![]() Circa un anno fa, nel luglio 2023, di fronte al ministro Pichetto Fratin, una ragazza siciliana, con visibili segni di turbamento, ha espresso la sua preoccupazione per il proprio futuro, dato che la sua terra – diceva – sta bruciando, e definendo “ecoansia” la sua particolare forma di apprensione. Il termine è entrato nel lessico psicologico qualche anno fa per definire lo smarrimento e il profondo senso di insicurezza generato dal progressivo degrado ambientale. Il termine è anche stato accolto nel lessico dell’American Psychological Association, e subito sono state validate le scale per misurare il fenomeno e sono stati scritti libri per illustrare i sintomi che l’accompagnano, sintomi evidentemente non diversi da qualsiasi forma di ansia o di apprensione, cioè espressioni di emotività che sarebbe difficile definire sintomi al di fuori dell’esplosione classificatoria del DSM. Naturalmente ci sono i migliori motivi per essere inquieti sull’andamento del pianeta, per gli ormai quasi irreversibili danni all’equilibrio ecologico, per la fiammata di guerre, per la tenuta delle democrazie e per mille altre ragioni.
Uno studio del National Center for Climate Restoration australiano suggerisce che, se non si interverrà efficacemente contro il riscaldamento globale, entro il 2050 potremmo assistere a un aumento delle temperature di oltre tre gradi centigradi, con conseguenze devastanti per gli ecosistemi e per la civiltà Se però vogliamo aggiungerci qualche preoccupazione supplementare, possiamo considerare che il riscaldamento non sarà eterno, perché neppure il sole è eterno. Esiste e brucia i suoi combustibili da circa cinque miliardi di anni, e secondo i calcoli degli astrofisici è a metà del suo ciclo di vita, vale a dire che avrà materiali da bruciare per altri cinque miliardi di anni. Al termine di questo periodo, il sole esaurirà il combustibile nucleare e inizierà a trasformarsi in una gigante rossa. Questo processo causerà un'espansione che ingloberà probabilmente i pianeti interni del sistema solare, inclusa la terra. Infine, il sole si raffredderà e si contrarrà in una nana bianca, una stella molto densa e poco luminosa. Può sembrare che cinque miliardi di anni siano un tempo abbastanza lontano da noi tale da lasciarci tranquilli. Ma non bisogna dormire sugli allori. Gli scienziati infatti ci stanno già pensando. Progettano una trasmigrazione umana su un pianeta, probabilmente abitabile, il più simile possibile alla terra, individuato in Proxima Centauri b. Se vi state domandando dove si trova questo pianeta bisogna guardare in alto cercando la terza stella più brillante nel cielo notturno dell’emisfero australe. Lì si trova Alfa Centauri, un sistema stellare di cui fa parte Proxima Centauri, la stella più vicina al sole, e Proxima Centauri b è un pianeta che gira intorno alla stella Proxima Centauri. La stella più vicina al sole, per l’appunto, ma quanto vicina? In effetti Proxima Centauri si trova solo a 4,2 anni luce dal sole, che in termini astronomici vuol dire a due passi. Con le tecnologia spaziali attuali si potrebbe utilizzare un razzo a propellente chimico che nell’arco di 50.000 anni raggiungerebbe la meta desiderata. Vi sembrano troppi? Non preoccupatevi. Il progetto Breakthrough Starshot sta lavorando su una tecnologia a vele solari spinte da raggi laser, che potrebbe spingere una piccola sonda spaziale a una velocità di circa il 20% della velocità della luce, potenzialmente raggiungendo Proxima Centauri b in circa 20 anni. Altre ricerche teoriche hanno esplorato l'idea di "bolle di curvatura" o warp drive, che potrebbero consentire di viaggiare a qualsiasi velocità, superando persino la velocità della luce. Sì, è vero che secondo la teoria della relatività non è possibile superare la velocità della luce, ma curvando lo spazio con il warp drive si creerebbero percorsi più brevi che permetterebbero, senza superare la velocità della luce, di arrivare prima della luce. Insomma si tratterebbe di creare delle scorciatoie. Niente panico dunque, tra cinque miliardi di anni, quando il sole si spegnerà avendo esaurito il combustibile, probabilmente saremo preparati. Probabilmente! Intanto godiamoci questa splendida immagine del sole che stilla i propri raggi rossi su un’immobile specchio d’acqua. Vi sembra una foto scattata su Marte? No, è l’ìIdroscalo di Milano. La città di Milano è stracolma di segrete bellezze, e di momenti magici. Basta solo saperli vedere.
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