di Benedict Carey
Un conto smarrito della carta di credito o un solo messaggio di posta elettronica rimasto sul computer di casa sarebbero stati la fine di tutto: il matrimonio, la prestigiosa carriera, la buona reputazione che si era fatto durante la vita. Per più di dieci anni ha pervicacemente mantenuto due identità separate: una viveva in un piccolo villaggio di Westchester e lavorava in un ufficio di New York, l'altra circolava principalmente nei club, nei bar e nei bordelli. Una accoglieva calorosamente i clienti e salutava i vicini, a volte solo poche ore dopo che l'altra era tornata da una riunione di "lavoro" con prostitute o spacciatori di cocaina. Alla fine, è stato l‘innocuo annuncio pubblicitario di un software per la sicurezza, comparso nel computer, dove si diceva che la sua vita online veniva "continuamente monitorata," a mandare nel panico questo agente immobiliare di New York e a far sì che cercasse l’aiuto di un terapeuta. La doppia vita di quest'uomo è un esempio estremo di come l'angoscia possa mandare a pezzi un’identità, ha detto il suo psichiatra, il dottor Jay S. Kwawer, direttore per la formazione clinica presso il White Institute di New York, che ha recentemente discusso il caso in una conferenza. Gli psicologi sostengono però che la maggior parte degli adulti normali può benissimo iniziare una vita segreta, e continuarla. La capacità di mantenere un segreto è fondamentale per uno sviluppo sociale sano, dicono, e il desiderio di provare altre identità – di reinventarsi, di fingere – può durare fin’anche in età adulta. E negli ultimi anni, i ricercatori hanno scoperto che alcune delle competenze psicologiche necessarie a evitare il disagio mentale solo le stesse che possono indurre un alto rischio di prolungate attività segrete. "In un senso davvero profondo, non si ha un sé se non si dispone di un segreto, e per tutti noi ci sono momenti nella vita in cui sentiamo che stiamo smarrendo il senso di noi stessi nel gruppo sociale a cui apparteniamo, o nel lavoro o nel matrimonio, e ci si sembra di doverci aggrappare a un segreto, o inventare qualche sotterfugio, per riaffermare la nostra identità individuale", ha detto il dottor Daniel M. Wegner, professore di psicologia ad Harvard. Ha aggiunto: "E ora stiamo imparando che alcuni riescono a farlo meglio di altri." Le vite segrete meglio conosciute sono tuttavia le più spettacolari: l'architetto Louis Kahn ha avuto tre vite; Charles Lindbergh si dice ne abbia avuto due. Questi sono esempi macroscopici di un comportamento molto più comune e variato, dicono gli psicologi. Alcuni puntano sui farmaci. Altri provano con lezioni di musica. Altri ancora entrano in un gruppo religioso. Tutti tengono la bocca chiusa per motivi diversi. Ci sono poi migliaia di persone – uomini e donne omosessuali che rimangono in matrimoni eterosessuali, per esempio – per i quali l’imbarazzo o la negazione dei loro bisogni elementari li ha portati a compiere escursioni segrete in altri mondi. Se una vita segreta è in ultima istanza distruttiva, ritengono gli esperti, tutto dipende però dalla natura del segreto e dalla maschera psicologica che l'individuo indossa. Gli psicologi hanno a lungo considerato la possibilità di tenere segreti come determinante ai fini un sano sviluppo. Bambini di sei o sette anni già imparano a non rivelare il regalo di compleanno per la madre. In adolescenza e in età adulta, una certa disinvoltura con alcune piccole bugie sociali è collegata a una buona salute mentale. I ricercatori hanno anche confermato che il segreto può accrescere l'attrattiva o, come ha detto Oscar Wilde: "La cosa più comune diventa deliziosa se solo la si nasconde." In uno studio, alcuni uomini e donne del Texas hanno riferito che le relazioni del loro passato alle quali hanno continuato a pensare più a lungo il più delle volte erano quelle rimaste segrete. In un altro studio, gli psicologi di Harvard hanno scoperto che potevano accrescere l'attrazione tra sconosciuti, uomini e donne, semplicemente incoraggiandoli a giocare a piedino in un esperimento di laboratorio. Il desiderio di recitare il ruolo di un personaggio completamente diverso è ampiamente condiviso tra le culture, dicono gli esperti di studi sociali, e può essere motivatoda curiosità, malizia, o autentica ricerca di se stessi. Certo, si tratta di uno strappo alla regola comune a quasi tutti coloro che sono usciti della quotidianità per un periodo, per vacanza, per lavoro o per vivere in un altro paese. "Di solito si andava via per l'estate e si diventava qualcun altro, si andava in campeggio e si diventava qualcun altro, o forse si andava in Europa per diventare qualcun altro" in un sano spirito di sperimentazione, ha detto la dottoressa Sherry Turkle, sociologa presso il Massachusetts Institute of Technology. Ora, ha aggiunto, le gente prende abitualmente diversi pseudonimi su Internet, senza mai muoversi da casa: l’impiegato della porta accanto potrebbe firmarsi come [email protected], ma anche entrare in una chat come Armaniguy, Cool Breeze o Thunderboy. Recentemente, la dottoressa Turkle ha studiato l'uso di giochi online interattivi come Sims Online, dove le persone formano famiglie o comunità. Ha accuratamente intervistato circa duecento giocatori abituali o occasionali, e sostiene che molti usano il gioco come un modo per creare le famiglie che vorrebbero avere, o per impostare versioni alternative della propria vita. Una sedicenne che vive con un padre violento ha simulato la sua relazione con lui in The Sims Online, trasformandosi, in varie occasioni e tra altre identità, ora in un ragazzo sedicenne, ora in una ragazza più grande e più forte, con una personalità più decisa. È stato attraverso l’identità di figlia più forte, ha detto la dottoressa Turkle, che la ragazza si è resa conto che poteva perdonare il padre, se non poteva cambiarlo. "Penso che quel che le persone stanno facendo ora su Internet", ha aggiunto "abbia un profondo significato psicologico per il modo in cui stanno usando le identità. Questo permette loro infatti di esprimere problemi e potenzialmente risolverli in uno spazio relativamente senza conseguenze." Nel mondo, tuttavia, che è uno spazio denso di conseguenze, gli studi trovano che la maggior parte delle persone considera estenuante mantenere a lungo già solo alcuni segreti brucianti, che sono molto meno di un’intera vita segreta. Il fatto stesso di sopprimere l'informazione crea una sorta di effetto di rimbalzo, e il pensiero di una relazione nascosta, di intemperanze notturne, o di un debito occulto invadono la coscienza, soprattutto quando la persona che sarebbe ferita dalla rivelazione del segreto è affettivamente vicina. Come un set televisivo in un bar affollato, l'episodio nascosto sembra fare intrusione nella mente, attirando l'attenzione nonostante gli sforzi coscienti di distogliersene. I pensieri scacciati tornano anche nei sogni, secondo quanto asserisce uno studio pubblicato la scorsa estate. La forza di quest’effetto sicuramente varia da persona a persona, dicono gli psichiatri. Sono rari i casi di persone patologicamente senza rimorsi, che non si preoccupano o neppure percepiscono il potenziale impatto di un segreto sugli altri, e quindi non sentono la tensione di mantenerlo. Quanti poi sono pagati per vivere vite segrete, come gli agenti segreti, sanno almeno in che cosa si sono impegnati, e hanno linee guida chiare che dicono loro quel che possono rivelare e a chi. In una serie di esperimenti condotti negli ultimi dieci anni però, gli psicologi hanno individuato un gruppo più ampio che hanno battezzato “repressori”, riguardante circa il dieci, quindici per cento della popolazione, formato da persone inclini a ignorare o sopprimere le informazioni per loro imbarazzanti, e che sono quindi particolarmente dotate per mantenere i segreti. I repressori ricevono un punteggio basso nei questionari che misurano l'ansia e la difesa, e pare, per esempio, che raramente provino risentimento, siano preoccupati per i soldi, o turbati da incubi e da mal di testa. Hanno una buona opinione di di sé e non se la prendono per le minuzie. Anche se poco si sa sullo sviluppo mentale di queste persone, alcuni psicologi ritengono che abbiano imparato a bloccare i pensieri angoscianti distraendosi con bei ricordi. Con il tempo, con la pratica, in effetti, questo può diventare un’abitudine, e attenuare la loro possibilità di accedere ai ricordi e segreti potenzialmente umilianti o minacciosi. "Questa capacità verosimilmente è utile nella lotta quotidiana per evitare pensieri indesiderati di qualunque tipo, compresi quelli derivanti dal tentativo di sopprimere segreti in presenza di altri," ha detto il dott. Wegner, di Harvard, in un messaggio di posta elettronica. Quanto più è facile mettere a tacere questi pensieri, tanto più a lungo può continuare l'attività occulta, e tanto più difficile potrebbe essere confessarla in seguito. In alcuni casi, forze molto potenti sono all’opera nel dar forma alle vite segrete. Molti omosessuali e molte lesbiche si sposano con partner eterosessuali prima di lasciar emergere la loro identità sessuale, o malgrado questa. L'obiettivo è di compiacere i genitori, di nascondere loro quel che è sentito come una vergogna o di rendersi più accettabili a se stessi e alla società in generale, ha detto il dottor Richard A. Isaj, psichiatra presso la Cornell University, che ha in terapia molti omosessuali non dichiarati. Spesso, ha detto, queste persone lottano per non mettere in atto i loro desideri, e cominciano una vita segreta per disperazione. Questo alla fine li costringe a decisioni strazianti su come vivere con, o separarsi da, famiglie che amano. "So di non aver seguito l'orientamento che sento mio, e so di essere sempre stato come sono" ha scritto un uomo in una lettera pubblicata nel libro del dr. Isaj "Diventare omosessuale". "So che diventa più difficile vivere nel guscio solitario in cui sono ora, ma non riesco a vedere nessuna via d'uscita." Fino a che l'esposizione di una vita segreta distruggerà o avvelenerà per sempre quella pubblica, le persone devono o chiarirsi e scegliere, o rischiare il crollo mentale, dicono molti terapeuti. Il dr. Seth M. Aronson, assistente di psichiatria al Mount Sinai School of Medicine, ha trattato un pediatra con un figlio piccolo e una moglie, che di notte usciva furtivamente per andare nei bar, frequentando prostitute e a volta anche ingaggiando risse con i loro protettori. In una seduta, l'uomo era arrivato talmente ubriaco che svenne, in un altra si era portato una prostituta. "Era una di quelle classiche divisioni in cui la moglie era perfetta e meravigliosa, ma lui sentiva il bisogno di degradarsi con queste altre donne", e le due vite non potevano coesistere a lungo, ha affermato il dott. Aronson. In un famoso testo, pubblicato nel 1960, sul problema della doppia vita, l'analista inglese dr. Donald W. Winnicott sosteneva che un falso sé emerge in particolare nei nuclei familiari dove i bambini vengono educati in modo da essere sempre sintonizzati con le aspettative degli altri, diventando così sordi alle proprie aspettative e necessità. "In effetti, seppelliscono viva una parte di se stessi", ha asserito il dottor Kwawer dello White Institute. Il pediatra trattato dal dott. Aronson, per esempio, è cresciuto in una famiglia cristiana fondamentalista dove la madre, spesso e con disapprovazione, lo ha paragonato allo zio, che era un ladro e un bevitore. Il paziente del dottor Kwawer, l’agente immobiliare, ha avuto genitori che si accigliavano di fronte a quasi ogni espressione di desiderio, e avevano impresso nel figlio un forte senso di difesa dell'immagine della famiglia. Si sposò giovane, in parte per compiacere i suoi genitori. Entrambe queste persone sono ancora in psicoterapia, ma ora vivono una sola vita, dicono i loro terapeuti. Il pediatra ha ridotto le proprie attività extraconiugali, è tornato mentalmente a casa e ha confessato alla moglie alcuni dei suoi problemi. L’agente immobiliare si è separato dalla moglie, ma vive vicino a lei e l’aiuta con i bambini. La separazione ha provocato in entrambi un periodo di depressione, ha detto il dottor Kwawer, ma ora l'uomo ha ritrovato nuova energia per il lavoro, e si è riavvicinato agli amici e ai figli. Ha smesso con gli appuntamenti segreti e con l’uso di droga, e sente di riavere la propria vita. "Contrariamente a quanto molti pensano", ha detto il dottor Kwawer, "spesso una vita segreta può portare in luce un aspetto più vivace, più intimo, più eccitante di sé". Fonte: New York Times, 11 gennaio 2005
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