di Andy Hunter Il numero di calciatori che cercano aiuto per problemi psichici è in aumento, come riferisce l'associazione dei calciatori professionisti. Aaron Lennon è attualmente in cura per disturbi dovuti a un eccesso di stress dopo che l’ala dell'Everton è stato fermato, in base al Mental Health Act, una domenica in cui la polizia di Manchester, in una trafficata strada di Salford, ha avuto motivo di preoccuparsi per la sua salute. Lennon, che ha vinto ventuno coppe d’Inghilterra, è stato portato in ospedale e continua a ricevere assistenza, con il sostegno del suo club. Era dall’11 febbraio che Lennon non giocava per la squadra di Ronald Koeman, ma al sabato si allenava, come sempre, alla sede dell’Everton, la Everton Finch Farm, per prepararsi alla partita contro il Chelsea a Goodison Park, in programma nei giorni successivi. Il trentenne calciatore non era poi stato incluso in squadra per la partita, e la polizia è stata chiamata alle 4,35 di domenica.
Beninteso l'ex giocatore del Leeds United e del Tottenham Hotspur, acquistato dall’Everton per quattro milioni di sterline nel 2015, non ha mai in precedenza avuto problemi psichici. Lennon ha ricevuto messaggi di sostegno da tutto il mondo dello sport. L'ex campione del mondo di pugilato della categoria pesi massimi, Frank Bruno, rappresentante per la salute mentale, ha twittato: "Oggi il pensiero va ad Aaron Lennon: sii forte e il più possibile positivo, c'è una luce in fondo al tunnel. Ne verrai fuori vecchio mio!” La Base Soccer, l’agenzia dei giocatori di calcio professionisti e rappresentante del giocatore, ha dichiarato: "Tutti, alla Base Soccer, danno il loro sostegno a Aaron Lennon: riprenditi presto e non mollare." In un comunicato l’Everton ha risposto: "Grazie di tutti i gentili messaggi per Aaron. Lo stiamo sostenendo anche con questi e, per il momento, la sua famiglia chiede un po’ di discrezione". Dopo la notizia della malattia di Lennon, la Professional Footballer Association ha rivelato che un numero sempre maggiore di calciatori sta utilizzando un servizio dedicato, che fornisce aiuto ai suoi membri affetti da problemi psichici. Michael Bennett, responsabile del welfare della Professional Football Association, ha dichiarato: "Nel 2012 abbiamo aperto un reparto di welfare per il giocatore, messo in atto perché mi sono reso conto si era sempre posto marcatamente accento sull'aspetto fisico dei calciatori, e mai abbastanza al loro stato emotivo, ma credo che le due cose debbano andare di pari passo. Lo scorso anno abbiamo avuto centosessanta richieste, di cui sessantadue provenienti da giocatori ancora in attività, e novantotto da ex giocatori, e sono numeri in crescita di anno in anno. La chiave per me è rendere consapevoli i nostri membri di ciò che è stato fatto, e quanto più diffondiamo la consapevolezza, tanto più le persone utilizzeranno il servizio.” "Penso che, secondo la mentalità maschile, questo stato sia visto come una debolezza. Il fatto quindi che persone come Clarke Carlisle, Rio Ferdinand, persino il principe Harry, parlino della propria esperienza contribuisce ad abbattere il tabù e può mettere le persone maggiormente a proprio agio, dando anche a loro la possibilità di parlarne. Stiamo cercando di cambiare questa mentalità, perché c’è l’idea che avere una torsione a una caviglia o uno strappo a un tendine, poiché si tratta di fatti fisicamente visibili, siano problemi trattabili, mentre la malattia mentale è qualcosa che non è visibile, e non è quindi considerata nello stesso modo." La Professional Football Association offre ai propri membri varie opzioni di aiuto e di consulenza, tra cui una linea telefonica attiva 24 ore su 24, l’accesso a uno psichiatra, e a livello nazionale impiega più di cento consulenti. traduzione di Francesca Ferrarini Fonte: The Guardian, 3 maggio 2017
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