Miquel Bassols Intervista di Leonora Troyanovsky “Crisi” è un significante del sociale. Cosa dicono gli psicoanalisti? Possiamo dire che introduce in qualche modo un ponte tra intensione ed estensione? Come pensa questa articolazione? In effetti la parola "crisi" è entrata nel discorso comune del mondo contemporaneo, e in modo tale che pare non vi sia alcuna possibile realtà sociale, economica o politica, che in qualche modo non evochi la crisi. C'è un posto oggigiorno che non risenta della crisi, se non altro perché la teme? Quel che veniva indicato come un momento più o meno transitorio – “Momenti di crisi” è stato, a Ginevra, il tema dell’ultimo Congresso della New Lacanian School – è venuto a essere una sorta di stato permanente, come il segno di un’epoca che si prolunga, senza che se ne percepisca un termine preciso.
0 Comments
Elisabetta Corrà – La stampa TuttoGreen Lo scorso 4 febbraio Rai3 ha trasmesso l’ultima puntata del programma Storie Maledette, ideato e condotto dalla giornalista Franca Leosini. La storia senza ritorno (da ciò che Dostoevskij identificò come il sottosuolo dell’anima) stavolta era l’aggressione di Luca Varani ai danni di Lucia Annibali, sfregiata in volto da un acido corrosivo nel 2013. Una vicenda di una crudeltà inedita che proprio per questo si conquistò una notevole attenzione sulle pagine di cronaca dei giornali, e un posto nell’archivio di atti che danno il termometro di quanto sta accadendo alla società contemporanea. Ma la lettura del reato proposta da Franca Leosini, che ha intervistato per due ore e mezzo un Luca Varani sempre più mortificato e confuso, si è spinta oltre la ricostruzione giuridica. E così, alla fine della puntata, la sensazione sgradevole passata da quest’uomo che si è preso 20 anni di carcere per aver devastato la vita di una donna, è la osmosi tra fatti efferati, che si stagliano come monadi improvvisamente visibili, e la nostra quotidianità. Quanti uomini sono come il Varani? Quante donne sono come la Annibali? Incalzato dalle domande di Franca Leosini, Luca Varani non ha saputo fornire una sola spiegazione minimamente consequenziale alle ragioni delle proprie azioni; i suoi agiti sono emersi nel racconto di una passione erotica durata anni come atti unici, isolati da un contesto interiore; neppure l’attrazione probabilmente perversa che lo legava alla Annibali - i due non riuscivano a lasciarsi, a chiudere, a rinunciare l’uno all’altra - ha trovato un “perché” ancorato ad un sentimento, o ad una emozione. L’inquietudine insita nelle frasi a volte autoassolutorie di quest’uomo distruttivo hanno alla fine restituito un ingombrante vuoto dove chiunque si sarebbe aspettato scuse, proteste, motivazioni, assunzioni di responsabilità. L’uomo che ha assoldato un sicario per sfregiare con l’acido il volto della propria amante è sembrato non tanto narcisista (certo, anche narcisista, come ha scritto Massimo Gramellini su La Stampa) quanto piuttosto incapace di inscrivere il proprio agire in una catena di causa/effetto. Un uomo, invece, profondamente scisso, che passa all’atto dove forse non lo desidera fino in fondo, e che poi delle conseguenze di questo atto non sa che farsene, perché gli sono estranee. Intervista a Marco Focchi in occasione del semianrio tenuto a Bilbao il 5 dicembre 2015 Si possono a grandi linee riconoscere nei media due posizioni di fronte all'orrore suscitato dagli attentati di Parigi. Una chiede un maggiore controllo e una sicurezza di polizia, oltre che rappresaglie militari in Siria. L’altra invoca un "mea culpa" per la partecipazione dei paesi europei nei conflitti economici e politici dei paesi del Medio Oriente. Come interpreta queste posizioni? Penso che la prima posizione possa essere interpretata in base a quel che Freud ha scritto ne "Il disagio della civiltà”, dove parla dell’equilibrio tra libertà e sicurezza, problema ripreso e aggiornato da Zygmunt Bauman. C’è un bilanciamento tra sicurezza e libertà, e le persone si preoccupano della sicurezza rinunciando alla libertà. Questo colloca le posizione a partire da cui il problema si pone nell’ambito della destra: si tratta, per la destra, di privilegiare la sicurezza, di imporla con la forza, con un riferimento a un’autorità forte, finanche una una protezione militare. La destra chiede più determinazione, più forza, più autorità. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28, 20131 Milano tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo. Archivi
Agosto 2024
Categorie
|