di Leslie C. Bell, sociologo e psicoterapeuta Un uomo di mezza età prova per una collega di lavoro un’attrazione che in molti anni non ha provato per la moglie, e vuole avviare una relazione, ma rimane fedele. Un’adolescente si sente spinta a scatenare la propria rabbia contro i genitori, e compone invece una canzone arrabbiata. Una neo-mamma con una grave privazione del sonno e sfinita sente l’impulso improvviso di soffocare il proprio bambino, ma non lo fa. Un uomo si sente eccitato da immagini pedo-pornografiche, ma non mette mai in atto quei desideri. I nostri desideri non necessariamente ci costringono a metterli in atto. Siamo liberi di scegliere il nostro modo di comportarci. Queste verità possono essere tra le più liberatorie che i miei pazienti in psicoterapia imparano nel corso del trattamento.
A partire dal prossimo mese, tuttavia, mi sarà impedito di ascoltare i diversi desideri dei miei pazienti e non potrò più garantire loro la possibilità di discutere questi sentimenti senza timore. In base a un emendamento della California chiamato Child Abuse and Neglect Reporting Act, gli psicoterapeuti e gli psichiatri saranno tenuti a segnalare alle autorità ogni paziente che "scarichi, veda in streaming, o acceda a immagini di qualsiasi minore di diciotto anni anni rappresentato in un atto sessuale osceno”. Nello stesso modo mi si chiede di violare la riservatezza e di segnalare eventuali abusi su minori, e avrò l’obbligo di riferire all’autorità chi guarda pornografia infantile. La California è spesso uno stato apripista quando si tratta di questioni riguardanti la psicoterapia nel suo rapporto con la legge. La recente decisione, più che lodevole, da parte dello Stato, di bloccare la pratica della "terapia riparativa sui minorenni è già stata imitata dal New Jersey e dal Distretto. L'obbligo di segnalare la pedo-pornografia potrebbe verosimilmente diventare uno standard nazionale. Apparentemente questa legge sembra un utile aggiunta ai mandati analoghi già in vigore, per gli psicoterapeuti e gli psichiatri. La pornografia infantile è, dopo tutto, una pratica dannosa e illegale. Dal punto di vista sociale abbiamo vogliamo sicuramente contrastarla, impedendone la produzione, la distribuzione e il consumo. A più accurato esame però, la legge è carente su tre fronti: in primo luogo, malgrado la sua intenzione, non protegge i bambini né dalla produzione né dalla distribuzione di pornografia infantile. In secondo luogo viola il rapporto di fiducia tra terapeuta-paziente e riduce la probabilità che le persone possano fruire dell'aiuto psicologico di cui hanno bisogno per smettere di cercare pornografia infantile; se l'obiettivo è minare la produzione riducendo la domanda, la legge probabilmente avrà l'effetto opposto. E, in terzo luogo, confonde il desiderio con l'azione. Non è dimostrato che il consumo di pornografia infantile induca a commettere abusi sessuali. È vero invece chi commette abusi sessuali è con maggior probabilità un fruitore di pornografia infantile. Si tratta di un chiaro caso di correlazione, e non di causalità. Data la facilità e la discrezione con cui è possibile accedere a immagini sessuali di bambini e di adolescenti, i dati sui fruitori di pornografia infantile non sono né completi né affidabili. La maggior parte dei dati disponibili viene da quanti sono stati condannati per aver messo le mani addosso un bambino. È apparso invece nel 2009 uno studio dello psichiatra svizzero Frank Urbaniok e colleghi, unico nel suo genere in quanto comprendeva un gran numero di fruitori di pornografia infantile che non avevano mai messo le mani addosso a un bambino né commesso reati sessuali su bambini. Lo studio ha trovato che precedenti di reati sessuali sono un fattore di rischio rilevante per futuri reati sessuali tra gli utenti di pornografia infantile, come lo sono nei reati a sfondo sessuale in generale. Il consumo di materiale pedo-pornografico da solo non sembra essere un indice sufficiente per prevedere reati sessuali. In effetti, questa ricerca ha scoperto che meno della metà dell'un per cento dei fruitori di pornografia infantile senza precedenti reati di pedofilia ha poi commesso reati sessuali su bambini. Per molti anni agli psicoterapeuti e agli psichiatri è stato chiesto di violare la riservatezza del paziente solo nei casi in cui un minore adulto dipendente si trovassero in incombente pericolo di gravi abusi o di abbandono, o quando la loro vita fosse in pericolo. Come psicoterapeuta non sono tenuto a segnalare qualsiasi altra attività illecita riferitami da un paziente, non l'abuso di droghe, non il fatto di bere durante la guida, non il furto, la violenza sessuale, la violenza pura e semplice e neppure l’omicidio. Questo ha permesso a psicoterapeuti e psichiatri di aiutare i pazienti a cambiare i loro comportamenti illeciti o potenzialmente dannosi. E ha consentito ai pazienti di esprimere liberamente i loro pensieri, sentimenti e desideri, senza il timore di sentirsi esposti. I pensieri e i sentimenti non sono equivalenti alle azioni. Uno dei risultati auspicabili della psicoterapia è che i pazienti comprendano proprio questa differenza. Le persone sono motivate a venire in psicoterapia perché l'espressione dei loro desideri più profondi e delle loro paure saranno prese con l’impegno di aiutarli, non per giudicarli o censurarli. Leggi come quelle della California possono indurre i pazienti di pensarci due volte prima di intraprendere una psicoterapia, privandoli così dell'aiuto di cui hanno bisogno. La soluzione al problema della pornografia infantile consiste nel far rispettare le leggi vigenti in materia di produzione, distribuzione e consumo, non nel violare il rapporto di riservatezza tra terapeuta e paziente.
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