di Pierre Naveau Alle pagine 334-336 del Seminario VIII Lacan parla, alla lettera, del padre di Amleto come di un padre "tossico". Nell’atto I della Scena V infatti, con parole sorprendenti e spaventose, il padre rivela ad Amleto che che a ucciderlo, mentre dormiva nel suo "orto" (Lacan s’interroga su questo termine “orchard”) è stato lo zio Claudio, versandogli veleno in un orecchio. Ma il padre di Amleto, con quelle parole, non sta forse versando nelle orecchie del figlio, proprio il veleno di un: ”Vendicami, se sei mio figlio!”, frase che gli avvelenerà la vita e lo allontanerà dal suo amore per Ofelia? Amleto, d’altra parte, morirà avvelenato nel momento in cui sarà stato toccato dalla lama – intinta in un veleno letale – della spada di Laerte, che a sua volta vuol vendicare la morte del padre e della sorella. Un altro padre "tossico" di cui Lacan ha parlato è certamente Toussaint Turelure. Atto II, Scena III, di “Il pane duro” di Claudel. Quando Lacan parla della abiezione di Turelure*, a p. 341 del Seminario VIII allude proprio alla sua paura, questa paura che attanaglia Turelure e che lo fa morire letteralmente di paura quando il figlio Louis lo minaccia con due pistole cariche. Basta un rumore perché Turelure crolli sulla sedia. Louis sa che sua madre, Sygne di Coûfontaine, non lo voleva, e che suo padre non si è degnato di prendersi cura di lui. Viene a rivendicare il denaro ereditato dalla madre, e di cui il padre si è appropriato. Ha bisogno di soldi per ripagare un debito. Turelure lo schernisce, e lo sminuisce e si pone come rivale. Parlando di Lumîr, suggerisce al figlio che "Se fossi suo marito ... " Parola fatale. Non solo gli ha preso i soldi, ma vuole anche prendergli la moglie: "Allora è vero, e lo sento dalla vostra stessa bocca; / Avete preso i miei beni e ora vuoi prendere mia moglie!" (In questa frase, Louis passa improvvisamente da voi al tu).
Un padre non è la stessa cosa per una figlia o per un figlio. La père-version è diversa per la ragazza e per il ragazzo. Il padre, agli occhi della figlia, può essere l'uomo che, sempre pronto a tradire, mente sul suo vero desiderio, ma che la seduce nella misura in cui è, manchevole, umiliato o impotente. Può essere il tipo di padre dai contorni sfocati, più o meno assente, come quello descritto nel romanzo di Marie Darieussecq nel suo romanzo “Clèves”, o il padre che piega la figlia alle sue voglie in “Una settimana di vacanza” di Christine Angot. Solange, nel romanzo di Maria Darieussecq, trova in un vicino di casa, chiamato Bihotz, il sostituto paterno che l’inizia al godimento. La ragazza, nel romanzo Christine Angot, può opporre solo il proprio desiderio al padre per farlo inciampare, alla fine, nella sua corsa verso un godimento insaziabile. Il padre può anche essere l’uomo di cui la figlia teme la collera, e che la condanna dunque a non aprire bocca. Basta però una parola offensiva, un'osservazione inappropriata o oscena, perché cada l’ideale che dava al padre dei privilegi. Il padre, per un ragazzo, è l'uomo che, come Enea, porta sulle spalle, e di cui porta la colpa, di cui finisce per assumersi la responsabilità. Che cosa è un padre? È colui che, non sapendo che cosa è un padre, parla a torto e a traverso per nascondere la propria ignoranza. Può essere l’uomo che, ingiusto e avido, vuol parlare o scrivere al posto del figlio e che saprebbe, lui, cosa dire o fare. Può essere l'uomo che vi incoraggia a partecipare alla conversazione e, non appena aprite bocca, vi taglia la parola, vi snobba e vi travolge con sarcasmo. Può essere, infatti, come il vecchio Turelure che, diceva Claudel, "sbarra la strada" al figlio e non esita a contendergli le donne . Mi colpisce in ogni caso il modo in cui Lacan, a p. 234 del Seminario VI, caratterizza la posizione di un certo tipo di uomo – quello che rimane defilato, non impegna il fallo, quello che, per paura di rovinarla, tiene la propria regina al sicuro (che al gioco degli scacchi, al contrario, non non bisogna aver paura di sacrificare) e così si sottrae. Quel che Lacan in questa pagina, chiama "una sorta di profonda assenza”, può essere il segno di un effetto père-vers. A partire da questi effetti père-vers J.-A. Miller ha detto a Christine Angot, a Tolousa. il 20 aprile 2013, che il suo romanzo mostra cosa vuol dire soffrire di un eccesso di padre. * JA Miller mette l’accento sul termine abiezione nel corso (inedito) del 10 giugno 2009 .
2 Comments
Cristina
11/4/2014 11:44:38 am
Aun con cierta dificultad porque no es mi lengua, resulta un placer seguirlo. Gracias.
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marco focchi
11/4/2014 11:48:46 am
Grazie. Spero che l'abitudine l'aiuti, come è successo a me per lo spagnolo. Un saluto
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Agosto 2024
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