di Monique Amirault La pratica analitica è una delle più bizzarre, delle più enigmatiche. "Come può sopportare, per intere giornate, di stare a sentire tante disgrazie, tanti drammi, tanta follia?”, ci domandano. In effetti, come, senza analisi e senza controllo, sopportare la libertà di colui che viene a incontrarci, quando prende la forma del peggio o della disperazione? Come accompagnarlo, offrendo la propria presenza per leggere i fili, a volte estremamente tenui, che lo legano alla vita? Come non sentirsi implicati, influenzati da scelte di godimento che sfidano a volte ogni possibile comprensione? Da un reale che impone il suo essere senza legge e di fronte al quale le difese possono essere così fragili? È il mistero di ogni singola vita. Trovo che il controllo sia oggi necessario rispetto a questo reale della clinica. Perché a cosa chiama la disperazione se non al dire bene da parte dell’analista? Si tratta di un dire bene che testimonia la sua lettura del reale nel luogo stesso della sua ignoranza, e che verifica costantemente il suo rapporto con la posizione impossibile che si offre di occupare. Andare in controllo non è mai diventata per me un’abitudine né un obbligo, ma piuttosto una prova sempre rinnovata, dura o gioiosa, ma dove il desiderio esce sempre ravvivato.
0 Comments
Leave a Reply. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28, 20131 Milano tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo. Archivi
Novembre 2024
Categorie
|