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Di cosa si parla

Psicoterapia a costo sociale

18/9/2017

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Dott. Stefano De Camillis
Responsabile del CAP - Centro di Ascolto Psicologico

Il CAP – Centro di Ascolto Psicologico è un’esperienza attiva da tre anni a Roma, svolgendo un’azione nel settore della prevenzione e cura del disagio mentale. Queste finalità sono supportate da scelte strategiche che muovono iniziative volte a diffondere una corretta cultura psicologica di base e a favorire l’accesso alla psicoterapia e al sostegno psicologico anche a fasce svantaggiate della popolazione. In particolare, è stata fatta la scelta di contenere il costo degli interventi psicoterapeutici attraverso tariffe sociali e sostenibili. È proprio di quest’ultimo aspetto che vorremmo argomentare le ragioni.

Una piccola fotografia
Il quadro della salute degli italiani scattata dall'Istat attraverso l'indagine Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, condotta tra il 2012 e il 2013, mostra un peggioramento dello stato di salute mentale rispetto al 2005. Questo si rileva prevalentemente tra i giovani fino ai 34 anni, soprattutto maschi, e tra gli adulti di 45-54 anni. Un calo ancora più rilevante si registra nell'indice di salute mentale delle persone straniere residenti in Italia. La depressione è il problema di salute mentale più diffuso e il più sensibile all'impatto della crisi attuale, riguardando circa 2,6 milioni di individui (5,3%), con una prevalenza tra le donne rispetto agli uomini in tutte le fasce di età. Riferisce di soffrire di ansietà cronica e depressione il 5,3% della popolazione (7,4% delle donne e 3,1% degli uomini). A partire dai 45 anni fino ai 64 anni le differenze di genere sono più nette, in queste fasce di età la quota di donne colpite da depressione e ansietà è quasi il triplo rispetto ai loro coetanei. 
Se passiamo poi al piano dei servizi sanitari pubblici, una indagine condotta a Roma (Giugno 2014 - Indagine sulla qualità della vita e dei servizi pubblici locali) rivela che il 53% dei cittadini romani si dichiara “piuttosto insoddisfatto” o “per niente soddisfatto”. Dati analoghi riguardano i servizi sociali pubblici, la stessa indagine rivela che le criticità rilevate dagli “utilizzatori” riguarda per il 10,8% la qualità e per il 33,6% l’accessibilità. Analogamente tra i motivi del “non utilizzo” troviamo tra i motivi il 4% per la qualità e il 23,5% l’accessibilità. 
Infine due dati sulla professione dello psicologo e la sua ricaduta sociale.
Il primo riguarda una Indagine di mercato sulla psicologia professionale in Italia commissionata dall’ENPAP nel 2015. Da questa ricerca emerge che la percezione delle funzioni che lo psicologo svolge sono: portare alla luce problemi latenti che possono influenzare negativamente la sfera personale e relazionale della persona; offrire un supporto specifico ad un problema manifesto; aiutare a cambiare il modo con cui si vede o ci si rapporta ad un problema; aiutare a trovare la strada per trovare il proprio equilibrio. Più in generale, le persone tendono a rivolgersi allo psicologo non soltanto per “curare” un malessere, ma anche con l’idea che un intervento psicologico possa essere utile a promuovere e favorire il proprio benessere, contribuendo a migliorare la qualità della vita. Dunque lo psicologo non si occupa più solo di intervenire là dove c’è un danno, ma anche prendendosi cura della salute e dello star bene.
A fronte di questo dato confortante ne emerge un altro diffuso da una campagna di sensibilizzazione dell’Ordine degli psicologi del Lazio: il 40% degli italiani si è consultata almeno una volta con un “mago” o un “cartomante”, solo il 20% con uno psicologo.

Le scelte economiche del CAP
Il Centro di Ascolto Psicologico, fin dalla sua costituzione, si è posto l’obiettivo di diventare sul territorio un punto di riferimento per ciò che attiene l’informazione, la prevenzione, e la cura in ambito psicologico. Nel conseguire questo obiettivo si è scelto anche di percorrere una strada “economica”, come variabile per cercare di abbattere gli elementi deterrenti che spesso impediscono, a chi ha bisogno di aiuto, di rivolgersi a figure professionali adeguate. Due sono le strategie che, in questa ottica, sono state adottate: offrire la consulenza psicologica gratuita (due incontri) e impostare la spesa per la psicoterapia su costi sociali.
Riteniamo che promuovere la consulenza psicologica gratuita sia una scelta obbligata perché in grado di far avvicinare, almeno per un primo incontro, quelle persone che, adducendo l’onere economico come impedimento, lo vanno ad aggiungere a quell’insieme di resistenze culturali e psichiche che spesso non fanno avvicinare chi è in difficoltà a psicologi e psicoterapeuti.
Siamo consapevoli che non è la sola variabile economica ad entrare in gioco nella scelta di non rivolgersi allo psicologo, ma abbiamo pensato che un abbattimento dell’impatto di questo aspetto potesse, al giorno d’oggi, giocare un ruolo non secondario. Anche se, spesso, si pensa che lo psicologo gratis sia sinonimo di servizio scadente o svolto con superficialità, il CAP fa proprio dell’accoglienza e della risposta un valore aggiunto del proprio servizio. Infatti, a differenza di quanto può accadere in altri contesti, il Centro di Ascolto Psicologico garantisce fin dall’inizio un contatto diretto con lo psicologo/psicoterapeuta che poi si farà carico di seguire la persona. Gli appuntamenti vengono dati nel giro di una settimana e, nei casi in cui venisse rilevata una urgenza, anche nell’arco delle 48 ore.
Su questa idea si è mossa anche la seconda strategia economica capace di incidere sui costi sostenuti dalle persone per una psicoterapia: proporre per tali percorsi un costo sociale sostenibile in grado, salvo in casi eccezionali, di non costituire un onere improponibile per il cliente. Come già detto sopra è la qualità del servizio che crea le premesse per lo stabilirsi di una relazione ottimale tra terapeuta e cliente. Così il CAP garantisce una continuità nel tempo di questo rapporto e una flessibilità negli incontri molto elevata.
Anche in questo caso siamo consci che lo slogan “psicologo gratis” non sia perseguibile in ambito psicoterapeutico per come si struttura questa attività, per i processi che deve mettere in moto e per il tipo di risorse che deve essere in grado di attivare. Ma, al tempo stesso, la cura psichica non può essere un privilegio solo per pochi cittadini in grado di sostenere le spese per affrontarla e non può sottostare alle criticità che le impone la gestione pubblica.

Le ragioni
Nonostante si sia definitivamente affermato nella nostra società un criterio capitalistico e d’impresa, riteniamo che le professioni dello psicologo e dello psicoterapeuta debbano ancora poggiare sul sentire come elemento del proprio lavoro quello della “missione”. Esistono lavori che trattano “l’umano” in termini di cura che dovrebbero costituire il proprio agire sulla dedizione all’altro, senza avvertire che il proprio prestigio o riconoscimento passino esclusivamente attraverso il riconoscimento economico professionale. 
Le ragioni dell’accoglienza sono ancora il fondamento portante della pratica psicoterapeutica per cui una eccessiva selettività operata sul piano economico risulta contraria a questo principio. 
Ciò non toglie che possano esserci anche contesti privati in cui la psicoterapia abbia “normali” tariffe di mercato, ma questo non deve far passare l’idea che proporre un servizio psicologico a costi sociali comporti di per sé una diminutio della professione.
Del resto l’importanza o l’impatto di una prestazione psicologica non si misura in base al costo ma sulla capacità di dare alla persona un reale aiuto rispetto alle proprie problematiche. È dunque possibile operare un rovesciamento logico per cui un costo sociale della psicoterapia non “svende” la professione ma estende la sua reale utilità sociale.
Nello specifico della psicoterapia riteniamo che ci debba essere un impegno economico da parte del paziente/cliente ma che questo non dovrebbe rappresentare un onere che renda la cura psicologica impossibile perché i suoi costi incidono negativamente sui bilanci familiari e personali. Sostanzialmente, abbiamo rovesciato l’assunto per cui, nello stabilire le “giuste” tariffe”, viene prima il riconoscimento della prestazione piuttosto che il bisogno di cura della persona. Senza dilungarci in discorsi che sicuramente hanno risvolti politici (nel senso alto del termine), abbiamo usato nell’organizzare il servizio del Centro di Ascolto Psicologico un criterio di sussidiarietà rispetto a quello che dovrebbe fare un servizio pubblico accessibile e fruibile per tutti.
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