di David R. Wheeler Un numero crescente di persone si rivolge alla consulenza on-line, forse a scapito della propria riservatezza o della qualità delle cure ricevute. Se c'era qualche dubbio sul fatto che le professioni relative alla salute mentale sarebbero state al riparo da sconvolgimenti tecnologici, la risposta è ormai chiara ed è un esplicito "no". BetterHelp, Talkspace ed altri servizi di consulenza on-line, possono ora collegare i clienti con professionisti abilitati in una vasta gamma di specializzazioni. Lo scorso anno queste start-up non solo hanno avuto maggiore popolarità, ma si sono anche attirate lodi sviscerate dai media tradizionali. Un collaboratore dello Wall Street Journal che ha recentemente utilizzato entrambi i servizi, ha definito BetterHelp una "esperienza professionale positiva" e ha detto che le sue sedute con Talkspace erano “identiche a quelle che aveva conosciuto nella terapia tradizionale, con in più la possibilità di accedervi in qualsiasi momento tramite il proprio iPhone. Nonostante le lodi dispensate a questi siti di consulenza, alcuni consulenti di professione si preoccupano tuttavia della privacy e della qualità delle terapie online.
Come dimostrato dai recenti scandali di pirateria informatica, nulla di quanto è collegato a Internet è sicuro al 100%. Alcuni consulenti si preoccupano che i più intimi segreti del cliente possano risultare esposti. "I clienti e i clinici devono essere consapevoli che gli hacker sono in grado di accedere a qualsiasi informazione online, indipendentemente dagli standard di sicurezza del settore", dice Christy Leaver, un assistente sociale clinico abilitato che esercita a Lexington, nel Kentucky. Leaver fornisce servizi di terapia online a clienti abituali, i quali firmano una liberatoria per certificare la piena conoscenza dei rischi legati alla condivisione di informazioni personali per via elettronica. Mentre Talkspace descrive la sua crittografia come "standard", non tutte le pratiche di consulenza sono in grado di fornire un analogo livello di protezione. Alcune pratiche private per esempio, tra cui piccoli centri di consulenza locali a conduzione famigliare, utilizzano semplicemente e-mail. In realtà, l'American Psychological Association ha notato che le "prestazioni di servizi" tramite e-mail sono triplicate tra il 2000 e il 2008. “È difficile immaginare che tutti i centri a conduzione famigliare abbiano realmente una chiara consapevolezza di tutte le protezioni tecniche e amministrative richieste per tutelare la privacy sanitaria e le norme di sicurezza", dice Frank Pasquale, che insegna legge all’'Università del Maryland e studia la legislazione su salute e privacy. Oltre ai problemi di privacy con la terapia online, alcuni consulenti si preoccupano della qualità delle cure in queste sedute digitali. "Quando i servizi non sono forniti vis a vis si perdono alcuni aspetti importanti della terapia", dice Joyce Marter, presidente del Illinois Mental-Health Counselor Association. "La terapia è un processo interpersonale, basato su un rapporto di fiducia, che potrebbe non realizzarsi con la stessa facilità attraverso l’utilizzo di un mezzo virtuale". In una seduta online, i terapeuti potrebbero non essere in grado di cogliere aspetti importanti della comunicazione non verbale (come ad esempio il linguaggio del corpo o l'odore di alcool) non essendo il cliente fisicamente presente. "Da un punto di vista clinico ed etico, la mia posizione è che la consulenza vis a vis dovrebbe essere preferita per la terapia a pazienti con significativi problemi di salute mentale, come la depressione clinica", dice Marter, che è anche presidente della Illinois Counseling Association dal luglio 2016. Il problema più impegnativo della terapia online è forse però una confusione sulle licenze. Già nel mondo offline è difficile discriminare le credenziali di un professionista della salute mentale. Ci sono psichiatri, psicologi, terapeuti di coppia e della famiglia, terapeuti della salute mentale, assistenti sociali clinici autorizzati e molti altri tipi di terapeuti accreditati. Le sedute con questo tipo professionisti possono essere coperte da assicurazione. Determinare le qualifiche di un potenziale terapeuta non è semplice come chiedergli se accetta un’assicurazione sanitaria. Alcuni professionisti della salute mentale, tra cui alcuni psichiatri e psicologi con specializzazione, con la clientela privata scelgono deliberatamente di operare fuori da una rete di assicurazioni sanitarie. Questa varietà, unita a un elenco di acronimi e lauree, apre la possibilità di inganni e di opportunismo, non appena le sedute di terapia si spostano online. Sebbene BetterHelp stia ricevendo recensioni positive, il suo sito web è un’illustrazione della confusione sulla terapia. La parte superiore della sua home page dice: “La terapia online è efficace, conveniente e discreta". Ma un disclaimer nella sezione FAQ dice che mentre il servizio "a volte può avere benefici simili alla consulenza”, nella maggior parte dei casi non costituisce una 'terapia' o una 'consulenza'. Si prega di notare che il provider non sarà in grado di fare alcuna diagnosi ufficiale, rilasciare attestati legali, o prescrivere farmaci. " Quando uno dei servizi di terapia online più popolari allo stesso tempo abbraccia e respinge la parola “terapia", non è difficile immaginare startup meno scrupolose che utilizzano siti web per attirare persone vulnerabili in situazioni non etiche con il solo intento di guadagnare soldi. Anche se tutti i terapeuti di BetterHelp e Talkspace sono legalmente riconosciuti, altri siti offrono semplicemente "life coaching", che non hanno norme né titoli autorizzati. Cloverpop, presentato su agenzie di stampa come NPR e The New Yorker, non è un servizio di consulenza terapeutica, ma piuttosto una piattaforma per “aiutare a prendere decisioni importanti." Il sito non usa mai la parola "consulenza", ma offre dei coach che “vi possano aiutare a lavorare sulle vostre incertezze." La terapia a distanza, va rilevato, non è una idea nuova. Esiste in varie forme da decenni, sebbene con tecnologie meno sofisticate. Una maggiore dimestichezza con sms e video chat sta però dando nuovo impulso alla terapia a distanza. I terapeuti che vogliono acquisire credenziali per la consulenza a distanza, possono diventare Distance Credentialed Counselor, attraverso il National Board for Certified Counselor. Il programma DCC affronta questioni come la cifratura della comunicazione, autenticando l'identità del cliente e la residenza. David Kaplan, direttore della American Counseling Association, ritiene che la tecnologia svolga un ruolo importante e necessario nella professione di consulente. “La consulenza online può essere particolarmente utile con le persone che vivono nelle zone rurali, in quanto un gran numero di regioni rurali non hanno professionisti abilitati per la salute mentale", dice. E per i pazienti affetti da agorafobia e ansia grave, le sedute online possono essere l'unica possibilità. In un'epoca però di start-up sempre più aggressivi, che sfruttano l'opportunità di far dipendere tutti i tipi di professione dalla tecnologia, alcuni consulenti ed esperti di dati relativi alla privacy si chiedono se la consulenza online possa essere sicura, discreta ed efficace. "La linea di demarcazione tra la consulenza, il lavoro sociale, la cura pastorale e il life-coaching è sempre sfocata", dice Pasquale, il cui libro The Black Box Society, pubblicato dalla Harvard University Press, studia la mancanza di tutela dei consumatori nell'era digitale. "Per lo meno, ci deve essere una possibilità di denuncia centralizzata e un chiaro standard di protezione." "Se il paziente di uno psichiatra si suicida improvvisamente, sappiamo almeno che c’è la possibilità di punire lo psichiatra che sbaglia, se rientra negli standard di sicurezza", dice Pasquale. "Qual è lo standard di sicurezza per un life coach?” Traduzione di Francesca Ferrarini Fonte: The Altlantic, 18 marzo 2015
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