di Elisabetta Corrà – La stampa - TuttoGreen Se c’è un aspetto della precarizzazione della società che ha maggiormente alimentato ciò che di recente Pankaj Mishra ha definito “the age of anger” (l’età della rabbia), il sentimento di umiliazione rancorosa e disperata di chi è escluso dalla ricchezza e dai consumi, è il culto della performance. La domanda prestazionale, declinata in migliaia di modi, affligge i precari, i giovani, tutti coloro che provano nel concreto dei propri corpi e delle proprie vite la “manipolazione collettiva” che Michela Marzano ha smascherato nei suoi studi sulla religione del lavoro, e del successo. Alessandro D’Avenia ha scritto un libro ispirato contro tutto questo, un libro avvincente e onesto che parla del nostro presente con coraggio: L’arte di essere fragili (Mondadori). Il libro racconta la vita di Giacomo Leopardi, poeta non votato ad un pessimismo logorante, ma, spiega l’autore, affamato di infinito e di felicità che seppe creare con i suoi versi una alternativa feconda al proprio stesso devastante dolore.
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Marco Focchi intervista di Pino Alberola 1. Siamo sottomessi alla tecnología? La tecnica è il prolungamento del gesto. Lo mostra bene il film di Stanley Kubrick “2001 Odissea nello spazio", dove all’inizio l’osso brandito dallo scimmione diventa un’arma, e alla fine invece il computer si rivolta e uccide gli astronauti che vogliono disattivarlo. Prima l’uomo, o l’ominide, sembra padrone dello strumento, poi ne diventa vittima. La filosofia contemporanea ha pensato la tecnica come forma estrema di dominio, ma di un dominio che sfugge di mano all’uomo, dove quel che prima era mezzo – la tecnica come tramite per raggiungere uno scopo – diventa fine in sé, e così trasformandosi la tecnica pone l’uomo stesso sotto il proprio dominio. Ma per la tecnica possiamo fare lo stesso ragionamento che per il linguaggio: apparentemente il linguaggio è un mezzo per comunicare, ma questo è solo il suo aspetto più superficiale, e l’uomo non né è mai completamente padrone, come dimostrano il lapsus, il motto di spirito, la creazione poetica. Temiamo di essere dominati dalla tecnica perché sentiamo di non essere completamente padroni del linguaggio, del gesto, del nostro corpo stesso, e questa è una delle inquietudini più profonde, ma che non si risolve con la ricerca di una maggior forza nel dominio. |
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Agosto 2024
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