Tra rappresentazione e simulazione, l’immagine della natura prodotta dalla scienza resta saldamente ancorata a un’idea antica. È bloccata nel tempo, non dalla tecnica ma dal suo statuto: la meraviglia e l’orrore.
Mauro Panzeri Una premessa: per leggere questo testo occorre, prima di iniziare, andarsi a vedere le immagini di cui tratta. La prima, in ordine di esposizione, si trova qui: https://phil.cdc.gov/Details.aspx?pid=23312 Le seconde invece qui: https://en.wikipedia.org/wiki/Kunstformen_der_Natur “Creare un’immagine consiste nel togliere all’oggetto tutte le sue dimensioni a una a una: il peso, il rilievo, il profumo, la profondità, il tempo, la continuità e certamente il senso”. 1 Jean Baudrillard All’inizio del lockdown, dai primi di marzo di quest’anno, ho seguito online le tesi di un gruppo di studenti IED fino a luglio, quando si sono poi diplomati con distante soddisfazione. La comunicazione tra noi venne regolata da incontri settimanali piuttosto complicati: si può immaginare quanto possa essere difficile visionare e discutere di progetti grafici in remoto, soprattutto trattandosi di libri, complessi e in costruzione. Per rafforzare questa impresa comune, decisi di aumentare il tasso di comunicazione con gli studenti e mantenere vivaci le relazioni (e anche me stesso) facendo ricerca e inviando loro molti materiali di prima mano, ricercati in rete, sul tema del covid-19. Credo sia stato contemporaneamente un tentativo personale di trovare letture (e immagini) interessanti da contrapporre all’ossessiva invasione televisiva di quel primo, imprevedibile periodo e anche un modo per offrire a tutti materiali di buona qualità e onestà intellettuale per la gestione del disagio. La maggior parte di questi contributi erano semplici segnalazioni di siti, spesso internazionali, per possibili letture. Ma ho scritto anche qualcosa di personale. ![]() La clinica psicoanalitica di Jacques Lacan - di Marco Focchi Lacan è stato considerato un pensatore complesso, di difficile lettura, e in effetti decodificarlo non è certo semplice. Il lavoro fatto però in questi anni nell'Associazione Mondiale di Psicoanalisi, che riunisce le Scuole lacaniane presenti in diversi Paesi, ha contribuito a offrire chiavi di lettura indispensabili a far emergere dai suoi testi un profilo clinico forte e nitido. Grande critico di tutti gli standard nati negli anni Cinquanta per stabilizzare, ma al tempo stesso burocratizzare, la pratica psicoanalitica, Lacan ha saputo dare solidi principi per la conduzione della cura e costruire bussole concettuali in grado di orientarla in modo senz'altro più significativo che non le regole empiriche di cui spesso sono composti i manuali. Il presente libro fa parte di questo sforzo collettivo realizzato nell'ambito Associazione Mondiale di Psicoanalisi per delineare una clinica di orientamento lacaniano, per farne emergere i principi attraverso diversi momenti: dall'analisi delle psicosi, alla modalità di scansione delle sedute, dagli studi letterari usati come paradigmi clinici, alla funzione del desiderio dell'analista nella cura. Da oggi disponibile in tutte le librerie e in vendita on line su: www.ibs.it/clinica-psicoanalitica-di-jacques-lacan-libro-marco-focchi/e/9788893142755 ![]() La conferenza, tenuta da Marco Focchi in dialogo con Michele Bottali, avrà luogo su piattaforma Zoom il 16 dicembre alle h 20,45. La partecipazione è gratuita. Chi desidera partecipare può segnalarsi per ricevere il link a: infoeventilombardia@gmail.com Argomento Nel giugno del 1992 a Milano si teneva, organizzato dal GISEP – il gruppo di lavoro da cui è nata la SLP – un Convegno sul tema: L’identità freudiana della psicoanalisi. Da allora è trascorso parecchio tempo, e molte cose sono cambiate: la nostra clinica innanzi tutto, con l’attenzione ai nuovi sintomi, con la nascita della psicoanalisi applicata, con il ricentramento da una clinica focalizzata sul padre a una imperniata sul sintoma. È una clinica che non definiamo neppure più freudiana, proprio perché quella freudiana è una clinica del padre. Il declino del Nome del Padre si è imposto come tema centrale dopo il seminario del 1996-1997 di Jacques-Alain Miller e di Eric Laurent su L’Altro che non esiste e i suoi comitati etici. Se non vogliamo abbracciare una visione essenzialista della psicoanalisi, nella quale si sono impantanati diversi nostri colleghi lacaniani fuori dal Campo freudiano, credo sia necessario quindi vedere la psicoanalisi nelle sue trasformazioni, che rispondono al contesto sociale, alle mille sollecitazioni e risonanze che ci vengono dal mondo in cui viviamo, un mondo che non sta fermo, e nel quale neppure la psicoanalisi può stare ferma. Credo che il nostro interrogativo oggi non possa più riguardare quindi l’identità della psicoanalisi, ma il punto in cui essa si trova, e il compito di fronte al quale tutti noi ci troviamo per mantenerla all’altezza della soggettività della sua epoca. |
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