Patricia Bosquin-Caroz Del godimento non si può dire tutto, c'è un godimento che sfugge alla presa del linguaggio, alle parole per dirlo: il godimento femminile. Inaccessibile al sapere, certamente indicibile, può tuttavia essere avvicinato, colto, circoscritto. Ma attenzione! Se in psicoanalisi se ne può dire qualcosa, non è attraverso la forzatura della parola. Non c’è lacerazione del velo di Maya! Il pudore è necessario, perché mal denominare le cose è aggiungere infelicità al mondo e, certamente, alla miseria del soggetto. "Perché non mettere in luce che se tutto ciò che è analizzabile è sessuale, questo non implica che tutto ciò che è sessuale sia accessibile all’analisi?".
Il sessuale non è completamente rappresentabile, l’articolazione significante, indicata a dire la cosa, la manca aggirandola, tale è la struttura dell’inaccessibile. Ciò che Lacan ha affrontato nel 1960 nel suo testo: Appunti direttivi per un Congresso sulla sessualità femminile, lo formulerà molto più tardi come connotato dalla struttura del non-tutto, dell’illimitato, di quel che, provato, invita a un'etica del dire bene. Contrasto. Dobbiamo constatare che oggi la sessualità è più che mai in mostra, è esposta ovunque sulla rete: “Ne vuoi? Ecco! La pornografia generalizzata è diventata il made in Germany dell'ascesa allo zenit dell'oggetto a. “C'è qualcosa di nuovo nella sessualità, nel suo sistema sociale, nelle sue modalità di apprendimento, tra i giovani che entrano nella vita lavorativa. Ecco i masturbatori sollevati dal dover produrre loro stessi sogni ad occhi aperti, perché li ritrovano già fatti, già sognati per loro.” Il consumo, cortocircuitando il legame con l’altro, ha sostituito i sogni. Conoscevamo l’esibizione del corpo-fallo femminile, la metonimia mercantile degli oggetti plusgodere che confermava il detto popolare: la donna più bella del mondo non può dare più di quel che ha. Ma il mercato assoluto nella sua globalizzazione, gonfiato dall'avidità della pulsione vorace, non si soddisfa con così poco. Chiede ancora. Alcuni ricordano la canzone degli anni settanta di Julos Beaucarne, Miss Universo, che annuncia al mondo dello spettacolo un radioso avvenire: "Svelaci tutta la tua anatomia!” allora Miss Universo, con le cerniere-lampo completamente aperte al vento, nella sua carne zafferano, consegnava al popolo impazzito i propri seni e le proprie ginocchia. Ma ecco questo popolo che grida: “Togliti la pelle figliola! Cos’hai di bello sotto la pelle?… A morte! Sotto un'altra!”. Ci siamo! Spogliati, o togliti la pelle o, all'altro estremo, copriti, nasconditi!Accoccolarsi nel fantasma maschile senza rivestirsi dell'amore può, per una donna, prendere la forma di un’incarcerazione reale, alternativa radicale che può riparare da quella forma di desolazione consistente nel "non essere più la donna di nessuno". Comunque sia: Kant con Sade. Il diritto e il rovescio della stessa medaglia, quella dell'imperativo categorico: “Godi!” Lacan l’aveva detto ne L’etica della psicoanalisi: "Per aprire le valvole del desiderio cosa mostra Sade all'orizzonte? Essenzialmente il dolore. Il dolore altrui, e anche il dolore del soggetto, perché in certi casi sono la stessa cosa. L’estremo del piacere, nella misura in cui consiste nel forzare l'accesso alla Cosa, non possiamo sopportarlo”. L'oggetto a strappa la rete e costringe lo sguardo a vedere l’irrappresentabile. La presa selvaggia dei corpi diventa stupro di anime. La proliferazione cibernetica. Dalla rete al passaggio all’atto a volte c’è un solo passo! L’epoca è sotto forzatura contro il consenso. Tra i sessi, questo irrigidisce, e fa scricchiolare. Al fenomeno moderno della lotta dei sessi notato da Lacan nel 1948 nel suo testo L'aggressività in psicoanalisi, si è sostituita una guerra tra i sessi esacerbata dalla loro polarizzazione e trasferita ai social network. E la psicoanalisi in tutto questo? Si rivolge al parlessere, uomo o donna: parlami, dillo nel modo migliore, più preciso, con la tua lingua singolare. Dillo qui, in questo posto, confinato, intimo, privato, altro. Al riparo dalla furia del mondo e dal tribunale dell'Altro. E poi: ci vediamo alla prossima! Ci si torna spinti dall’urgenza di dire ciò che non si dice, di dire ancora, altrimenti. Ancora e ancora, fino a quando non avrai più sete! Fino a dire bene. Traduzione di Micol Martinez
0 Comments
Leave a Reply. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28, 20131 Milano tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo. Archivi
Agosto 2024
Categorie
|