che ricade sotto un’etichetta diagnostica. Sono piuttosto i mezzi addizionali, i sovrappiù, l’extra, gli elementi straordinari a cui ci aggrappiamo per non perderci in quel labirinto inestricabile che è la vita. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28 20131 Milano. Tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo Archivi
Novembre 2024
Categorie |