Di Leaf vav Boven, Charles M. Judo e Mark Travers
La rivelazione che la National Security Agency ha segretamente raccolto enormi quantità di dati dai cellulari americani e dall'uso di Internet ha scatenato un vivace dibattito sul ruolo delle informazioni riservate in una società libera e aperta. Il punto cruciale del dibattito è se il valore delle informazioni riservate giustifichi il sacrificio della privacy. L’idea è che se le informazioni riservate offrono ai servizi elementi preziosi utili per proteggere gli americani, può valere la pena sacrificare la privacy per la sicurezza. C'è però un grosso problema nel valutare le informazioni etichettate come "riservate": le persone tendono ad accrescere il valore delle informazioni "riservate", semplicemente perché sono segrete. In una recente serie di studi, che presenteremo in un prossimo numero del giornale sulla psicologia politica, abbiamo dimostrato che le persone applicano "l’euristica della segretezza" – così chiamiamo una regola empirica per valutare la segretezza – quando si tratta d’informazioni relative alla sicurezza nazionale. Le stesse informazioni vengono cioè considerate più precise, affidabili e di qualità superiore, quando sono etichettate come segrete anziché come pubbliche. E si tende a pensare che le decisioni sulla sicurezza nazionale sono più sagge e meglio fondate, quando si basano su informazioni segrete anziché pubbliche. In un esperimento abbiamo fatto leggere a due soggetti due documenti politici del governo risalenti al 1995. Uno era del Dipartimento di Stato e l'altro dal Consiglio di sicurezza nazionale. Riguardavano l’intervento degli Stati Uniti per fermare la vendita di aerei da combattimento a paesi stranieri. I documenti, entrambi autentici e ottenuti grazie al Freedom of Information Act, argomentavano il problema in modo diverso. In modo casuale, uno è stato definito dagli sperimentatori come riservato, l'altro come pubblico. La maggior parte delle persone che hanno partecipato all’esperimento hanno considerato che documento che veniva loro presentato come "riservato" contenesse informazioni più accurate e meglio motivate rispetto al documento presentato come pubblico. In un altro esperimento, veniva fatto leggere un’autentica memoria governativa del 1978 scritta dai membri del Consiglio di Sicurezza Nazionale sulla vendita di aerei da combattimento a Taiwan, spiegando che il Consiglio aveva utilizzato le informazioni per prendere decisioni politiche. Anche in questo caso, in modo casuale, ad alcuni è stato detto che il documento era rimasto segreto e ad uso esclusivo del Consiglio, e che era stato recentemente reso pubblico grazie al Freedom of Information Act. Ad altri è stato detto che il documento era sempre stato pubblico. Come ci aspettavamo, quanti credevano segrete le informazioni hanno ritenuto il documento più utile, più importante e preciso di coloro che credevano fossero pubbliche. E hanno giudicato le azioni del Consiglio di Sicurezza Nazionale, intraprese in base alle informazioni, come più prudenti e sagge quando si credeva che il documento fosse segreto. Sono molte le ragioni per cui la gente potrebbe dare maggior valore alle informazioni segrete. Naturalmente a volte le informazioni segrete sono veramente di qualità superiore e offrono un reale vantaggio strategico rispetto alle informazioni pubbliche. In base a quest’idea, le persone possono generalizzare l'associazione tra la segretezza e la qualità estendendola a contesti in cui è ingiustificata. Certo i governi si comportano come se il segreto fosse di particolare valore, investendo risorse enormi per raccogliere, analizzare e utilizzare informazioni riservate. Se un’informazione è segreta, si pensa, è perché dev’essere un dato particolarmente sensibile e rilevante. Naturalmente, fuori dal laboratorio di psicologia, non si ha il vantaggio di confrontare direttamente informazioni segrete e pubbliche, per cui si deve prendere per vero quel che dicono i funzionari del governo sul valore di segreti. In altre parole, si applica l’euristica della segretezza, supponendo che la decisione del governo di classificare come segrete certe informazioni sia corretta, e non solo un esempio di eccesso burocratico o di allergia alla trasparenza pubblica. Il nostro studio contribuisce a spiegare il sostegno del pubblico alla raccolta d’informazioni riservate da parte del governo. Un recente sondaggio del Pew Research Center for the People and the Press ha riferito che la maggioranza degli americani riteneva accettabile che la NSA spiasse l'attività telefonica degli americani per indagare sul terrorismo. Alcuni commentatori delusi ne hanno concluso che gli americani hanno meno considerazione per la propria riservatezza di quanto dovrebbero. Ma la nostra ricerca suggerisce un'altra conclusione possibile: la stessa natura segreta del programma della NSA può aver indotto il pubblico a considerare preziose le informazioni raccolte, senza esaminare di cosa si tratta o senza considerare come potrebbero essere utilizzate. Questo ovviamente non è meno inquietante. Se la gente esagera il valore delle informazioni segrete, può facilmente cedere sulla privacy nell'interesse della sicurezza nazionale, anche se considera la privacy importante. Per valutare se la raccolta segreta di dati personali valga quel che costa, sarebbe bene considerare quanto spesso ci si basa sull’euristica della segretezza, ed essere più scettici sulle affermazioni del governo intorno alle informazioni classificate come segrete. La considerazione della privacy può dipendere da questo. Leaf Van Boven e Charles M. Judd sono professori di psicologia e neuroscienze presso l'Università del Colorado, Boulder, dove Mark Travers è dottorando. Il professor Van Boven è anche direttore del Center for Research on Judgment and Policy Fonte: New York Times del 30. 06. 2013
0 Comments
Leave a Reply. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28, 20131 Milano tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo. Archivi
Novembre 2024
Categorie
|