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Di cosa si parla

Il desiderio di un figlio è più forte della legge

2/9/2014

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di Hélène Bonnaud

“La Francia è stata condannata per non aver riconosciuto i figli nati all’estero da una madre portatrice”. È il titolo che appare in “Le monde” dello scorso venerdì 27 giugno. La Corte europea per i diritti dell'uomo ha così criticato la sentenza formulata in due riprese riguardante due coppie francesi (i Menesson e i Labassée) che hanno chiesto la cittadinanza francese per i loro figli nati attraverso GPA (Gravidance par Autrui) negli Stati Uniti, dove questa pratica è autorizzata e la filiazione riconosciuta.

Il rifiuto del riconoscimento ha indotto i genitori a portare il loro caso davanti alla Corte europea per i diritti dell’uomo. La sentenza della corte Francese aveva infatti considerato come frode il fatto di andare negli Stati Uniti per ottenere una GPA che è vietata in Francia. Il messaggio implicito è che i bambini nati all'estero da GPA non sono riconosciuti nel paese di origine dei genitori, perché questo costituisce violazione della legge francese. La legge n° 94/653 del 29 luglio 1994 sul rispetto del corpo umano, vieta infatti esplicitamente la gravidanza ottenuta attraverso altri, e la filiazione non viene per questo riconosciuta.


La logica di questo ragionamento potrebbe essere ammissibile se non si trattasse di bambini già nati, che vivono in territorio francese e che, anche se nati da GPA, vengono cresciuti da coppie francesi che vivono in Francia e che desiderano per i loro figli la cittadinanza francese. Il diritto all’identità in effetti, secondo le indicazione della la Corte europea “è parte integrante della nozione di vita privata e c'è una relazione diretta tra la vita privata dei bambini nati da una gravidanza ottenuta da terzi e la determinazione giuridica della loro filiazione”. Il diritto a un'identità corrispondente alla filiazione appare determinante nell'interesse del bambino.

Per le coppie in questione La Corte europea è stata l’unica possibilità di ricorso. Ha funzionato come l'Altro dell'Altro, dando torto alla Francia e ai suoi giudici, non in merito al diritto, ma perché non è stato preso in considerazione l’oggetto del diritto: il bambino. Questo ha un valore superiore a ciò che è in gioco come diritto. In effetti, è stato l'interesse superiore del bambino a costituire il punto fondamentale.

La Corte europea prende posizione in modo decisamente interessante mettendo il bambino al centro della questione. Qualunque siano le condizioni della sua venuta nel mondo (PMA o GPA), il bambino deve beneficiare degli stessi diritti di tutti gli altri bambini. Il bambino esiste ipso facto, dal momento stesso in cui ha un nome. Il diritto deve piegarsi a questa logica, che non è della mancanza, ma dell'esistenza. È la vittoria del desiderio contro il divieto. Come dice Lacan nel seminario VI “La verità del desiderio è di per se un'offesa per l'autorità della legge”.

In effetti, la GPA è proibita in Francia, ma è consentita in altri paesi, come gli Stati Uniti. Non esistono confini quando si desidera avere un bambino. È la lezione della vita. Le coppie che ricorrono alla GPA fondano su questa procedura le loro ultime speranze. Se la GPA può sembrare uno sfruttamento del corpo della donna e della miseria, quest'idea negativa si cancella di fronte al desiderio di un bambino, perché anche in questo caso il desiderio prevale sui mezzi.

La presa in carico della GPA è molto ben organizzata negli Stati Uniti e in primo luogo viene collocato l'aiuto offerto a una coppia per ottenere il bambino che non ha. È una soluzione alle impasse della maternità e della paternità. Il desiderio di un bambino è innalzato a bene assoluto.

Ci si potrebbe forse interrogare su questa promozione di un bambino per tutti. Si costituisce come un diritto ad avere. Dove le femministe degli anni ’70 rivendicavano il diritto di avere bambini quando li volevano e se li volevano, oggi il diritto a un bambino per tutti è lo slogan delle nuove generazioni.

Il bambino è la posta in gioco del riconoscimento di ciò che simboleggia il matrimonio per tutti, prova d’impegno e d'amore tra due persone, siano queste dello stesso sesso oppure no. La nozione di uguaglianza oggi presente nel rapporto tra i sessi rafforza la manifestazione di questo desiderio di un figlio indipendentemente dal modo di godimento sessuale di ciascuno. Il bambino è l'oggetto di un’ideologia della coppia genitoriale, omo o eterosessuale. È la posta in gioco del riconoscimento del legame tra amore e desiderio, e questo implica un aggiornamento delle politiche relative al diritto di famiglia.

La GPA introduce inoltre una novità nella procreazione. Il figlio atteso non è più tributario del corpo materno propriamente detto. La genitrice non può più essere detta con certezza la madre. La certezza della madre è divenuta caduca. C’è qui qualcosa di completamente nuovo. Le madri donatrici di ovociti e le madri portatrici sono i corpi strumentalizzati in questi nuovi modi di procreare. Corpi donatori e corpi portatori si cancellano al momento della nascita per lasciar posto a quelli che saranno i genitori. È essenziale qui la questione del dono.

Il desiderio di un bambino non conosce frontiere e questo desiderio è sostenuto dal progresso della scienza. La scienza riesce proporre un figlio a coppie che non possono concepirlo per ragioni mediche, e oggi tutti possono beneficiare di questi progressi per avere un figlio. Ciò che la scienza propone passa sempre attraverso una domanda rivolta alla medicina. Negli Stati Uniti, e in modo particolare in California, sono numerose le coppie che si rivolgono alla GPA. Le associazioni che definiscono il quadro di questa pratica, si occupano di gestire la possibilità della gravidanza attraverso terzi.

I fatti parlano. I bambini nati tramite GPA esistono. E quelli che si chiamano “genitori d’intenzione” oggi sono diventati semplicemente genitori. Si è passati dall'intenzione all'atto. Qualcosa del desiderio ha funzionato. La legge  deve ora a sua volta prendere atto di ciò che c’è, e non di ciò che non dovrebbe esserci. La legge qui ha incontrato il suo punto limite.

Traduzione di Edison Palomino
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