Intervista ad Antoni Vicens Nel suo ultimo libro Lenta, precipitadamente. Una experiencia psicoanalitica, Antoni Vicens psicoanalista e docente spagnolo, ricapitola o ricrea la passe, testimonianza della propria analisi, la cui logica e la cui procedura sono state teorizzate da Jacques Lacan per aprire l’esperienza psicoanalitica a una possibile trasmissione. Il libro di Vicens pubblicato dall’Università Generale di San Martin nella collana Tyche mostra come un analista può parlare dei momenti chiave della propria esperienza dell’inconscio e del suo termine. Antoni Vicens vive a Barcellona, è membro dell’Escuela Lacaniana de Psicoanalisis (ELP) e dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi (AMP). È l’attuale Presidente dell’ELP e insegna Filosofia all’Università Autonoma di Barcelona. T : Qual è la differenza tra la testimonianza di passe e il romanzo familiare del nevrotico? V : Lacan ha definito chiaramente la passe, e l’attuazione della sua procedura è stabilita dai regolamenti. Il resto lo decidono i nuovi analisti nominati nella Scuola. La passe smentisce il romanzo familiare del nevrotico. Se nel romanzo famigliare il nevrotico si costruisce una famiglia che sia per lui più familiare di quella in cui è nato, nella passe appare invece l’unheimlich di quella famiglia, qualunque essa sia, dove si sono costituiti i primi oggetti di desiderio e d’amore. Il romanzo familiare implica un disaccordo con la propria famiglia, nella passe si ottiene invece un: “Mi piace così”, non c’è Altro dell'Altro. T : Ci sono momenti in cui il libro si legge come un romanzo. Mai però come un'educazione delle passioni. Come ha ottenuto questo effetto? V : Le passioni non si educano, ciò che si impara è ad accettarle come guida dell’esistenza, della creazione, della circolazione dei doni. T : Qual è la differenza strutturale tra la passe e una sorta di rivelazione mistica? V : La rivelazione mistica implica una dichiarazione dell'ineffabile e dell’infinito. La passe è fatta di spiegazioni. Pur sapendo che non si raggiunge mai la fine, la testimonianza di passe, entro i limiti dell’esistenza, è finita. È come quel che Lacan nella prima fase del suo insegnamento, chiamava la soggettivazione della propria morte. Entrambe hanno in comune una sorta di amore in assenza dell'Altro. T : La domanda precedente si riferisce ad alcune pagine di Carlos Castaneda o di René Daumal. A tratti sembrerebbe il discorso di qualcuno appesantito dalle scorie dell’io, dove parlano entrambi entrambi. V : Non conosco abbastanza i riferimenti citati per rispondere . T : Quanto tempo occorre essere stati in analisi prima di chiedere la passe? Poiché queste cose non si trattano su un piano cronologico, credo sia una domanda congetturale. Cosa può tuttavia dirne? V : I passant spesso dicono che l’analisi stessa li ha spinti a dare testimonianza, e che doveva essere in quel momento e non in un altro . T : Chiunque abbia fatto la passe, si trasforma necessariamente in uno psicanalista? V : Non conosco nessun caso in cui non sia stato così. E spesso accade che il passant sia qualcuno che ha già esperienza come psicoanalista. L'obiettivo principale della passe è di ottenere un sapere sul passaggio da psicoanalizzante a psicoanalista. Il futuro della psicoanalisi dal sapere che otteniamo su questo passaggio dipende. L’intervista è stata realizzata da Telam a Barcellona
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28, 20131 Milano tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo. Archivi
Novembre 2024
Categorie
|