di Allen Frances
Le organizzazioni più accreditate per rappresentare gli interessiI dei professionisti della salute mentale e dei pazienti attualmente non rendono loro un buon servizio. È iniziato un periodo davvero insensato, in cui le assurdità proposte dall'American Psychiatric Association, l'Istituto Nazionale di Salute Mentale e la British Psychological Society entrano in conflitto tra loro. Maggio, evidentemente, è il mese più crudele per la salute mentale. Tutto è iniziato con l'offerta da parte del DSM-5 delle sue nuove e infondate diagnosi, che etichetteranno in modo fuorviante milioni di persone che stanno bene ma sono un po' preoccupate in malati mentali, trasformando l'attuale inflazione diagnostica in iperinflazione, e distogliendo l'attenzione e le risorse dalle persone che hanno davvero bisogno di aiuto. L'Istituto Nazionale per la Salute Mentale ha poi incautamente considerato non valide tutte le diagnosi basaste sulle sindromi DSM. L'Istituto però non ha oggi nulla da offrire al loro posto se non la promessa, sopravvalutata e irrealizzabile, di un futuro modello della malattia mentale strettamente biologico che richiederà decenni perché venga messo a punto - ammesso e non concesso che possa essere realizzato. Nonostante la sua denominazione, l'Istituto Nazionale per la Salute mentale sembra aver perso ogni interesse per lo stato attuale di salute mentale dei pazienti che, negli Stati Uniti, subiscono i draconiani tagli di bilancio e soffrono di un sistema di cura completamente disorganizzato . La British Psychological Society ha ora imboccato la propria via agli di atteggiamenti estremisti, proponendo un donchisciottesco cambio di paradigma, spostandosi dall'idea che il cervello abbia alcunché a che vedere con la malattia mentale o che la schizofrenia e il disturbo bipolare siano concetti in qualche modo utili. L'idea proposta è che invece che come problemi di salute mentale questi disturbi debbano essere inquadrati in primo luogo in termini psicologici e sociali. Questa è una follia del tipo Alice attraverso lo specchio. Il riduzionismo biologico dell'Istituto Nazionale per la Salute Mentale trova un assurdo riflesso nel riduzionismo psico-sociale della British Psychological Society . I dirigenti responsabili di potenti organizzazioni dovrebbero avere idee migliori che non quella che malattie mentali complesse possano essere ridotte a risposte semplificative e riduzioniste. Abbiamo bisogno di un modello di malattia mentale attento agli aspetti biologici, a quelli psicologici, e a quelli sociali. Abbiamo bisogno di persone responsabili che rispondano agli attuali bisogni insoddisfatti dei pazienti - che non si lascino incantare da grandi progetti utopici proiettati in un lontano futuro e che si interessino ai problemi urgenti posti dal presente. Il DSM-5, l'Istituto Nazionale per la salute Mentale, e la British Psychological Society hanno tutti commesso errori dello stesso tipo: hanno tutti promesso prematuramente un grandioso cambiamento di paradigma che non è neppure lontanamente possibile. I cambiamenti di paradigma emergono dalle nuove scoperte scientifiche, non da dichiarazioni che risultano essere mere spacconate, per quanto ben intenzionate. I pazienti e gli operatori sono ridotti a essere gli effetti collaterali di questa polemica ridicola. I pazienti che hanno bisogno di aiuto possono anche perdere fiducia in un Istituto di Salute Mentale che sembra essere così confuso e così confusivo. Gli operatori in genere sono persone modeste e competenti e meritano una guida diversa, che non sia così arrogante e maldestra. È giunto il momento di avere in mente una precisa domanda quando si preparano manuali diagnostici o quando si fanno affermazioni sulla malattia mentale, destinate a essere ampiamente diffuse: "Quel che diciamo potrà favorire o potrà ostacolare l'accesso dei nostri pazienti a cure di qualità? Il mio appello all'American Psychiatric Association, all'Istituto Nazionale di Salute Mentale, e alla British Psychological Society è che ci risparmino le vuote promesse di cambiamenti prematuri di paradigma e che invece ci aiutino a prenderci cura dei nostri pazienti. Allen Frances è un professore emerito alla Duke University ed è stato il presidente della task force del DSM-IV. Fonte: Huffington Post del 25 maggio 20131
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