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Di cosa si parla

L'artista precede lo psicoanalista

3/7/2025

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FotoMy bed, Tracey Emin, 1998
Ripresa degli argomenti sviluppati in un’intervista a Studio Lacan l’11 marzo 2023, disponibile su You tube

Alexandre Stevens


«L’unico vantaggio che uno psicoanalista ha diritto di trarre dalla sua posizione […] è di ricordare, attraverso Freud, che nel suo campo l’artista lo precede sempre» (1) scrive Lacan nel suo omaggio a Marguerite Duras. Qualsiasi altro uso dell'opera o della biografia di un artista sarebbe sbagliato. Lo psicoanalista «non deve dunque fare lo psicologo dove l'artista gli apre la strada» (2). Non deve cercare di mostrare la nevrosi dell'autore, perché sarebbe pedante, stupido e villano (3), dice Lacan.



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La prospettiva del sintoma*

23/6/2025

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Jacques-Alain Miller


Sono lieto di accogliere a vostro nome i nuovi analisti de l’École (AE). Ci riporteranno, come consuetudine, la loro testimonianza. Come già detto da Clotilde Leguil, le testimonianze degli AE «rispondono in modo sovversivo in epoca di valutazione, dando parola agli analizzanti, fino ad ora senza voce nella comunità analitica, per raccontarci cos’è un’esperienza analitica da cui il soggetto che l’ha vissuta non si è ancora staccato. Quindi, seduta breve, punteggiatura, interpretazione, equivoco, disturbo della difesa, formano analisti capaci di dirci qualcosa in prima persona. Il valore etico dei racconti di passe risiede negli effetti d'orientamento che producono sulle analisi in corso». Clotilde Leguil (1)  si riferiva essenzialmente alle 38esime Giornate dell’ECF, dove sono intervenuti molti colleghi ancora in analisi, ma questa osservazione sul valore etico delle testimonianze si addice anche a quelle degli AE.
Queste testimonianze non vanno prese come modelli – sono completamente diverse le une dalle altre. Evidenziare la loro unicità non può tuttavia non avere un impatto sulle analisi in corso. Dobbiamo quindi misurare la nostra responsabilità.


Contingenza e prospettiva del sintoma
Il modo in cui sono messe in sequenza deriva da una pura contingenza. Tuttavia, producono necessariamente senso. Per un sociologo, queste testimonianze potrebbero un giorno essere utilizzate per indicare che cosa sia oggi un'analisi. Non è il nostro punto di vista. Ogni testimonianza porta con sé qualcosa di singolare e, in tal senso, tocca qui che c’è di più singolare ciascuno di noi. Non le possiamo leggere o ascoltare in un'assemblea come la nostra senza porci la domanda: «Cosa dice questo di me? »
Si tratta di lunghe analisi, di passe dell’epoca del sintoma, nel senso in cui Lacan usa questa parola nel suo ultimo insegnamento. Non si tratta di guarigione, ma neanche solo di mettere in luce la decifrazione dei sintomi per aprire a quello che un tempo chiamavamo l’attraversamento della fantasma.
Le ho lette ponendomi questa domanda: «Cos'è esattamente la prospettiva del sintoma?». È una prospettiva che svela che ciò che abbiamo chiamato attraversamento della fantasma è sempre stato un attraversamento in modo immaginario. Con la parola attraversamento intendevamo dire che c'è stata una riduzione dell'immaginario e che, al posto dei personaggi incarnati della vita del soggetto, emergevano funzioni che si potrebbero credere astratte – ma che vediamo fino a che punto scoprirle nelle analisi sia concreto – e in modo che se ne delinea il modo di godere, che è un modo costante. Abbiamo così scoperto, decifrando Lacan, che l'attraversamento del fantasma era una formalizzazione del modo di godere.
Dal punto di vista del sintoma abbiamo, da un lato, il concetto di un modo di godere invariante, e tuttavia c’è qualcosa di meglio. Voi, gli AE, siete qui per dirci cosa c'è di meglio, ovvero il sollievo, la novità e, cosa che Lacan dice molto semplicemente, la soddisfazione. L'accesso a una certa soddisfazione vi ha permesso di concludere che potreste fare a meno di un analista. Non dell'analisi – si suppone si resti analizzanti, come attestate venendo qui – ma di un analista.
La questione allora è come il meglio s’inscrive nell’invariante.  Vi ho letto ponendomi questa domanda. Quali sono le ipotesi? Si tratta di un cambio di regime, di cambiamenti di intensità difficili da esprimere, o di spostamenti che generano disgiunzioni e congiunzioni inedite? Forse si tratta di qualcos’altro ancora, che ho capito meglio leggendo questi testi. Come vedrete, si tratta di testi di una certa lunghezza, pensati per essere studiati e ripresi.


*Lacan usa due grafie per sintomo, quella corrente del francese attuale symptôme e una antica, ripresa da Rabelais, sinthome, che Miller riprende in questo testo. Si tratta semplicemente con sinthome di differenziare il valore che il sintomo prende nell’esperienza psicoanalitica. In italiano c’è l’uso, che si trova per esempio in testi medici ottocenteschi, del termine sintoma. Lo adottiamo qui, differenziandolo da sintomo, per indicare con analoga variazione grafica il senso che sinthome assume nell’ultimo insegnamento di Lacan.


1. Clotilde Leguil, « Précarité de la fin d’analyse au XXIe siècle », congresso dell’AMP, Semblants et sinthome, Parigi, 26 aprile 2010.

Traduzione ddi Micol Martinez
Fonte: La Cause freudienne n° 75

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Scienza e psicoanalisi

20/6/2025

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Stéphanie Lavigne
La psicoanalisi è nata dalla scienza, ne è una conseguenza. Se Sigmund Freud auspicava che "fosse inclusa tra le scienze" [1], era perché aveva plasmato e illuminato l’inconscio a partire da una sovversione del discorso neurologico. È stato necessario per lui capire ciò che è precluso nella scienza, ovvero una "verità supposta agire": la "verità come causa" [2], così chiamata da Lacan nel 1965. In che modo sono annodate scienza e psicoanalisi? Questa domanda attraversa tutto l'insegnamento di Lacan, ma coglierò questo nodo a partire dalla trasmissione della psicoanalisi.


Lacan rispondeva forse a questa domanda quando, nel 1971, all'ospedale Saint-Anne, si chiedeva quale posto debba avere lo psicoanalista: «La questione è di sapere cosa la scienza – che la psicoanalisi, ora come al tempo di Freud, può solo accompagnare – può raggiungere di quel che rientra nel termine del reale» [3]. Per lui si tratta allora di indicare il sapere dell'impotenza di fronte al reale che lo psicoanalista può trasmettere.


Lacan descrive la psicoanalisi dapprima come rifiuto della scienza, poi come rifiuto dell'umanità: “il sapere scientifico ha trasmesso un desiderio inaudito ai rifiuti della dotta ignoranza" [4] - questo desiderio è quello dello psicoanalista. Voleva “che un approccio di tipo scientifico fosse efficace in psicoanalisi" [5]. Con Jacques-Alain Miller, comprendiamo che se "Lacan ha potuto dire che [la] passe [è] un fallimento" lo è di fronte alle esigenze scientifiche, e più precisamente rispetto alla trasmissione dei suoi risultati [6]. Come si possono trasmettere risultati che non siano relativi a dei numeri, ma a una logica lacaniana?


Dal lato della scienza, «c'è del sapere nel reale», è la scienza di Galileo dove l'essere stesso è matematico [7] e dal lato della psicoanalisi, non c'è rapporto sessuale. Nella "Nota italiana", Lacan oppone l'assioma della scienza a quello della psicoanalisi: «L'inconscio, anche se lo qualifichiamo come sapere, non è sapere nel reale» [8], precisando che la psicoanalisi «ospita un altro sapere, in un altro luogo» [9]. Tuttavia, il «c'è» e il «non c'è» si rispondono.


Nel 1973, Lacan rimane fermo nella sua ambizione, proponendo che la psicoanalisi si porrebbe sullo stesso piano della scienza dimostrando che è impossibile scrivere la relazione tra i sessi [10]. Non può più essere letta; o si scrive o non si scrive. Per raggiungere questo obiettivo, è passato da un “lasciare parlare la verità” formula che si opponeva alla scienza, all’inconscio sapere , attraverso lo scritto: “non c’è rapporto sessuale” che non cessa di non scriversi. È un punto d’appoggio nella forma logica del sapere scientifico. Inoltre, seguendo J.-A. Miller, la dimostrazione di una fine d'analisi potrebbe essere "un delirio cantoriano [...] capace di raggiungere un sapere che sembra in attesa nel reale" [12]. Tra annodare e snodare, il discorso analitico continua oggi a rispondere e a interpretare il discorso della scienza.

Traduzione di Micol Martinez
Fonte: Hebdo Blog, 3 dicembre 2023


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Una partitura di algoritmi

12/5/2025

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Emilia Cece

Lettura di L'inconscio algoritmico e l'amore, di Marco Focchi

Il testo di Marco Focchi, raccoglie le conferenze più importanti degli ultimi sei anni, si presenta come una sinfonia ed è dunque, un testo che si fa ascoltare. Da Milano a Parigi, da Ravenna a Plovdiv, da Madrid a Napoli, a Siviglia, a Bologna, raccoglie l’eco della psicoanalisi lacaniana nel mondo.
Scorrendone la partitura, si può notare subito, dall’Overture, che l’opera procede come in dispersione caleidoscopica, ma tra le parti si nasconde il filo che le conferisce una sua specifica struttura unitaria, una cornice nella quale si può inquadrare la ricerca più attuale dell’autore.


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Dal soggetto supposto sapere al sapere senza soggetto: una prospettiva psicoanalitica sull’Intelligenza Artificiale

6/5/2025

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Chiara Rossi

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale acquisisce un ruolo sempre più significativo nella nostra quotidianità, la psicoanalisi si trova di fronte a una sfida cruciale: preservare la propria specificità e rilevanza in un mondo che tende a ridurre ogni esperienza a risposte immediate e processi standardizzati. Sebbene l'IA si presenti come uno strumento potente, capace di replicare alcune funzioni cognitive umane, la sua capacità di comprendere e interagire con la realtà rimane profondamente diversa da quella dell'intelligenza umana. È proprio in questa divergenza che si apre lo spazio per una riflessione psicoanalitica sul senso dell’intelligenza e del sapere.
Il termine intelligenza artificiale risulta, infatti, per sua natura ampiamente indeterminato e sfuggente. Benché si riferisca a un insieme specifico di progetti, realizzazioni teoriche e tecnologiche, l'IA manca di una definizione univoca e ufficialmente condivisa, restando un concetto in continua evoluzione. Daniel Andler1 la definisce un vero e proprio enigma, poiché mira a replicare l'intelligenza umana, la cui natura è altrettanto enigmatica e inafferrabile.
A differenza dell'IA, però, l’intelligenza umana non può essere pienamente descritta né catturata attraverso parametri misurabili o definizioni esaustive. Essa va concepita come una norma che qualifica il rapporto tra un individuo e il proprio mondo. Questo implica che l'intelligenza non vada considerata semplicemente come un insieme di facoltà cognitive, ma una modalità con cui il soggetto si confronta con la realtà, interpretandola e agendo su di essa.


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I libri della psiche di Maria Vittoria Lodovichi

9/4/2025

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Care e cari,
vi diamo notizia di un’iniziativa importante per la nostra comunità: la condivisione della Biblioteca personale di Maria Vittoria Lodovichi, collega di grande intelligenza e sensibilità, scomparsa prematuramente.
Il marito ha scelto di donare oltre 800 volumi della sua biblioteca, di cui molti affini al nostro orientamento,  affinché possano continuare a circolare, a generare cultura e a trasmettere il sapere psicoanalitico.
Questa preziosa iniziativa consentirà anche di finanziare una Borsa di studio per gli Allievi del primo anno che si iscriveranno l’anno prossimo all’Istituto freudiano, offrendo così un’opportunità concreta a un futuro collega che vorrebbe intraprendere un percorso di formazione in psicoanalisi lacaniana.
I volumi sono disponibili attraverso il sito Libri della Psiche, che ospita il progetto dedicato a Maria Vittoria Lodovichi.
Per maggiori informazioni e per consultare il catalogo:
https://libridellapsiche.it/
​Vi invitiamo a sostenere e a diffondere questa iniziativa, che coniuga il sapere con la generosità e il desiderio di trasmissione.
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Delucidazioni su Lacan

4/3/2025

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Nuova pubblicazione

Jacques-Alain Miller
DELUCIDAZIONI SU LACAN 
edizione italiana a cura di Marco Focchi
Casa editrice Quodlibet

 
Tra gli allievi di Lacan, Jacques-Alain Miller spicca come un lettore diverso da tutti gli altri: i suoi seminari e le conferenze raccolti in questa pubblicazione mettono in luce uno straordinario lavoro di esplorazione, decifrazione e appropriazione del complesso testo lacaniano. Illustrano tutti i passi, tutti i gradini – da salire uno alla volta – necessari per cogliere lo straordinario tesoro clinico contenuto nel lavoro di Lacan e di cui Miller ha fornito chiavi di lettura fondamentali, senza le quali il pensiero dello psicoanalista francese, che ha segnato una nuova epoca della psicoanalisi, sarebbe forse rimasto indecifrato e relegato al repertorio culturale delle stranezze e delle curiosità del Novecento.
Un’indicazione fondamentale di metodo emerge quando Miller, ironizzando su quella che chiama la «guerra delle citazioni» («Lacan ha detto...», «Lacan ha affermato...»), suggerisce che la sola cosa per cui ha senso lottare non è il domandarsi: «Cosa Lacan ha detto», ma: «Cosa intendeva dire in quel momento».

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Una biblioteca per la psicoanalisi lacaniana

3/3/2025

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FotoMaria Vittoria Lodovichi
L’Istituto freudiano desidera dare visibilità a un’iniziativa significativa per la nostra comunità psicoanalitica: la condivisione della biblioteca di Maria Vittoria Lodovichi, una collega di grande talento e gentilezza, scomparsa prematuramente in un incidente.
Il marito ha scelto di donare oltre 800 volumi della sua biblioteca, alcuni rari o fuori commercio, affinché possano continuare a circolare e a trasmettere cultura e, in particolare, il sapere psicoanalitico. Questa generosa iniziativa consentirà di finanziare una borsa di studio per il primo anno del nostro  Istituto, offrendo un’opportunità a chi, non avendone le possibilità, desidera intraprendere un percorso di formazione in psicoanalisi lacaniana.


I volumi sono disponibili attraverso Libri della Psiche. Per avere maggiori informazioni sul progetto e prendere visione del catalogo : Libri delle psiche



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Sulla certezza di essere se stessi

11/12/2024

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Conferenza tenuta il 29 novembre a Milano presso l'Istituto freudiano, per la rassegna I venerdì milanesi di psicoanalisi e politica

Laurent Dupont

Che cosa vuol dire “essere se stessi”? Dire “io sono” è già un enigma.
Per esempio, dopo gli attentati di Charlie Hebdo in Francia, milioni di persone sono scesi in  strada con i cartelli: Io sono Charlie. Erano davvero «Charlie»? In che cosa si sentivano Charlie? Prima, c’era stato il famoso: «Ich bin ein Berliner » pronunciato da  John Fitzgerald Kennedy a Berlino durante la guerra fredda. Ovviamente, lui non era né tedesco né berlinese. Che cosa voleva dire, che cosa intendeva con Ich bin ein Berliner ? C’è un effetto iceberg: “io sono” non è che la punta dell’iceberg.
Quanto valgono quindi questi «io sono»? Cosa siamo veramente? Io sono non è una certezza. È una parola, un significante che ci rappresenta in un dato momento. Ciò che Lacan ha definito con: il significante rappresenta il soggetto per un altro significante. E che lui scrive: S1–S2.


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L'inconscio algoritmico e l'amore

6/11/2024

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