di Caroline Eliacheff, psichiatra, psicoterapeuta Il quinto manuale diagnostico delle malattie psichiatriche, il famoso DSM, pubblicato in maggio, costerà all'Associazione di psichiatria americana la modica cifra di... venticinque milioni di dollari! Chi denuncia questo "sperpero colossale"? Lo psichiatra americano Allen Frances, curatore della versione precedente. Il pasticcio non è solo finanziario. Allen Frances ha il merito di riconoscere gli errori del passato, allo scopo, scrive, di salvare la psichiatria e soprattutto la normalità, minacciata da chi vuole convincerci che siamo tutti malati. Secondo Allen Frances, chi lo ha concepito, tra i quali lui, non aveva tutti i torti: si è voluto sviluppare uno strumento utile come riferimento per la ricerca che, vittima del proprio successo, ha sostituito la conoscenza clinica. La conseguenza più disastrosa è l’inflazione diagnostica. Allen Frances riconosce di aver fallito nel prevedere tre false epidemie nei bambini: l’autismo, l’iperattività e le patologie bipolari, con gli errori e le prescrizioni di farmaci che le accompagnano. Non è tenero con le aziende farmaceutiche che paragona ai cartelli della droga, giacché gli antipsicotici legalmente commercializzati sono diventati più pericolosi, in termini di salute pubblica, dei prodotti venduti dai trafficanti. La sola cosa che Allen Frances non riconosce, pur essendo provata, è che la maggior parte di quanti hanno concepito il manuale intrattiene rapporti finanziari con le case farmaceutiche. Non c’è critico più severo di lui per quanto riguarda il DSM5: "Il DSM5 è il risultato di un'ambizione smisurata, di una realizzazione scadente, e di un processo di elaborazione chiuso. Rischia di trasformare un’inflazione diagnostica già dilagante in iperinflazione, di svuotare di ogni valore la diagnosi psichiatrica e di provocare una nuova ondata di false epidemie". Possiamo quindi aspettarci che il "disturbo dell’umore" trasformi in disturbo mentale le normali espulsioni di collera della vita quotidiana. Per garantire una supposta migliore prevenzione della malattia di Alzheimer, prevenzione che non siamo in grado di fare, si inventa un "disturbo neurocognitivo minore" che tocca la maggior parte delle persone che invecchiano bene, e che può destare in loro solo preoccupazione. Con una crisi bulimia la settimana per tre mesi un normale ghiottone diventa affetto da " iperfagia bulimica ". Malgrado un’unanime levata di scudi, il DSM5 ha esteso la diagnosi di depressione maggiore alle persone in lutto sin dalle prime settimane. Vuol dire per una gran numero di persone. Per quanto riguarda la scoperta della "dipendenza comportamentale", consiste nell’estendere la dipendenza da un prodotto a tutto il nostro comportamento, appena sia un po’ compulsivo, da internet, al sesso o al cioccolato. La buona notizia è che la "sindrome di rischio di psicotico " è stata respinta. Anche se, in realtà, non del tutto: ora c'è una "sindrome con sintomi psicotici attenuati" che rischia di causare un disastro nella la salute pubblica per via di coloro che saranno diagnosticati come psicotici senza mai diventarlo. È giunto il momento di ricordare che non far danni è la principale qualità di uno psichiatra. Allen Frances. Saving normal, HarperCollins Publishers Fonte: Huffington Post, 06. 11. 2013
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