Melissa Davey Gli psichiatri e i pediatri sostengono che è necessario e urgente indagare sul numero crescente di bambini e adolescenti che si formulano autodiagnosi su alcune condizioni neurologiche, malattie mentali e disturbi della personalità. Affermano infatti che si tratta di una tendenza indotta dai social media e dalla difficoltà di accesso all'assistenza sanitaria. Un articolo pubblicato a gennaio sulla rivista Comprehensive Psychiatry descrive il modo in cui l'uso prolungato dei social media, in particolare quello delle piattaforme di condivisione video, tra cui TikTok, stia sempre più esponendo i giovani a creatori di contenuti che realizzano video su tic autodescritti, sulla sindrome di Tourette e su altri disturbi autodiagnosticati.
Un documento redatto sotto la guida del dott. John Haltigan dell'Università di Dipartimento di psichiatria di Toronto riferisce: ”Questo aumento ha coinciso con la crescita del numero di giovani che si sono presentati a operatori clinici o a servizi psichiatrici durante la pandemia di Covid-19 con comportamenti definiti simili a tic funzionali". “Un numero sempre maggiore di studi realizzati negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania, in Canada e in Australia fa notare un aumento dei comportamenti simili a tic funzionali prima e durante la pandemia di Covid-19, in coincidenza con la crescente pubblicazione nei social media di contenuti relativi alla sindrome di Tourette e ai tic. Un fenomeno simile è stato recentemente documentato anche rispetto al disturbo dissociativo dell'identità. La sindrome di Tourette è un disturbo complesso, caratterizzato da movimenti o rumori ripetitivi, improvvisi e involontari chiamati tic. Il documento del dottor Haltigan afferma che gli attuali comportamenti simili a tic funzionali con cui i giovani si presentano ai loro medici differiscono però dalla classica sindrome di Tourette. Riporta infatti che questi giovani manifestano i loro sintomi nella tarda infanzia, e i tic colpiscono il più delle volte prevalentemente gli arti superiori, “con movimenti complessi delle braccia e delle mani, per esempio applausi, linguaggio dei segni, lancio di oggetti, colpi sul petto, sulla testa o sulla coscia, o colpi ad altri persone”. I pazienti lamentano anche di essere affetti da tic vocali come parole, frasi o affermazioni offensive pronunciate involontariamente. Questo sono però sintomi sviluppati da non più del 15% di coloro a cui è stata diagnosticata la sindrome di Tourette. I giovani condividono video in cui si mostrano con questi tic, taggando i loro post con etichette come #tics e #TS. Gli autori dell'articolo concludono che "è urgente e necessaria una ricerca empirica focalizzata su questo preoccupante fenomeno, da correlare con una più ampia ricerca volta a esaminare le influenze dei social media sulla salute mentale". Il fenomeno colpisce in particolare le giovani donne e le adolescenti, che costituiscono un’utenza preferenziale di TikTok. Il prof. Pat McGory, psichiatra e direttore esecutivo del servizio di salute mentale per i giovani di Orygen, ha detto: ”In tutto il mondo, dopo la pandemia, c'è stato un enorme aumento della depressione e dell’ansia, in particolare nei giovani. Queste autodiagnosi non sono solo una sorta di epidemia, di ricerca di attenzione o di isteria di massa. C'è un'ondata di giovani che soffrono di patologie vere e gravi, come disturbi alimentari, disturbi ossessivo-compulsivi e autolesionismo”. I bambini e gli adolescenti, ha aggiunto, possono essere indotti ad andare online per capire come si sentono, a causa della difficoltà di ottenere un appuntamento con lo specialista a prezzi accessibili o convenzionati, e a causa delle lunghe liste di attesa anche per una costosa consulenza psichiatrica. Essi stanno di fatto solo cercando risposte sul motivo per cui non si sentono bene, e hanno dovuto affrontare difficoltà straordinarie con il lockdown e la pandemia". La ricerca aiuterebbe anche a identificare le ragioni che portano i giovani all'autodiagnosi e il perché alcuni sono più facilmente influenzati di altri. Un'ulteriore possibilità vagliata dagli autori del documento è che le persone colpite cerchino affermazione e attenzione, e acquisiscano credito sociale nelle comunità online, o mantengano un'identità fittizia, "che maschera sentimenti di ansia, di depressione ed eventualmente di bassa autostima". I video sui social media con hashtag come #DID [disturbo dissociativo dell'identità], #borderlinepersonalitydisorder e #bipolardisorder hanno ricevuto milioni di visualizzazioni, e molti di questi video mostrano come l’autore cambi diverse personalità. Glia autori descrivono in modo esauriente ogni personalità - spesso indicata come di un altro - insieme ai nomi e alle caratteristiche di ogni alter-ego. Una pediatra che lavora a Melbourne, di cui non possiamo rivelare il nome per proteggere la riservatezza dei suoi pazienti, ha affermato che c'è stato un notevole aumento dell'autodiagnosi anche tra i bambini e gli adolescenti. Ha detto inoltre che mentre in alcuni casi i soggetti hanno continuato a manifestare la malattia descritta, la maggior parte invece ha smesso. Si trattava infatti per il paziente semplicemente di realizzare un buon equilibrio tra la certezza di sentirsi ascoltato e la garanzia di non ricevere impropriamente una diagnosi, poiché una diagnosi spesso implica prescrizioni con effetti collaterali e trattamenti costosi. "Il fatto è che spesso, accanto a questi disturbi autodiagnosticati e a questi tic, esistono sottostanti un'ansia o una depressione che sono probabilmente la causa principale di tutto – ha aggiunto la pediatra – e forse questa causa si manifesta così imitando quel che si è visto su TikTok." Fonte: The Guardian 8 gennaio 2023
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