Omaggio a Jean Oury. Emozione e tristezza per la morte di Jean Oury, 15 Maggio 2014. di Annie Staricky, psicoanalista, membro della Scuola di psicoanalisi Sigmund Freud, docente presso il Collège clinique di Parigi Fondatore della clinica La Borde nel 1953, è stato uno degli inventori della psicoterapia istituzionale, che hanno segnato la rottura con la psichiatria manicomiale, dove il paziente è ridotto solo ai suoi sintomi. Negli anni del dopoguerra, nella regione del Loiret-Cher, furono fondate altre due cliniche di psicoterapia istituzionale: La Chesnaie, di Claude Jeangirard nel 1955, e la clinica Freschines, su iniziativa di René Bidaut. Jean Oury divenne interno all'ospedale di Saint-Alban (Haute-Garonne) nel 1947.
Faceva parte del "Creuset di St. Alban" – con Tosquelles, Daumezon, Bonnafé, Ajuriaguerra, Minkowski, Follin – un luogo d’effervescenza teorica dove la psichiatria è stata ridisegnata a partire dall’insegnamento tratto dalle esperienze drammatiche di guerra. Queste avevano mostrato l’effetto terapeutico che i malati di St. Alban avevano ricavato dal fatto di aver partecipato, durante la Resistenza e non senza rischi, ad alcune responsabilità nell’approvvigionamento necessario alla sopravvivenza dell’ospedale, e avevano permesso a coloro che avevano vissuto l’esperienza dei campi di concentramento, come Tosquelles al campo di Rivesaltes, di constatare come il legame sociale fosse essenziale per la sopravvivenza dei prigionieri e per proteggersi dalla follia. Da qui è nato il movimento di psicoterapia istituzionale (termine che dobbiamo Daumezon), nell’ambito della quale, nel contesto della cura offerta allo psicotico, gli sono attribuiti un posto e gli è assegnata una responsabilità. L'istituzione psichiatrica è concepita allora come il paradigma di un mondo possibile, è radicata nella storia del mondo, e il collettivo curante è concepito come una struttura linguaggio, un interlocutore possibile per il paziente. Questo collettivo deve essere a sua volta trattato attraverso il linguaggio perché il paziente possa esservi trattato. A Oury piaceva dire che " curare le persone senza curare l’istituzione è un’impostura". Il collettivo diventa uno strumento di cura, dove si può stabilire un collegamento tra la questione del soggetto e quella del legame sociale, tra l’individuale e il collettivo. Il paziente è così messo in grado di ricostruirsi, di costruire supplenze dove la preclusione del Nome del Padre ha devastato la sua storia. Jean Oury ha affermato, nel suo libro, “Il, donc” (1974) “che, nel suo percorso, non possiamo condurre uno psicotico più in là di quanto non sia la struttura collettiva”, che se "l'analisi di uno psicotico funziona meglio in un sistema collettivo, la condizione è che vi sia una struttura di critica permanente","che ci si regoli sempre su un’etica, altrimenti si fanno disastri” e che "il soggetto supposto sapere non si sovrapponga al potere." Così, prosegue Oury, "l'istituzione non appartiene al campo della psicoanalisi applicata, ma è in realtà il campo della psicoanalisi." Era attento a che l’istituzione fosse attraversata dagli eventi politici della storia e aperta al mondo. Jean Oury era un uomo di desiderio, di sovversione, un uomo la cui presenza e il cui ascolto strutturavano il funzionamento dell'istituzione e sostenevano la traslazione dei pazienti. Segnato dalla psicoanalisi e dal suo riferimento all'insegnamento di Lacan, di cui era atto allievo, mise in pratica le teorie di Lacan sulla follia: nel 1946, " La follia è al cuore dell'essere umano “, "il collettivo non è nient’altro che il soggetto dell'individuale," nel 1955, la struttura del soggetto psicotico nel seminario " Le strutture freudiane della psicosi." Il collettivo curante diventa uno strumento terapeutico che segna l’annodamento tra la psichiatria e la psicoanalisi: il pazzo vi ritrova un posto e una dignità umana. Jean Oury sapeva individuare e trasmettere con finezza i punti di repere della psicosi clinica e il modo in cui il collettivo curante può rispondervi, inscrivendo l’eterogeneità nei luoghi e nel personale. Cito, sempre da “II, donc”: "Il corpo dissociato della psicosi può essere riarticolato in un sistema collettivo, perché il collettivo produce catene significanti che circoscrivono l’erompere del godimento.” E inoltre: ” lo psicotico è in una decifrazione infinita e inaccessibile di un testo al limite non scritto: ora, in questo sistema eterogeneo di luoghi possono raccogliersi i frammenti di questo testo; è il collettivo che cerca di scrivere questo testo per lo psicotico". Infine, solo questa eterogeneità, “attraverso la scelta quasi infinita di investimenti" che offre, può permettere di rispondere alla necessità “della traslazione multireferenziale dello psicotico". Jean Oury ha tenuto per molti anni un seminario nello stesso luogo della clinica. Ho avuto la possibilità di parteciparvi per dieci anni (1971-1981). Ha fatto anche un seminario a Sainte-Anne, fino al termine della sua vita, dove ha continuato a denunciare il deterioramento delle cure psichiatriche oggi, dicendo che l'abolizione del diploma d’infermiere psichiatrico è il più grande scandalo del secolo, e che la moda dei soggiorni brevi è criminale per i pazienti schizofrenici. Desidero esprimergli la mia gratitudine per quello che mi ha insegnato, fin dall'inizio della mia carriera, e di cui non ho mai smesso di servirmi, nell'istituzione sanitaria ... e in altre ancora . ….
2 Comments
cristiana cimino
20/5/2014 02:38:36 pm
Ho avuto la fortuna di conoscere Jean Oury qualche anno fa. Era ancora giovane, incredibilmente bello, pieno di ironia e di desiderio di verità. La sua morte mi addolora profondamente, il mondo sarà più povero.
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