Conferenza tenuta il 29 novembre a Milano presso l'Istituto freudiano, per la rassegna I venerdì milanesi di psicoanalisi e politica Laurent Dupont Che cosa vuol dire “essere se stessi”? Dire “io sono” è già un enigma. Per esempio, dopo gli attentati di Charlie Hebdo in Francia, milioni di persone sono scesi in strada con i cartelli: Io sono Charlie. Erano davvero «Charlie»? In che cosa si sentivano Charlie? Prima, c’era stato il famoso: «Ich bin ein Berliner » pronunciato da John Fitzgerald Kennedy a Berlino durante la guerra fredda. Ovviamente, lui non era né tedesco né berlinese. Che cosa voleva dire, che cosa intendeva con Ich bin ein Berliner ? C’è un effetto iceberg: “io sono” non è che la punta dell’iceberg. Quanto valgono quindi questi «io sono»? Cosa siamo veramente? Io sono non è una certezza. È una parola, un significante che ci rappresenta in un dato momento. Ciò che Lacan ha definito con: il significante rappresenta il soggetto per un altro significante. E che lui scrive: S1–S2.
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Nel corso introduttivo della Sezione Clinica di Bruxelles, Gil Caroz ha affrontato le questioni dell’atto. La prima riguarda la concezione generale, dell'atto in psicoanalisi. La seconda concerne ciò che Lacan dice dell'atto psicoanalitico relativamente alla fine di una cura. Di seguito presentiamo alcuni estratti scelti da Sophie Boucquey, partecipante alla Sezione Clinica di Bruxelles. Gli Caroz L’atto è innanzitutto un superamento, o una trasgressione. È anche un modo di cominciare, un nuovo inizio, è creatore. Ogni atto è in qualche modo un atto di nascita, o un colpo di stato. Quel che viene dopo non è più come quel che c’era prima. L’atto, infine, viene giudicato dalle sue conseguenze e non dalle sue intenzioni. Come analisti, diffidiamo delle intenzioni e maggior ragione quando sono buone. Lo psicoanalista non crede davvero alle buone intenzioni; ciò che conta è comunque il risultato dell'atto. www.amazon.it/Linconscio-algoritmico-lamore-Marco-Focchi/dp/8893144530 In tutte le librerie e acquistabile online Gli algoritmi hanno completamente pervaso la nostra vita. Se vogliamo raggiungere una località sconosciuta non andiamo più a consultare l’Atlante, inseriamo le coordinate nel navigatore dell’auto e ci lasciamo guidare nel percorso meccanicamente calcolato. Sappiamo che se acquistiamo un libro su Amazon l’algoritmo ha già indovinato i nostri gusti per proporci gli acquisti successivi. Le reti sociali suggeriscono amici e pubblicità basati sui nostri interessi. Gli algoritmi valutano i rischi nei nostri investimenti finanziari, entrano nella gestione della nostra salute analizzando grandi quantità di dati per formulare diagnosi e suggerire trattamenti, nell’educazione personalizzano i percorsi di apprendimento in base ai progressi e alle esigenze degli studenti. Naturalmente la neutralità di queste procedure è solo apparente, perché quando l’algoritmo diventa una forma di controllo rendendo le persone al lavoro schiave di ritmi forsennati, o a rischio licenziamento per insufficiente produttività, vediamo bene chi tiene il manico del coltello. La psicoanalisi però non è succube del determinismo. Pur essendo nata nel momento di grande fioritura del positivismo, non ha tuttavia mai considerato che l’uomo fosse schiacciato e annullato nel funzionamento dei meccanismi. Al fondo dell’esperienza psicoanalitica c'è sempre una scelta, il che vuol dire che in ultima istanza la psicoanalisi è un’esperienza etica e di liberazione. (Dalla prefazione del libro) Dominique Holvoet Domenica, ore 18, sulla pista dell'aeroporto di Sofia, dopo tre giorni di seminario con i nostri colleghi bulgari e numerose discussioni di casi. L'aereo si sta preparando per il decollo. Apro il mio tablet per scrivervi e studiare il mio caso. La domanda è: che uso fa dei suoi oggetti in questo passaggio dal privato al pubblico dopo la passe? Rispondo in volo. Tre domande a Jacques-Alain Miller Nel 1946, nel suo Discorso sulla causalità psichica, Lacan, percependo già il rischio che la psichiatria correva di ricercare la causa della follia nella neurologia, dà un resoconto del declino della clinica psichiatrica. L’equazione sarebbe quindi: tutti sono pazzi + causa neurologica = depatologizzazione? Francisco Hernández Diaz Praticamente fin dalle prime riunioni del Cartello, la preoccupazione nel definire il mio possibile tratto divenne evidente, preoccupante, direi oggi. Mi accorsi che non si trattava di elaborare intellettualmente un “tratto leggibile o intelligibile”, così per togliermi d'impaccio proposi quello dell’ "esistenza" che, comunque, faceva parte del nucleo duro della mia preoccupazione storica, in parte conoscendola, in parte subendola, in parte sentendola o notandone inconsciamente l'insistenza in mille modi. Conferenza tenuta presso la sede dell?istituto freudiano a MIlano il 6 maggio 2024 in occasione dei Venerdì milanesi di psicoanalisi e politica. Bogdan Wolf Dopo aver scelto il tema di oggi, mi sono reso conto che è stato il tema a scegliere me, in qualche modo. La mia analisi è iniziata dalla rottura di una relazione, che ho percepito come la fine del mondo. Mi ci sono voluti alcuni anni per capire quale fosse stato il mio contributo a questa rottura. La bacchetta sceglie il mago, come ci racconta la storia di Harry Potter, il che rende il mago non meno incline a essere ingannato da qualsiasi altro essere parlante. Quindi, posso dire che il significante, l'amore, ha scelto il soggetto. Da questo punto di vista una scelta equivale a un'eresia nella misura in cui il soggetto viene ingannato, il che apre la strada alla singolarità. Conferenza di: Marco Focchi. Coordinatore: Santiago Castellanos 31 maggio 2024. Convegno del ciclo "Appuntamento con la pratica psicoanalitica oggi", organizzato dal Seminario di Campo Freudiano della Sezione Clinica di Madrid (Nucep). Verranno esplorate le variazioni che la pratica clinica ha subito dai tempi di Freud fino al modo in cui pratichiamo oggi in campo freudiano. Un modo per misurare questa distanza è la differenza tra definire il sintomo come una metafora di cui si elimina il significato, e il sintomo come un evento nel corpo. Questo ci porterà attraverso diverse questioni, considerando il significato dell'intimità, del visibile e dell'invisibile, delle fratture nella continuità della vita e delle complessità dell'origine. Seminario tenuto il 13 maggio 2024 presso la sede milanese dell'Istituto freudiano Cinzia Crosali Da molto tempo mi interesso alla depressione, la mia pratica clinica mi ci ha condotto e questo interesse si è sviluppato su due versanti: il primo è quello del malessere del soggetto, nella sua manifestazione singolare, quella della sofferenza particolare, presa caso per caso; il secondo è quello della depressione in quanto malessere sociale, in quanto effetto endemico della nostra epoca, iscritto nel discorso, vale a dire nel legame sociale, secondo la formalizzazione che Lacan fa del discorso. La parola “depressione” è talmente utilizzata nel discorso comune che ha perso consistenza, è diventata una parola valigia, un contenitore, nel quale le espressioni come malessere esistenziale, tristezza, disperazione, melanconia, blues, sono mescolate nel disordine più totale. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28, 20131 Milano tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo. Archivi
Dicembre 2024
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