![]() Conferenza tenuta il 26 febbraio 2022 via zoom per la Escuele lacaniana de psicoanalisis, Comunità di Madrid Marco Focchi Lacan muta notevolmente la sua concezione del linguaggio nel passaggio dal primo all’ultimo momento del suo insegnamento, facendo scivolare man mano sullo sfondo il rimando alla linguistica e introducendo un forte riferimento alla matematica. In un passaggio di …ou pire Lacan mette in particolare l’accento su quella che definisce come l’origine puramente topologica del linguaggio (p.90). Se si legge questo passaggio senza attenzione si può restare un po’ perplessi. Cosa significa infatti origine puramente topologica del linguaggio? Se ci confrontiamo con l’inizio strutturalista e saussuriano di Lacan, il linguaggio è fatto di opposizioni, di elementi atomici contrapposti fra loro. La topologia sembra invece dare al linguaggio una base completamente diversa rispetto a quella saussuriana, prolungata poi da Jackobson, che negli anni ’70 rimane ancora un interlocutore per Lacan.
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![]() Introduzione al dibattito tenutosi presso l'Istituto freudiano sede di Milano il 29 marzo 2022 Marco Focchi L’immagine tradizionale della psicoanalisi divulgata dai media è quello di una pratica un po’ esoterica, che si occupa di simbolismi misteriosi e che il cinema ha a lungo sfruttato traendone spunti di drammatizzazione. Ora, come ricordava Eric Laurent nella Grande Conversazione che ha avuto luogo via zoom settimana scorsa, nel momento in cui la pandemia ci ha obbligato a spostare il nostro lavoro on line, ci troviamo di fronte a una diversa forma di drammatizzazione, diversa da quella della poltrona e del divano che è sempre stata la scenografia classica del dispositivo freudiano. ![]() Relazione d'apertura del Congresso internazionale La femme n'esiste pas tenuta a Parigi il 31 marzo 2022 Marco Focchi Ernest Jones descriveva l’atteggiamento di Freud nei confronti delle donne come piuttosto antiquato: le vedeva, secondo lui, nella luce di angeli soccorritori, sostanzialmente dedite al benessere degli uomini, come dimostrerebbe anche la sua scelta coniugale, stigmatizzata, ci riferisce Lacan, con il termine uxurious. Certo Jones con il femminile era più disinvolto, tenuto conto dell’epoca. Per quel che sappiamo aveva avuto una ricca amante olandese e due mogli. È sempre lui a riferirci del colloquio di Freud con Marie Bonaparte dove il maestro viennese sostiene di non essere mai riuscito a risolvere l’enigma di cosa vuole la donna. Se questo enigma resiste alla soluzione lungo tutto lo studio che Freud ha fatto della femminilità, è però interessante percorrerne nei suoi testi la genesi, e vedere in che modo il femminile diventi per lui un enigma. ![]() Conferenza tenuta via zoom il 12 marzo 2022 per la Escuela lacaniana de psicoanalisis, comunità di Palencia. Marco Focchi Tornare al Seminario I, che si è svolto nel biennio 1953-1954, ci porta a un Lacan diverso da quello a cui siamo abituati, più discorsivo, più comprensibile, niente a che vedere con i lampi fluorescenti che troviamo nei seminari degli anni ’70, più dialogico: si confronta con i partecipanti, risponde alle domande, le sollecita . Si presenta insomma in tutt’altro stile del monologo proposto di fronte a una platea estasiata e ammutolita degli ultimi anni. È un altro Lacan anche perché è un Lacan che precede l’introduzione della nozione di Altro maiuscolo che, sappiamo, compare solo partire dal Seminario II. I grandi concetti di riferimento sono quindi quelli presentati nella parte precedente del suo lavoro, e riguardano principalmente la topica dell’immaginario. Al centro di questa sta la presentazione dell’apparato speculare, costruito per spiegare il narcisismo e la centralità che assume in questa fase del pensiero di Lacan la distinzione tra io ideale e ideale dell’io. Sono già presenti evidentemente la funzione della parola e il campo del linguaggio, ma non sono ancora costituiti come l’insieme dell’Altro, che permetterà poi tutti gli sviluppi logici e matematici fondati sulla teoria degli insiemi, che troviamo in particolare in un seminario come Ou pire… ![]() Conferenza tenuta su zoom il 22 gennaio 2022 per la Escuela lacaniana del psicoanalisi di Siviglia Marco Focchi L’Uomo dei lupi è senz’altro il caso sul quale si è scritto di più nella storia della psicoanalisi. Se consideriamo solo il piano della letteratura primaria, ovvero delle persone, analisti e non, che hanno parlato di persona con Sergei Pankejeff, oltre a Freud che lo ha tenuto in analisi per quattro anni – tempo da lui considerato eccessivo tanto da dargli a un certo punto una scadenza – c’è Ruth Mack Brunswick, che lo ha preso in seconda tranche. Poi c’è Muriel Gardiner, psicoanalista americana che non ebbe Pankejeff in analisi ma ebbe con lui una serie di incontri attraverso i quali raccolse le sue memorie, e ancora Karin Obholzer, giornalista austriaca che ha realizzato alcuni colloqui con Pankejeff, raccolti poi in un libro. Il paziente di Freud ha dunque preso parola in prima persona, non solo attraverso i suoi analisti, e di lui sappiamo, oltre a quel che hanno raccontato i suoi analisti, anche quel che è rimasto fuori dal quadro della sua analisi, il suicidio della moglie per esempio. Abbiamo dunque un ritratto con diverse sfaccettature, preso da diversi angoli visuali e in diversi momenti. Sembrerebbe possibile afferrare l’uomo nella concretezza della sua vita e della sua storia clinica. E tuttavia, più ci addentriamo nel caso, più l’Uomo dei lupi ci sfugge di tra le dita. Certamente questo è uno dei casi, se non il caso più complesso fra quelli che Freud ci ha trasmesso. La ricchezza di materiale più che una facilitazione costituisce un ostacolo nel costruire un quadro clinico chiaro, e non per nulla l’Uomo dei lupi è al centro di un grande dibattito clinico sul problema della diagnosi. ![]() Discorso tenuto alla giornata organizzata su Zoom da Nodi freudiani il 27 novembre 2021 per la presentazione del libro di Sergio Contardi Una leggera indifferenza, un certo disinganno, un lieve disincanto. Marco Focchi Il rapporto che ho avuto con Sergio Contardi è sempre stato principalmente verbale, dialogico. Sergio tendeva infatti a pubblicare poco dei suoi interventi, alcuni dei quali ho letto nelle riviste che promuoveva, in particolare Scibbolet. Nelle conversazioni era però generoso, e ricordo i lunghi colloqui che ho avuto con lui in amicizia, colloqui di cui ora ritrovo nel libro i temi. In primo luogo c’è la considerazione del sintomo, la differenza di come il sintomo è trattato in psicoanalisi rispetto alla medicina. “Guarigione senza terapia”, il titolo che raggruppa i testi intorno a questo aspetto, esprime molto bene l’idea generale secondo cui la psicoanalisi è un modo di trattamento della sofferenza psichica che non ha l’obbiettivo di sopprimere il sintomo. ![]() Marco Focchi Apertura dei lavori di Sezione clinica a Milano presso l'Istituto freudiano il 4 dicembre 2021 Affrontando, quest’anno, la lettura del Seminario III di Lacan su Le psicosi, è utile tenere presente alcune date. Il seminario è stato tenuto nel 1955-1956. La clorpromazina fu sintetizzata per la prima volta nel 1951 con lo scopo di migliorare gli effetti dell’anestesia generale. Henri Laborit, un ufficiale medico militare dell’esercito francese, fu il primo a rendersi conto del possibile utilizzo che di questa sostanza poteva essere fatto in psichiatria, e a convincere gli psichiatri dell’ospedale di Val-De-Grace a somministrarla ai loro ricoverati. Di solito i ricoverati urlavano continuamente. Il successo della somministrazione fu siglato dalla frase stupita di Jean Delay: “On ne les écoute plus”, ovvero: non li si sente più gridare. Ma anche: non li si ascolta più. Non c’è più bisogno infatti di ascoltarli, lo psicofarmaco rende inutile l’ascolto. Inizia così un’altra era della psichiatria. ![]() Conferenza tenuta via Zoom per la comunità dell'Escuela lacaniana de psicoanalisis di Granada il 30 ottobre 2021 Marco Focchi Un testo come Radiophonie ci permette di misurare, credo, l'enorme voragine che segna la distanza del nostro tempo da quello degli anni Settanta, epoca in cui fu mandato in onda via radio il discorso di Lacan pubblicato poi in Sciliet, la rivista dell’Ecole freudienne, e successivamente incluso nella raccolta curata da Jacques-Alain Miller degli Altri scritti. Non riesco a immaginare nessuna radio che oggi accetterebbe di trasmettere un testo di tale complessità, neanche se presentato da una vedette culturale conosciuta, affermata e carismatica come era allora Lacan. Radiophonie è infatti un testo davvero difficile da districare anche solo nella lettura, e mi sembra impossibile concepire un ascoltatore, per quanto culturalmente ben attrezzato, in grado di decifrare, ponendosi semplicemente davanti alla radio, quel che in realtà era uno scritto destinato a una paziente e attenta lettura. La trasmissione, andata in onda nel giugno del 1970, era durata due ore e un quarto, e credo potesse calamitare l’attenzione solo se ci si lasciava ipnotizzare, senza pretesa di capire, dalla voce modulata di Lacan. Questo aspetto senz’altro non sfugge allo stesso Lacan, perché lo sottolinea con un’osservazione ironica all’inizio della sua prima risposta, dicendo che il modo in cui Freud può avere anticipato Saussure – questa è la domanda dell’intervistatore: come Freud possa aver anticipato Saussure – presuppone una mediazione diversa da quella in uso nella comunicazione di massa propria al mezzo su cui sta parlando, cioè la radio, e alla quale lui considera di non doversi adeguare. Il nuovo libro di Marco FocchiPresentazioneIl libro articola temi di clinica psicoanalitica con temi di critica sociale e politica.
Gli argomenti nascono all’interno di quell’ampio movimento chiamato Movida Zadig che nel 2017 si è sviluppato nell’ambito del Campo freudiano e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi su iniziativa di Jacques-Alain Miller. La tesi di fondo è che in una fase in cui la vita sociale viene misurata dagli algoritmi e i comportamenti soggettivi vengono trattati come calcolabili, in un’epoca in cui tutto deve essere reso possibile e raggiungibile, la mancanza implicita nell’inconscio, il punto d’impossibile che fa incontrare, disautomatizzano la gestione della vita mantenendo aperti gli spazi del desiderio. Dove tutto dovrebbe essere ricondotto alla misura, manca sempre una cosa, o ce n’è una di troppo, e questa è la definizione di salute mentale più sensata. ![]() di Marco Focchi Il termine perversione, che al tempo di Freud e nel lessico psicoanalitico era comune e di uso corrente, oggi è, in un certo senso, decaduto, è uscito dal vocabolario attuale, non è più considerato un termine politicamente corretto. Nella sua classificazione il DSM ha sostituito il termine perversione con quello di parafilia, che significa un modo di amare collaterale, marginale. Il presupposto da cui questa definizione procede è evidentemente l’esistenza di una linea principale, un mainstream che costituisce un modello dell’amore normale. Se il termine di perversione viene oggi rifiutato è perché in effetti ha in sé, per suo retaggio storico, una connotazione negativa, sicuramente meno neutrale di parafilia. |
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Dicembre 2022
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