Jean-Pierre Deffieux Con il termine frigidità ci si riferisce comunemente all'assenza di piacere e/o di orgasmo per una donna durante i rapporti sessuali. Non usiamo questo termine per il maschile, l'uomo non è frigido, è impotente o eiaculatore precoce. Questa distinzione ha tutto il suo valore: per la donna l'accento è posto sull'assenza di quel che è provato, sentito, per l'uomo l'accento è posto sull'organo e sulla sua potenza. La frigidità è stata una moda, così dice Lacan nel seminario Ancòra: La “cosiddetta frigidità” è una moda che può essere collegata alla controversia degli anni Trenta, “la disputa sul fallo”. Oggi molto meno di moda, la frigidità viene raramente menzionata sul divano dello psicoanalista e nella vita in generale. La teoria analitica non s’interroga più su questa assenza o privazione di godimento. Negli anni Trenta la posizione frigida era intesa come una rivendicazione, una risposta al fatto che lo sviluppo della sessualità femminile si concludesse con il Penisneid, una reazione alla condanna a non avere. Il riconoscimento di una libido femminile e di un organo femminile era una posta in gioco importante nei circoli analitici e intellettuali di allora. Questa disputa è nata almeno in parte, come conseguenza dei contributi di Freud sullo sviluppo dell'Edipo nella bambina. La disputa sul fallo
Freud ha sempre mantenuto il primato del fallo per entrambi i sessi, e un'unica libido di carattere fallico. Lo stadio fallico della bambina corrisponde al riconoscimento della clitoride come “piccolo pene”, mentre la vagina resta a lungo sconosciuta come organo sessuale sia ai maschietti sia alle femminucce. Freud si è fermato su questa teoria edipica del Penisneid e non l'ha mai abbandonata. Ha affrontato per la prima volta il tema della frigidità nel suo articolo del 1918, Il tabù della verginità. Si tratta del tabù che la verginità di una donna rappresenta per un uomo. Freud indica che, per la donna, il primo uomo è sempre il sostituto del padre. Poiché la fissazione sul padre è più o meno intensa, la donna rifiuta l’uomo che le si presenta come sostituto. La frigidità viene quindi considerata da Freud come un'inibizione nevrotica di fronte all'uomo che sostituisce il padre. Freud introduce poi l'invidia femminile del pene e la protesta virile come causa di frigidità. Freud nota, nella sua pratica, che le donne del suo tempo avevano una tendenza inconscia a volersi vendicare per essere state deflorate. Un’altra sua osservazione abbastanza nota è che spesso è necessario un secondo matrimonio perché la donna ceda sulla sua frigidità e sul suo desiderio di vendetta, abbandonando alla fine “il primo uomo”: “La reazione arcaica si esaurisce in qualche modo sul primo oggetto.” Consideriamo ora l'articolo di Freud del 1925: Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi. Già il titolo è illuminante: la differenza anatomica è, prima di tutto, un fatto di natura. Freud è chiaro: entrambi i sessi attraversano la fase fallica. La bambina “nota il pene grande, straordinariamente visibile di un fratello o di un compagno di giochi e lo riconosce immediatamente come l’equivalente superiore del suo piccolo organo nascosto; da quel momento cade in preda all'invidia del pene” Da qui prende origine il “complesso di mascolinità della donna”, difficilmente superabile, se si segue Freud: “Nelle donne si instaura un senso di inferiorità.” Per accedere al femminile, la bambina dovrebbe prima rinunciare al godimento maschile della clitoride. La femminilità si acquisisce attraverso una rinuncia: “Potremmo evocare la possibilità che la masturbazione della clitoride sia un'attività maschile, e questo comporterebbe che lo sviluppo della femminilità avrebbe come condizione l’eliminazione della sessualità clitoridea.” Nel suo articolo del 1933 intitolato Femminilità, Freud fa riferimento alla disputa sul fallo: “Il dibattito su questo punto ha risvegliato una particolare attenzione nei diversi sessi, perché ogni volta, quando sembrava che il paragone andasse a scapito del loro sesso, le signore potevano esprimere il sospetto che noi analisti uomini non avessimo superato alcuni pregiudizi radicati contro la femminilità.” Dobbiamo infatti considerare questa possibilità. Freud innalza allora per un momento il blasone femminile: la bambina in genere è meno aggressiva del maschietto, è più docile. È più facile educarla, è più intelligente e più vivace: “È infatti dimostrato che la bambina non è in ritardo sul piano intellettuale. Ritornando poi alle fasi di sviluppo libidico della femminuccia, scrive: “Con l'ingresso nella fase fallica le differenze tra i sessi passano totalmente in secondo piano a favore delle concordanze. E aggiunge: “L'espressione ‘libido femminile’ è priva di qualsiasi giustificazione.” Il maschietto in questa fase si masturba con il pene, “la femminuccia fa la stessa cosa la clitoride, che è più piccolo.” E continua: “La vagina non è ancora stata scoperta da nessuno dei due sessi.” Poi più avanti: “Con la svolta della femminilità la clitoride deve cedere il passo alla vagina.” Qui troviamo l'origine della controversia sull'orgasmo vaginale. Essere donna per Freud, significa passare dal piacere clitorideo al piacere vaginale, cosa tutt'altro che garantita. “Tale spinta dell’evoluzione, che si allontana dall’attività fallica, prepara il terreno della femminilità.” Per Freud c’è l’idea di una femminilità ottenuta staccandosi dal maschile. Lo sviluppo freudiano della bambina va dal maschile al femminile, dalla clitoride alla vagina. Sono queste anche le buone ragioni per cui le donne degli anni Trenta sono entrate in lotta. L'articolo è poi punteggiato di tratti psicologici femminili non sempre favorevoli alle donne. Innanzitutto il masochismo: “Il masochismo è quindi, come si dice, autenticamente femminile.” Lacan risponderà a questo punto nel suo testo del 1958: “Ci dobbiamo forse basare su ciò che la perversione masochista deve all'invenzione maschile, per concludere che il masochismo della donna è un fantasma del desiderio dell’uomo?" Freud sottolinea anche che la gelosia e l’invidia, come conseguenze dell'invidia del pene sono più importanti nelle donne. La donna è più narcisista, soprattutto “come compensazione tardiva dell’originaria inferiorità sessuale.” La donna è più incline al pudore, per nascondere “il difetto della parte genitale.” Per Freud, infine, le donne hanno contribuito poco alle scoperte della scienza e alle invenzioni dell'arte e della cultura. Avrebbero inoltre un senso della giustizia piuttosto debole unitamente a un interesse sociale per i più deboli. Un ultimo punto di cui si può misurare la desuetudine: il trattamento analitico di una donna dopo i trent’anni sarebbe quasi impossibile a causa della sua rigidità e della sua immutabilità psicologica. Frigidità Scorrendo questo testo troviamo un paragrafo sulla frigidità. Freud esordisce dicendo che così: “L'aggressività dell’uomo, necessaria per la realizzazione dello scopo biologico [la riproduzione] si è man mano resa quasi indipendente dal consenso della donna." Come? verrebbe voglia di chiedere. E continua: “La frigidità sessuale delle donne presenta una frequenza che sembra confermare questo retrocessione.” Freud associa così la frigidità alla scarsa considerazione che l’uomo ha per il consenso della donna in materia sessuale. Fa della frigidità della donna una difesa contro questo atteggiamento dell'uomo. Attenua però subito questo punto sottolineando la nostra insoddisfacente comprensione di questo fenomeno, che è: “a volte psicogeno, a volte costituzionale, a volte anatomico.” La questione della frigidità è quindi, in definitiva, mantenuta da Freud in una vaghezza teorica. Il pre-edipico In questo testo c’è tuttavia un punto di vista nuovo sulla femminilità che è necessario sottolineare: riguarda l’importanza del legame pre-edipico che la bambina ha con la madre, legame precedente la fase fallica, che prefigura ciò che Lacan svelerà avvicinandosi all’al di là del fallo nella posizione femminile. Freud nota, senza trarne tutte le conclusioni, che la femminilità trae le proprie radici dal legame di godimento con la madre, e non è solo conseguenza di un difficile abbandono della fase fallica: "Ci convinciamo di non poter comprendere la donna senza tener conto della fase di legame pre-edipico con la madre.” Nel suo Intervento sulla traslazione, del 1951, interpretando il caso Dora di Freud, Lacan ritorna all'immagine più remota nei ricordi della giovane: lei si succhia il pollice sinistro, mentre con la mano destra tira l'orecchio del fratello che ha un anno e mezzo più di lei. Troviamo allora questa frase di Lacan, molto anticipatrice per gli anni Cinquanta: “La donna è l'oggetto che è impossibile staccare da un desiderio orale primitivo, e che deve tuttavia imparare a riconoscere la propria natura genitale.” A questo desiderio orale primitivo, e non al Penisneid, Lacan collega, in questo testo, l'origine della femminilità,. Nel 1933 Freud si era fermato su questo punto senza poterne trarre tutte le conseguenze. Fin dall'inizio del testo del 1958, Lacan si sorprende della pausa verificatasi in questa disputa a partire dagli anni Trenta: perché questo dibattito sulla fase fallica nelle donne – durato almeno otto anni ‒ è poi sfumata, “in una tacita coabitazione affidata alla buona volontà delle interpretazioni di ciascuno”? Il passo fatto da Lacan in questo testo sulla questione della sessualità femminile è notevole: per lui, in modo più o meno transitorio, la frigidità riguarda quasi ogni soggetto femminile. È una volontà di banalizzare? Secondo lui la frigidità “presuppone tutta la struttura inconscia che determina la nevrosi, anche se appare al di fuori della trama dei sintomi.” Per Lacan la frigidità ha quindi una causa inconscia senza avere la struttura metaforica del sintomo né la sua singolarità. Si tratta più di una difesa generica che di un sintomo particolare. Lacan aggiunge che la frigidità non può essere trattata sul piano somatico, medico, chirurgico o con altri metodi inventati. Ricordiamo la biografia della principessa Maria Bonaparte che aveva teorie molto peculiari su questo problema, e considerava che la frigidità fosse legata all’eccessiva distanza tra la vagina e la clitoride. Per questo motivo si era sottoposta più volte a un intervento chirurgico per spostare la clitoride, senza che la sua frigidità cambiasse. Alla fine Lacan decide di dire che anche il miglior partner non può da solo liberare la sua compagna da questa situazione, il savoir-faire dell'uomo non è sufficiente a rendere una donna meno frigida. Una posizione “troppo” fallica può anzi rafforzare questa posizione. Fallo immaginario e castrazione Lacan indica che la traslazione può spostare, mobilitare e talvolta risolvere la frigidità, a condizione che la psicoanalisi metta in gioco la castrazione simbolica, e non il fallo immaginario. L'uso della castrazione simbolica non era (e non è tuttora) la bussola in tutte le scuole di psicoanalisi, poiché la frustrazione e la privazione immaginaria hanno spesso sopravanzato la castrazione. Parlare di castrazione simbolica sposta la questione della femminilità e del fallo. La questione non è più quella delle conseguenze di avere o meno l'organo. Questo mina l’idea di superiorità che l’uomo traeva dal possesso dell’organo. La castrazione simbolica è la castrazione inscritta nella struttura del linguaggio, sia che siamo uomini sia che siamo donne. È la mancanza insita nell'Altro del linguaggio. Che il possesso dell'organo fallico possa avere un'influenza sul modo in cui il soggetto si relaziona alla castrazione è certo, ma è secondario. La castrazione è transgender indipendentemente dall'organo. “La castrazione non si può dedurre dal solo sviluppo”, scrive Lacan, e aggiunge questa frase decisiva: «L'alterità del sesso si snatura in questa alienazione.” La differenza tra i sessi non è né naturale né anatomica. Si deduce dal modo in cui il soggetto si aliena nell'Altro del linguaggio o, più precisamente, nella mancanza insita nell'Altro del linguaggio. Questo già prefigura le formule della sessuazione del 1970. Bisognerà poi aggiungere il posto del godimento. A partire dal momento in cui Lacan scrive che la differenza tra i sessi non è naturale, la questione del Penisneid si riduce a un modo nevrotico di considerare la femminilità. L’uomo-intermediario Lacan propone allora una frase essenziale per situare la posizione femminile, ma difficile da afferrare: “L’uomo funge qui da intermediario affinché la donna diventi questo Altro per se stessa, come lo è per lui.” L’uomo-intermediario è un nuovo modo di intendere il ruolo del partner nei confronti della femminilità. Non appare più solo nell'esercizio virile del suo potere fallico, ma come intermediario, traghettatore per la realizzazione della femminilità: Altro per sé per se stessa, notiamo che l’Altro maiuscolo, in questo momento dell'insegnamento di Lacan, si riferisce all'Altro simbolico, all'Altro dell’alienazione significante. In questa frase dunque non si tratta dell’Altro del linguaggio. Ne abbiamo l’indizio due paragrafi dopo, quando Lacan scrive: “Nella dialettica fallocentrica, la donna rappresenta l’Altro assoluto.” Nella dialettica significante del soggetto con il fallo, la donna è nella posizione di Altro assoluto, cioè reale, reale che dà uno statuto al di fuori del significante, al di fuori del fallico. L'intermediario fallico che l'uomo le offre permette alla donna di ritrovare la propria dimensione femminile essendo Altro per se stessa, cioè uscendo da questa dipendenza fallica. La donna si riconosce simbolicamente nel significante fallico, ma va oltre, va intesa come fuori simbolico, fuori senso, estranea a se stessa: nessun significante viene a definirla. Altro per sé stessa dissolve l’idea di una consistenza, o di un’essenza femminile. È ciò che Lacan definirà in seguito come godimento femminile casuale, imprevedibile, insituabile, ma anche infinito nel modo in cui è provato. Incontro della castrazione e al di là Ritorniamo alla frigidità, in questo testo è lo svelamento della castrazione dell'Altro nella traslazione che può modificare questa difesa. L'accesso alla castrazione dell'Altro sotto traslazione fa crollare l'identificazione immaginaria con l'avere fallico che causa la frigidità. Questa difesa può allora cadere di fronte all'assunzione della castrazione dell'Altro, mancanza strutturale simbolica. Ciò significa che, sotto traslazione, la donna può accedere alla constatazione e all’accettazione simbolica del fatto che non è più carente dell’uomo: può realizzare un’uguaglianza di genere di fronte alla mancanza. Non c’è virilità senza castrazione, non c’è virilità che “non sia consacrata dalla castrazione” scrive Lacan. Consacrare è rendere sacro affidando qualcosa a un Dio. È un’espressione molto forte. Lacan scrive che la donna suscita questa castrazione con la sua adorazione attraverso la figura dell’uomo morto e dell'amante castrato. Sono scelte frequenti nella clinica dell’isteria, dove il soggetto si adopera per evidenziare la verità della virilità dell'uomo ovvero la sua castrazione, che resta nascosta dietro l'apparenza virile e che ella denuncia con le sue scelte amorose. Questa frase prepara la successiva, bella ma difficile da cogliere: «Allora è a partire da questo incubo ideale che una ricettività d'abbraccio deve trasferirsi a una sensibilità di guaina del pene.” L'incubo è la figura mitica del demone maschile che prende corpo per abusare sessualmente di una donna addormentata. Ma l'incubo ideale, per una donna, è l'uomo castrato, il demone maschile certo, ma la cui verità è che è morto o castrato. A questo incubo ideale è associata in questa frase la ricettività d’abbraccio. La ricettività d'abbraccio non è dal lato sessuale, ma dal lato della parola d’amore, è ciò che crea un legame d'amore tra due esseri, e che li porta ad abbracciarsi. L'incubo ideale è l'uomo dell'amore, non quello del desiderio o del godimento. Lacan evidenzia la problematica del passaggio della donna dall'abbraccio amoroso al corpo a corpo del godimento, che chiama: la sensibilità della guaina sul pene. La donna ha un'adorazione per l'incubo ideale, non limitiamoci all'isterica, e consideriamolo piuttosto che si tratta di una condizione femminile dell'amore, è questa adorazione a far nascere il legame amoroso. Lacan sottolinea con questa frase il trasferimento problematico, per la donna, tra amore e godimento sessuale. Notiamo di sfuggita che la sensibilità della guaina elimina la necessità di decidere tra godimento clitorideo e godimento vaginale. La frigidità si situa nell'assenza di sensibilità della guaina sul pene. Possiamo addirittura considerare la frigidità come un modo di resistere all'amore, di rifiutarsi di cedere sull'abbraccio per trasferire la sensibilità sulla guaina. Lacan precisa che questa sensibilità della guaina non sarà sentita se la donna resta immaginariamente identificata con il modello fallico, se la donna si trova in una relazione di avere o non avere il fallo come oggetto di desiderio. Continua poi la sua stupefacente indagine e ritorna sullo specifico della posizione femminile, con questa breve frase che ci interroga. “Nella posizione dell’aut-aut in cui il soggetto si trova preso tra una pura assenza e una pura sensibilità, non sorprende che il narcisismo del desiderio si agganci immediatamente al narcisismo dell’ego che ne è il prototipo.” Tralascio la distinzione tra narcisismo del desiderio e narcisismo dell'ego che ci allontanerebbe dal nostro tema. La pura assenza è un altro modo per dire che la donna diventa Altro per se stessa, mentre la pura sensibilità evoca la sensazione di guaina sul pene, il godimento fallico. Questo avanti e indietro tra i due può aiutarci a comprendere la frigidità in modo diverso. Lacan ritornerà su questo nel Seminario Ancòra. Quindici anni dopo, Lacan ritorna con la necessaria energia sulla questione del godimento femminile. Scelta e sessuazione Sviluppate nel seminario Su un discorso che non sarebbe di parvenza, tenuto due anni prima del seminario Ancòra, e riprese in quest'ultimo, le formule logiche della sessuazione riconoscono per il soggetto umano la scelta dell'identità sessuata e del genere. È la fine della determinazione anatomica e biologica del sesso. Così si legge: “Quando qualunque essere parlante si colloca sotto lo stendardo delle donne.” Questa sola frase smuove tutto ciò che la storia del mondo ha inflitto alla femminilità. Dalla parte degli uomini, dice, ci si schiera per scelta, e aggiunge: "Le donne sono libere di schierarvisi se fa loro piacere.” Riprende ciò che aveva già detto nel 1968: l'uomo è invischiato nella sua funzione fallica e può incontrare una donna solo se acconsente alla castrazione, quindi solo smettendo di aggrapparsi alla propria potenza fallica immaginaria. Dal lato della donna Lacan rileva un godimento supplementare al godimento fallico proprio dell'uomo. È la ripresa della donna come Altro per sé stessa, è l'incontro con un godimento che la rende estranea a se stessa. Non è che la donna non sia nella funzione fallica: “C'è in lei un godimento di cui forse lei stessa non sa nulla, tranne il fatto che lo prova – questo lei lo sa. Lo sa, ovviamente, quando succede. Non succede a tutte.” Non possiamo poi che restare colpiti dall’affermazione di Lacan: quindi “sono loro, in fondo, a possedere gli uomini”. Lo avevamo notato nella storia, ma non ne conoscevamo le cause. In questo Seminario emerge una risposta: le donne possiedono gli uomini grazie a questo godimento aggiuntivo di cui l'uomo funge da intermediario. Nel suo corso del 2011 Jacques-Alain Miller indica che il godimento femminile è il godimento in quanto tale. Fino ad allora il regime di godimento era stato pensato a partire dal maschile. Qui il godimento in quanto tale è un godimento non edipico, un godimento ridotto all'evento corporeo, un godimento in cui non è convocato il fallo. È proprio perché, come dice Miller, il godimento è godimento femminile che le donne possiedono gli uomini. In ogni epoca gli uomini hanno esercitato il loro dominio fallocratico per nascondere questa verità: il possesso non è dalla loro parte. Lacan in questo Seminario ritorna sulla questione della frigidità. “Non vorrei giungere a occuparmi della cosiddetta frigidità, ma dobbiamo tenere conto della moda per quanto riguarda i rapporti tra uomini e donne”. Teniamo presenti la cosiddetta frigidità e la moda, il fatto sociologico. Non dà altra consistenza a questa nozione di frigidità. E aggiunge un paragrafo dopo: “Se lei semplicemente [il godimento] lo provasse e non ne sapesse nulla, questo getterebbe molti dubbi sulla presunta frigidità.” Troviamo qui ciò che Lacan chiarisce a partire dal 1958 riguardo alla sessualità femminile: tra la pura assenza e la pura sensibilità, la pura assenza è stata erroneamente scambiata per frigidità, il che è certamente lungi dall'essere sempre vero. Le frigidità Sarebbe quindi necessario distinguere due modalità di frigidità, la prima, ormai piuttosto desueta, è da concepirsi come difesa contro il godimento fallico edipico, contro il dominio del maschio. Era una frigidità di cui le donne si lamentavano e da cui pretendevano di essere guarite. Esisteva allora un'affinità tra la propensione alla frigidità e la nevrosi isterica. Possiamo farci un'idea di questa affinità a partire da ciò che Lacan indica nel Seminario Il rovescio della psicoanalisi quando definisce il discorso dell'isterico con il godimento della privazione. L'isterica gode di essere privata del godimento fallico. La frigidità può assumere questa figura. Ne L’erotica del tempo J.-A. Miller afferma: “Ottenere la continuità temporale del desiderio attraverso la sospensione del godimento. Potremmo dire che questa è l'essenza temporale dell’isterica. Quando questa viene eventualmente trasferita sul soggetto dà luogo al fenomeno della frigidità Attualmente, se la frigidità sembra meno presente, lo stesso si può dire per l’isteria che non si presenta più nello stesso modo. J.-A. Miller ha aggiunto poi che il godimento fallico è molto meno necessario per le donne oggi. Non ne sono più assoggettate, possono farne a meno e “trovare il loro godimento altrove.” Esiste una seconda modalità di quella che si credeva essere la frigidità: è una pseudo-frigidità, relativa a ciò che Lacan chiama pura assenza. È qualcosa che si prova senza che sia riconosciuto né da lei né dall'Altro e di cui la donna non si lamenta. È un godimento al di là del fallo che viene scambiato per frigidità, perché non saputo, non simbolizzato. Nel Seminario XX Lacan propone scherzosamente di pubblicare un libro nella collezione Galilé intitolato Al di là del fallo. E aggiunge: “Sarebbe carino, e darebbe un’altra consistenza al Movimento di liberazione della donna.” "Trovare altrove il proprio godimento", diceva J.-A. Miller, intendendo: al di fuori dell'incontro sessuale. Così comprendiamo meglio le ragioni della fine di questo capitolo. Dopo aver definito questo godimento femminile, questo godimento per lei, che prova senza saperne nulla possiamo comprendere meglio le ragioni della frigidità, senza transizione e senza fare un collegamento esplicito. Lacan si rivolge al godimento estatico e mistico, nella letteratura e nei mistici stessi: Hadewijche di Anversa, San Giovanni della Croce, Santa Teresa. Questi mistici provano un godimento di cui non sanno nulla, un godimento che non è affatto dal lato della funzione fallica, un godimento Altro che non passa attraverso il corpo a corpo sessuale. J.-A. Miller dice che è attraverso il godimento femminile che Lacan “si è strappato da se stesso.” Il godimento femminile diviene, nel suo ultimissimo insegnamento, godimento in quanto tale. Non esiste più alcun paragone tra il godimento maschile e quello femminile. Il godimento non è più reperito a partire dal maschio, non è più il godimento legato al fallo, con i suoi godimenti di plus-godere, che sono piccoli godimenti, semplici Ersatz. Il godimento femminile è il godimento reale, non edipico, ridotto all'evento corporeo. Il tempo della frigidità corrispondeva al tempo definito da Lacan alla fine di Sovversione del soggetto, quello del godimento edipico, tempo in cui il godimento doveva essere prima proibito (dal Nome-del-Padre) per poter essere permesso. Si trattava di un godimento retto dall'esigenza fallica, e al quale le donne nel rapporto con l'uomo dovevano sottomettersi. Questa tempo è passato. La femminilizzazione degli uomini è in corso. È però un guadagno che non va senza perdita. Nel suo corso L’Uno da solo, J.-A. Miller collega la femminilità alla posizione dello psicoanalista. Lacan aveva pensato che fosse possibile in analisi destituire il soggetto dal fantasma fallico, nelle donne per andare al di là del Penisneid, negli uomini perché potessero dire sì alla femminilità. J.-A. Miller precisa: “L’esempio migliore agli occhi di Lacan è lo psicoanalista stesso. Per questo la posizione analitica è la posizione femminile – o almeno è analoga alla posizione femminile. Ciò significa che non si può essere analisti se si è istituiti dal fantasma fallico.”
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