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Di cosa si parla

Sessuodipendenti in analisi

6/3/2015

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Immagine
di Annie Dray-Stauffer

Praticare la solitudine

Emmanuel, quarant’anni anni, frequentatore di siti d’incontri omosessuali, denuncia con forza da tempo l'attuale crudezza delle immagini pubblicate su Internet per attirare possibili partner: fotografie del pene in erezione accompagnate dalle misure. Ridotto alle dimensioni del proprio organo, si sente svuotato di tutta la vita, semplice numero di una serie che lo rende oggetto, non più desiderio ma puro divertimento. Non si tratta più qui dell'incontro con il corpo di un partner, ma di quello di due organi il cui unico scopo è lo svuotamento di un eccesso di godimento, che nessuno di questi fugaci scambi riesce a placare. Le devastazioni di questo tipo d’incontri, per lui, che soffre di una precarietà del senso della vita, sono lancinanti.


L'analisi gli permetterà di tenersene a distanza, ricentrandosi su un'arte in cui lo sguardo ha un posto preminente, e che svilupperà seguendo le proprie particolarità. Praticherà così la solitudine e l’autoconfinamento che, secondo lui, gli danno un quadro proteggendolo dal godimento dell'altro. Trova inoltre nella danza un modo di farsi un corpo a cui dà unità attraverso il coordinamento dei propri movimenti. Queste due modalità di sublimazione consentiranno alla pulsione sessuale, rinunciando alla propria meta, di soddisfarsi almeno in parte.

Lo scrittore omosessuale americano Daniel Mendelsohn, nel suo libro autobiografico “The Elusive Embrace", descrive la sua passione per i ragazzi e la sua insaziabile ricerca di partner selezionati in base a un tratto, peculiare in ciascuno, che susciti in lui il desiderio. Se si può parlare anche qui di dipendenza sessuale, con l'estensione universalizzante che si dà oggi a questa categoria clinica, è chiaro che il tratto singolare cercato è diverso dall’implacabile spinta a godere in modo contabile di cui Emmanuel denuncia la natura disumanizzante.

Rendere possibile l'incontro

Kevin, ventuno anni, anche lui omosessuale, racconta la sua sorpresa di fronte alla delusione che un amico manifesta per il fatto essere al suo seicentesimo incontro sessuale, non essendo tuttavia all'altezza degli altri suoi amici che hanno superato di gran lunga questo punteggio. Anche qui in vediamo in primo piano una fruizione puramente contabile. Ciascuno si valuta in termini di numero d’incontri lampo. Kevin si chiede ansiosamente se debba continuare anche lui a farsi tributario di questa pratica sessuale. Come contrappunto, fa della propria differenza un sintomo, come lo fa del proprio orrore di essere avvicinato e respinto, e anche la sua domanda d’amore – del tutto incongrua in questo universo di cui vorrebbe far parte pur sentendosene disgustato – gli appare sintomatica.

L'analisi, sostenendo la legittimità della propria modalità di scelta d'oggetto, punta a permettergli di rendere possibile un incontro che non farebbe di lui un oggetto di scarto. Il lavoro analitico deve qui mettere in primo piano il versante immaginario dell'incontro sessuale, quello dell'amore, per evitare la crudezza di un incontro troppo diretto con il reale, al quale lo espone la preclusione del Nome del Padre.

Assumersi il rischio dell’insuccesso

Guillaume, eterosessuale, viene a consultarmi perché fa sintomo per lui il suo bisogno compulsivo di guardare film pornografici, bisogno presente fin dall'adolescenza. Secondo lui, questo avrebbe reso impossibile ogni incontro amoroso, mentre il godimento scopico e masturbatorio tratto da questi film ha rappresentato la soluzione trovata rispetto all’incontro sessuale impossibile con una qualunque donna in carne ed ossa. Diventato dipendente, non può riconoscere la propria responsabilità, poiché la spinta a godere gli appare come proveniente da un Altro luogo. Dovrà passare attraverso la soggettivazione delle pulsioni che lo abitano per, alla fine, assumersi il rischio di questo fallimento, dopo aver attraversato il fantasma di un incontro amoroso “perfetto", sul calco di quello che immaginava tra i suoi genitori. Sua madre infatti morì bruscamente quando lui aveva un anno, e suo padre non ha mai trovato una donna degna di sostituirla. Spesso affidato alla nonna paterna, ancora bambino aveva fatto l’incontro traumatico con il godimento sessuale mentre era appoggiato contro il corpo nudo di questa donna. Dalla posizione di spettatore potrà passare – attraverso la scrittura come traccia lasciata sul suo corpo dal godimento traumatico – alla posizione di essere colui che orienta il godimento dell’altro verso opere d'arte da lui scelte.

Evitare l’incontro devastante

Mathieu è torturato dalla forza della dipendenza sessuale di cui si sente oggetto, che riempie la sua vita fino al punto di non lasciare spazio a nient’altro che una ricerca febbrile, in diversi luoghi, di donne anonime e degli incontri furtivi con loro. Le rare volte in cui ha incontrato una donna che avrebbe potuto amare, è stato rapidamente lasciato da lei, che lo rimprovera di degradarla, con la sua voracità sessuale, al rango di mero oggetto eliminando qualsiasi altro scambio. L'oggetto della sua angoscia si rivelerà essere l’incontro possibile con La donna. L'analisi consentirà a Mathieu di fare di questa modalità di rapporto con le donne – una volta svuotata dall’angoscia che l’accompagnava, e ridotto il carattere preminente che le sue ricerche avevano preso nella sua vita – una supplenza che gli evita un incontro troppo devastante. È un modo di vita che gli permette qualche forma di legame sociale nei luoghi che frequenta.

Per concludere

Per ciascuno di questi uomini, la cosiddetta "dipendenza sessuale", ha rappresentato, a un certo punto della loro vita, la soluzione per evitare di confrontarsi con gli inevitabili fallimenti provocati in loro dall'incontro con il sesso e con il godimento. Come ricorda Laure Naveau [1], legame sessuale e il legame sociali non sono scollegati tra loro. La posta in gioco è l'incontro con l'altro: “La sessualità è un atto, non una scarica motoria, e questo atto s’inscrive in una successione, che gli dà il carattere di serietà, nel senso di prendere in considerazione la conseguenze, per entrambi i sessi, di tale atto”.

[1] L. Naveau, http://www.lacan-universite.fr/wp-content/uploads/2010/12/Des-mercredis-soir-8-1.pdf


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