Marco Focchi La mia biblioteca, come ogni biblioteca, accoglie libri, e i libri sono cose, semplici oggetti disponibili. Sono però oggetti molto particolari, perché contengono pensieri, e questi non sono immediatamente fruibili. Occorre entrarci, frequentarli esplorarli, interrogarli, starci insieme per un po', e solo allora aprono spazi al di là del loro supporto fisico. Questi spazi bisogna saperli immaginare, e prima di tutto vedere. La mia amica Liliana, pittrice e scenografa, ha scorto, e fissato nella foto, un angolo della stanza dove lo spazio sembra inabissarsi, aprire uno scorcio verso l’infinito. È un effetto ottico, ma è un modo, mi pare, di vedere al di là del visibile, di vedere quel che gli oggetti non mostrano, di sbirciare il pensabile, o l'impensabile, potremmo dire. È il colpo d’occhio che solo l’artista può dare, quel che ci fa dire che l'arte è una forma di pensiero.
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Marco Focchi Tutti abbiamo una nostra comfort zone, dove i disagi sono minimizzati, dove ci si sente in uno stato di benessere, dove è assente il senso di rischio. Il conio dell’espressione è dovuto al teorico del management Alasdair White, che l’ha definita come una condizione ansiosa neutra, nella quale il livello di prestazione può realizzarsi senza che il soggetto di senta messo a repentaglio, perché tutto è sotto controllo. Ma esiste una condizione in cui tutto è sotto controllo? Alessandra Milesi La dafne odorosa che vedete nella foto ha attirato un insetto, che succhia avidamente il suo nettare. Il nome della pianta viene attribuito a un botanico vissuto nella Roma imperiale all’epoca di Nerone. Sembra che vedendo la pianta, le cui foglie sono simili all’alloro, gli sia venuto in mente il mito di Dafne e Apollo. Sapete la storia no? Cupido, infastidito dalla vanterie di Apollo, che con le sue frecce aveva ucciso il serpente Pitone, si vendica scagliando ad Apollo la freccia d’oro, che fa innamorare, e a Dafne quella di piombo, che sollecita invece la repulsione. Apollo così, innamorato, insegue Dafne che lo respinge con tutte le sue forze, e che pur di non cadere nelle mani del dio chiede alla madre Gea di essere trasformata in alloro. D’Annunzio rievoca questo mito ne La pioggia nel pineto, raccontando “la favola bella che ieri ti illuse, che oggi mi illude.” Questa favola è quella eterna del desiderio che, appena serra la sua presa sull’oggetto inseguito, questo si trasforma, o si spoglia di attrattiva, e lascia languire eternamente nell’insoddisfazione. Ma solo noi umani, condannati, in quanto parlanti, secondo Lacan, all’assenza di rapporto sessuale. L’insetto della foto sembra invece pienamente appagato: la dafne che lui cercava era proprio quella che ha trovato, cosa che a noi, esseri parlanti, non capita mai! Clotilde Leguil
Lezione tenuta presso l'Istituto freudiano, sede di Milano, il 2 dicembre 2023 Il Seminario IV sulla relazione d’oggetto è stato considerato da Jacques-Alain Miller un seminario sulla figura della madre. Mentre il Seminario III sulle psicosi è un seminario sul padre, e più precisamente sulla preclusione del Nome-del-Padre nella psicosi, il Seminario IV è in effetti un Seminario che fa della figura della madre, della madre reale, la madre onnipotente, il personaggio centrale dell'elaborazione. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28, 20131 Milano tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo. Archivi
Dicembre 2024
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