![]() Terzo tempo: gli psichiatri di Schumann Il tuffo nel Reno. Endenich Siamo all'epilogo, e l'epilogo, come sappiamo, è drammatico. L’ultima grande crisi psicologica della vita di Schumann finisce con un tentativo di suicidio che il compositore attua gettandosi nel Reno, ed è una storia ipnotica, in cui si vede l’astro del genio, che fino a quel momento ha brillato di luce incandescente, collassare nel buco nero della follia. Dopo questo, anche su sua richiesta, Schumannviene condotto in una clinica per malattie mentali a Endenich, un sobborgo di Bonn. Direttore delle clinica era il dottor Franz Richarz. La non misurabilità delle patologie mentali
Bisogna a questo punto fare una precisazione. Le patologie mentali non sono come le malattie organiche di cui la medicina si occupa e che rispondono a precise cause biologiche. Nel diabete, per esempio, si misurano i livelli di insulina nel sangue e quando la si riscontra insufficiente si è in grado di fare una diagnosi. Le patologie mentali sono decisamente più sfuggenti, non si prestano a misurazione precisa. Per quanto si sia tentato di correlare la depressione e la schizofrenia a squilibri di adrenalina o dopamina nel cervello, non c’è nessun mezzo per misurare i livelli di queste sostanze in modo analogo a come si fa con l’insulina per il diabete. Delle patologie mentali in realtà ogni epoca si fa un’immagine relativa alla configurazione storica e simbolica che la definisce. Franz Richarz Il dottor Richarz, che aveva preso in carico Schumann, non era un personaggio di secondo piano: era l’esponente di una nuova corrente del pensiero psichiatrico in Germania. Cosa significa però una nuova scuola di psichiatria che nasce in quegli anni? Siamo in epoca di piena fioritura del pensiero positivista, che in Germania assume un carattere fortemente materialista in reazione all’impronta idealista lasciata della filosofia accademica. Uno psichiatra d’avanguardia in quegli anni è quindi un medico di orientamento marcatamente organicista, e le sue prospettive terapeutiche, in mancanza dei farmaci che conosciamo oggi – che compaiono nella psichiatria a partire dagli anni ’50 del novecento – cura i disturbi mentali con bagni, immersioni in acque termali, prescrizioni climatiche e misture di erbe. Schumann muore nel 1856, lo stesso anno in cui nascono Emil Kraepelin, uno dei fondatori della psichiatria moderna, e Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi. Dobbiamo considerare quindi che Schumann non ha potuto fruire di nessuna possibilità di trattamento dei disturbi mentali oggi conosciute. Diagnosi Di cosa soffriva Schumann? Il dottor Richarz eseguì una autopsia del corpo del compositore dopo la sua morte, che però viene considerata dai biografi assolutamente inadeguata rispetto ai criteri attuali. La sua diagnosi fu di paralisi generale incompleta, dove la dicitura incompleta significa che non è stata individuata nessuna lesione o patologia localizzabile. Richarz, come abbiamo detto, era di scuola organicista e la sua diagnosi non poteva che essere di matrice organicista. Nel 1906, cinquant’anni dopo la morte del compositore, Paul Julius Möbius formulò una diagnosi di dementia precox, cioè di quella malattia che, dopo Eugen Bleuler, è stata chiamata schizofrenia. Può non essere inutile ricordare che parte della fama del dottor Möbius è dovuta al suo saggio, pubblicato nel 1900, L’inferiorità mentale della donna. dove, senza offesa, e in base a una valutazione fondata su puri criteri biologici, spiega la necessità di escludere le donne da qualsivoglia ruolo sociale. Naturalmente bisogna dare la tara storica e relativizzare le opinioni in riferimento ai tempi, ma consideriamo che il 1900 è anche la data in cui viene pubblicata L’interpretazione dei sogni di Freud, che sulle donne aveva tutt’altra prospettiva. Quasi contemporaneamente a Möbius, un altro psichiatra si occupa di Schumann, il dottor Hans Gruhle, che diagnostica per il compositore un disturbo maniaco depressivo. Naturalmente tra Möbius e Gruhle parte un animato dibattito. L’autore che ha studiato nel modo più approfondito la patologia di Schumann è Peter Ostwald, che oltre a essere autore di una biografia di Schumann è anche psichiatra. Il suo libro è del 1985 e con i criteri più aggiornati del suo tempo, che sono quelli del DSM III, formula una diagnosi di disturbo affettivo maggiore di tipo bipolare. Anche questa diagnosi con i criteri attuali potrebbe essere discutibile, ma il problema è che oggi tutto il complesso delle diagnosi psichiatriche è in crisi. Crisi del paradigma neo-kraepeliniano Come dicevo Kraepelin nasce nel 1856, ed è lui a porre le basi di un sistema diagnostico che ha funzionato fino all’ultima edizione del DSM, la quinta, dopo di che tutto l’impianto ha cominciato a vacillare. È infatti andato in crisi il paradigma neo-kraepeliniano su cui si sono fondate le diverse edizioni del DSM, paradigma che presupponeva un dominio discreto, suddivisibile in precise classi d’appartenenza delle malattie mentali considerate come entità la cui individuazione univoca avrebbe permesso un intervento terapeutico mirato. Con la crisi del paradigma neo-kraepeliniano lo stesso confine tra normalità e patologia non appare più tanto sicuro, e anche l’idea di correlare una classe di disturbi a un’etiologia definita e sottostante non appare ormai più sostenibile. Per una figura come Schumann il problema diagnostico risulta oggi ozioso. Non è infatti dal lato della diagnosi che ci interessa prendere la questione, anche perché la diagnosi nel campo delle problematiche mentali, come abbiamo detto, non ha lo stesso valore che ha nel campo medico generale. Si sottolinea a volte come gli stessi pazienti esaminati da équipe psichiatriche diverse siano stati etichettati con diagnosi molto diverse tra loro. Non è un problema di errori o di limiti di competenza. È piuttosto, come ci si è cominciati a rendere conto, che il campo delle problematiche mentali non è definibile in una quadrettatura categoriale diagnostica con precisi confini. Ogni persona si trova di fronte a un problema singolare, che non fa parte di una categoria, e trova una soluzione particolare, che può essere più o meno favorevole. Diciamo che la soluzione di Schumann è stata grandiosa, e ancora oggi ci fa vibrare.
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