Intervista ad Andrés Borderías Facendo seguito della recente apertura del nuovo Centro di Psicoanalisi Applicata di Madrid, il CPA-Madrid, Nodus ha voluto intervistare il suo direttore, Andrés Borderías, sottoponendogli alcune domande scritte. Borderías ha accettato subito, e ci ha dato le interessanti risposte che possono essere lette qui di seguito. Il comitato direttivo della rivista lo ringrazia calorosamente per la sua disponibilità e la sua collaborazione. Héctor García de Frutos: Vorrei ringraziarti Andrés per aver concesso questa intervista a Nodus. Lo scorso 26 settembre c’è stata l'apertura del "Centro di Psicoanalisi Applicata di Madrid" un dispositivo le cui "coordinate cliniche" si ispirano all’orientamento e all'esperienza della Red Asistencial 11-M e al CPCT. Si tratta di un centro aperto alla cittadinanza, dove la cura sarà gratuita e limitata nel tempo. La psicoanalisi applicata forma, insieme alla recensione del Campo freudiano e alla psicoanalisi pura, la struttura fondamentale delle sezioni che Lacan ha messo a punto per formare la sua Scuola. Che cosa si aspetta di fornire il CPA-Madrid alla psicoanalisi applicata della ELP in questo secolo XXI, nella misura in cui si impegna a "una elaborazione e a una trasmissione dell’esperienza alla Scuola “? Andrés Borderías : Abbiamo aperto il CPA orientandoci sui principi che ci avevano portato, a un certo punto, ad aprire il CPCT: sviluppare un’esperienza clinica in un centro “aperto alla strada" e all’incontro con i sintomi nelle loro forme contemporanee; contribuire nella città al rinnovamento della traslazione con la psicoanalisi; attivare, per noi che esercitiamo la psicoanalisi e per il CPA, un nuovo campo di ricerca e di formazione, come nel CPCT-Madrid, questo è lo statuto per chi collabora.
Il CPA accoglie qualunque tipo di domanda, come già faceva il CPCT, ma la situazione attuale non è più la stessa di cinque anni fa. La crisi ha dato una scossa alla base, all’escabeau che il cittadino trovava nel proprio lavoro lavoro o nel proprio “posto al sole”, nel legame sociale e ora ci presenta una generazione di giovani in una terra di nessuno, e questo non mancherà di avere conseguenze sul piano soggettivo. Il CPA è aperto da tre mesi, ma posso anticiparvi che nelle domande pervenute fino a oggi, questo problema è già presente. Allo stesso modo, un altro aspetto che ha assunto particolare importanza nelle nostre riunioni cliniche è la posizione etica del soggetto che si presenta nel CPA rispetto al godimento che si cela nel tuo disagio, date le condizioni di gratuità e di limitazione temporale che caratterizzano il dispositivo. Speriamo di poterne trarre alcuni insegnamenti. HG : Definendo questa sezione della psicoanalisi applicata, Lacan la pensa come formata da gruppi medici, composti di soggetti psicoanalizzati o meno, che possano contribuire in qualche modo all'esperienza psicoanalitica. Il rapporto della psicoanalisi con la medicina è cambiato dal 1964. Hugo Freda diceva nel 2008 che l’equipe del CPCT di Parigi era composta da analisti prestigiosi della scuola, e da giovani analizzanti "era stato dato rapidamente un posto". Non credo sia l'unica modalità possibile. Che profilo hanno le persone che costituiscono l’equipe del CPA? AB : Inizialmente l’equipe è formata da quattro membri della ELP, Claudine Foos, Araceli Fuentes, che è una ex AE, Susana Genta e io. Entro breve, non appena il dispositivo avrà trovato un proprio assetto – perché corrisponde a un progetto nuovo, collocandosi in uno spazio fornito dal Comune -– spero di poter inserire altri colleghi della ELP, soci e membri, e magari, in un secondo tempo, potranno partecipare alcuni allievi del NUCEP, naturalmente quando ci saranno le condizioni adeguate. Questo è sempre un aspetto delicato, anche se credo che con l'esperienza del CPCT di Madrid sapremo ben orientarci. Tutti i partecipanti dell’equipe clinica allora erano membri della ELP, e quelli che partecipavano allo Stage rispondevano a una rigorosa serie di requisiti che cercava di contrastare possibili effetti di autorizzazione identificativa. HG : Éric Laurent ha ricordato nel 2008 in Brasile che J.-A. Miller ha messo l'accento sulla psicoanalisi applicata dal 2003. In parte come risposta alla proposta di legge Accoyer (che puntava ad autorizzare l'allora ministro della Sanità francese Jean-Francois Mattei, a regolamentare per decreto il campo della psicoterapia). Laurent segnala che la psicoanalisi applicata permette di trattare il soggetto per la singolarità del suo sintomo, e di non sottometterlo alla categoria. Aggiunge poi che l'interesse per la psicoanalisi applicata nel 2003 nasce come tentativo di combattere contro il delirio valutatore, che implica inevitabilmente un’adesione al l discorso del padrone. Come immagina il rapporto del CPA-Madrid con l'amministrazione pubblica? AB : La prima cosa da notare è che questo dispositivo risulta da un percorso e da una traslazione nella quale l'esperienza del CPCT ha avuto la sua parte di responsabilità. Voglio dire che c'è una fiducia derivante da quel che abbiamo fatto e da quel che trasmettiamo. Questa volta non riceviamo soldi in forma di sovvenzioni o donazioni, né in nessun altro modo, quindi non abbiamo con l'amministrazione nessun impegno né necessità di giustificazione. Per altro verso, il progetto che presentiamo ai responsabili del consiglio comunale implica l'indipendenza, ma non l'isolamento. Il fatto di occupare un locale comunale in uno spazio in comodato presso un centro di Servizi Sociali, crea il quadro di un rapporto diretto. Tra le domande che abbiamo ricevuto, una parte significativa proviene da risorse e da dispositivi facenti parte del Comune stesso. Questo non è cosa nuova, si è verificato anche ai tempi del CPCT ed è l'occasione per incontrare quel che chiamiamo genericamente "città", con le sue caratteristiche e i suoi professionisti. Proprio in questo ambito possiamo contrastare il discorso valutatore in un modo molto diretto. Poco dopo l'inizio, il direttore del centro mi ha offerto la possibilità di realizzare una giornata di formazione per i lavoratori del centro. Ora, sono d'accordo nel dire che c'è sempre una domanda dell’Amministrazione e un’ingiunzione dal discorso del padrone all'analista, anche se non è niente di più che la domanda terapeutica. È l’aspetto inevitabile nella questione. Comunque, posso dirti che è una questione sempre presente e aperta. Vedremo tra un po’. HG : Penso sia ancora valido quel che Jacques -Alain Miller ha esposto in una lettera pubblicata su Le Monde, dal titolo “Sull'utilità sociale dell’ascolto": oggi l’ascolto è "un fattore della politica" e "una scommessa della civiltà". Vuol dire che ascoltare è diventato un ideale contemporaneo, e quindi l'imperativo va dello stesso passo. Questo ascolto idealizzato non è tuttavia, forse, l'ascolto che offre un analista. In "Verso Pipol IV", Jacques-Alain Miller ricorda che l'analista nell'istituzione non offre un luogo di ascolto dove si è invitati a sfogarsi senza misura. È un luogo di risposta dove il chiacchierio diventa domanda. Che cosa in particolare modula l’ascolto analitico nel CPA? In altre parole, qual è la differenza tra vedere un analista presso il CPA e vederlo nel suo studio? È possibile parlare di desiderio dell'analista nel Centro di Psicoanalisi Applicata? AB : Assolutamente. All'inizio dell’intervista ho segnalato che una delle questioni di rilievo in questa nuova esperienza del CPA è il modo di concludere i trattamenti a partire dall’affiorare della posizione etica del soggetto rispetto al suo godimento. Penso che ora puntiamo a una conclusione più rapida nei casi in cui si verifica che il soggetto non è disposto a cedere nulla. La cessione del godimento è un prezzo che alcuni soggetti non vogliono mettere in gioco, non è vero? Lo vediamo nel nostro studio, nelle istituzioni pubbliche, nel CPCT e nel CPA. Quando, per di più, non c’è pagamento, bisogna intervenire il più presto possibile, immediatamente direi, per evitare di autorizzare tale posizione, cosa che mette alla prova il desiderio dell'analista. Questo è uno degli aspetti della ricerca CPA. HG : Nella stessa conferenza Miller ci ricorda che alla nascita dei primi CPCT, quello di rue Chabrol a Parigi è stato pensato come un esperimento solitario, almeno "fino a quando comitati scientifici non avessero potuto trarne le opportune lezioni". Nel CPA-Madrid si cerca lo sviluppo di un lavoro di ricerca clinica, o si cerca di avvicinare alla clinica lacaniana persone che difficilmente sarebbero venute da un analista in uno studio privato? Vae a dire: in che misura il CPA-Madrid è una posta epistemica, e in che misura è politica? AB : I due aspetti non si escludono. Come ho detto prima, entrambi gli aspetti erano tra i principi che hanno guidato la creazione di CPCT: diventare un punto di riferimento nella città, in un momento in cui si percepisce una particolare aggressività nei confronti della psicoanalisi, e facilitare la ricerca sulle attuali condizioni del sintomo e della soggettività. Tuttavia il CPA non è un dispositivo della "Scuola", cosa che, penso, gli toglie potenza di fronte al primo obiettivo. In Francia coesistono CPCT e altri dispositivi, vi è un panorama vario e molteplice. Questo richiede una politica decisa e prudente allo stesso tempo nel promuovere e sviluppare dispositivi nella città. HG : Una delle grandi difficoltà del CPCT era stata di aver a che fare con i finanziamenti. Riuscì a mantenersi in parte grazie a sussidi di ogni tipo, che dovevano essere costantemente rinnovati. In un'intervista con Jacques- Alain Miller, Daniela Fernandez ha avvertito del rischio che il CPCT funzionasse come un’impresa. Miller ha risposto che il progetto è CPCT sarebbe stato impossibile se avesse dovuto funzionare sulle sovvenzioni. E ha dichiarato: "Il fatto è che, con la scusa di estendere il dominio della psicoanalisi prendendo in carico nel CPCT tutto ciò che andava alle istituzioni, abbiamo di fatto aperto la porta del Campo freudiano al discorso istituzionale, a valori e a norme socio-amministrative. La passione per la sovvenzione ha fatto man bassa di tutto. Questo è come io traduco quello che mi dici quando affermi” Come è finanziato CPA-Madrid? AB : Abbiamo poche spese. La chiave è stata quella di avere uno spazio, dato dal Comune di Madrid, in un Centro di servizi sociali del distretto centrale della città. La crisi crea opportunità, e la situazione attuale non è da sovvenzioni, ma forse di possibili invenzioni. D'altra parte abbiamo creato la figura di " Amico del CPA", cioè, di chiunque di voi voglia mandarci un piccolo o grande contributo, per sostenerci nella nostra scommessa. HG : Nei CPCT, se non sbaglio, a volte si è sentito dire che la traslazione non si rivolgeva all'analista in quanto tale, ma al centro stesso. Tuttavia a volte i pazienti CPCT richiedono ulteriore lavoro di analisi dopo il trattamento gratuito di quattro mesi, con l'analista che li aveva seguiti nel centro. Come pensi la traslazione nel CPA-Madrid? AB : Lo penseremo retroattivamente, che è il modo più sicuro per affrontare l'argomento. Credo però che quel che segnali sia esattamente così come dici: il CPCT, il CPA, e altri dispositivi simili, consentiranno a un soggetto "qualsiasi" di incontrare uno psicoanalista. Questa è la linea di fondo, è il punto forte dell'invenzione, e a partire da lì, chi lo sa, può nascere il "grande amore" che è la traslazione. Oppure no. HG : Grazie per le tue risposta Andrés. Mi piacerebbe, per concludere questa intervista, proporti un breve commento dell’avvertimento di Jacques- Alain Miller, legato a un elogio dell’aspetto pragmatico nella clinica a detrimento dei concetti di trattamento o di cura: "Il grande movimento che ci trascina evidenzia che la psicoanalisi ha mostrato e mostra ancora un ritardo rispetto a sé stessa. La stessa cosa la cui pratica implica una scossa a tutte le parvenze, è anche quella che innesca un principio potente, quasi socratico, di ironia, è quella che si rivela spesso legata a credenze obsolete, rifugiandosi in una extraterritorialità immaginaria”. AB : Mi sembra abbastanza chiaro ... Grazie a voi, per esservi interessati a questa esperienza. Cercheremo di uscire dall'extraterritorialità!
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