Despina Andropoulou, del Comitato esecutivo della NLS, ha inaugurato la nuova serie d’incontri nel seminario ‘Knottings’ sul tema: “La finzione e la struttura nel desiderio di Amleto". Joost Demuynck dà un resoconto degli argomenti che ha toccato. Il personaggio della finzione
Despina Andropoulou si richiama al Seminario di Lacan La relazione d'oggetto dove Lacan articola la verità come struttura di finzione. Ogni espressione di verità, infatti, per necessità strutturale, ha la stessa natura della finzione. I miti, sia per il bambino sia per l’adulto, per un verso hanno a che fare con la parvenza di qualcosa che non esiste, cosa che produce un buco nell’esistenza, e per altro verso hanno a che fare con la sessuazione del soggetto. Nessun mito individuale risolve tuttavia il problema di cosa significa essere un padre. Ne Il rovescio della psicoanalisi, Lacan riprende le questioni freudiane articolandole con il reale. In quel che si dice resta infatti sempre qualcosa che non può essere detto, e che quindi viene espresso in modo mitico. La verità mitica di un soggetto si avvicina a ciò che chiamiamo finzione. Despina cita quel che dice a J.-A. Miller: 'La finzione in analisi, è un atto basato sul linguaggio'. In 'Funzione e campo della parola e del linguaggio' infatti Lacan suggerisce la possibilità di riorganizzare le contingenze passate dando loro un senso di necessità future. Questa riformulazione, secondo Miller, offre una continuità, un senso, un'intenzione, un voler dire. La trasformazione di una coincidenza in una necessità è anche quel che in psicoanalisi viene chiamato 'razionalizzazione'. Lacan caratterizza in effetti il complesso di Edipo come una razionalizzazione, come un mito. Lo distingue dal complesso di castrazione, e lo considera come ciò che forma il nodo strutturale del soggetto. La scelta di Amleto Amleto è la tragedia del desiderio nel suo rapporto con il desiderio dell'Altro. È il suo incontro con la morte. Il dramma non è privo di effetti sullo spettatore perché mette in discussione il rapporto di noi tutti con il nostro stesso desiderio. Da un lato vi è una struttura equivalente a quella edipica e dall’altro c'è un posto vuoto in cui lo spettatore può collocare la propria ignoranza. Amleto è la personificazione dell'inconscio, e in tal modo Amleto è il discorso dell'Altro. L'eroe appare come qualcuno che non sa quel che vuole, che ha perso la via del desiderio. La scena deve portarlo a ritrovare se stesso. Parlare di una struttura equivalente a quella edipica non vuole dire che si tratta di una tragedia edipica, una tragedia del destino, ma di un lavoro sul problema del desiderio. L'uomo deve situare e trovare il proprio desiderio in un'azione che può essere portata a a compimento solo nella misura in cui è un essere mortale. Si partecipa infatti al dramma del protagonista proprio seguendo i meandri dell’azione. Lacan chiarisce la differenza tra Amleto ed Edipo affermando che nel primo la castrazione manca, e giunge a compimento in un lento processo nel corso del dramma. Per capire cosa è in gioco nell’Amleto, non bisogna cercare l’intoppo guardando dalla parte del padre, ma considerando la relazione del protagonista con l'oggetto. La relazione che sostiene il desiderio è infatti inscritta nel fantasma fondamentale. Lacan, dice Despina, menziona una differenza tra la tragedia classica e il dramma moderno: il padre di Edipo è stato ucciso dal figlio inconsapevole, per decreto del destino, Amleto invece sa che suo padre è stato ucciso, sa anche da chi e come. Il dramma di Amleto è di conoscere la colpa di esistere, e può dunque porsi il dilemma di 'essere o non essere'. Il tradimento dell'amore non ha una risposta. Nell’Altro c’è una mancanza, una barra. Le traversie di Amleto iniziano da qui. Per mandare a segno il proprio compito di uccidere lo zio assassino di suo padre – dice Despina – Amleto deve cambiare la propria posizione sessuale, in modo da poter agire come soggetto. Questo cambiamento implica la perdita dell'oggetto. Il desiderio di Amleto e quel che non funziona Perché Amleto esita a uccidere lo zio Claudio? Lacan dà due ragioni: la prima è che Amleto rimane legato al desiderio di sua madre, la seconda è che Amleto dipende sempre dal tempo di un altro. Il dramma di Amleto gira intorno al desiderio della madre, che non è regolato dalla fallo. Amleto non riesce a staccarsi dal desiderio della madre per seguire il proprio desiderio e agire in accordo con esso. Amleto fa dipendere il proprio atto dal tempo degli altri. Il suo momento di verità, dice Lacan è durante il funerale di Ofelia. Inizialmente era l'oggetto sublime su cui trovava appoggio, dopo di che diventa la portatrice di bambini e in tal modo la portatrice di tutti i peccati, come la madre di Amleto. Lacan spiega questo aspetto come la distruzione dell'oggetto che viene recuperato nel quadro narcisistica del soggetto. In altre parole, si tratta di i(a) invece che dell'oggetto “a” presente nel fantasma fondamentale. La voracità pulsionale della madre fa di lei un soggetto che gode, che trae godimento dal soddisfacimento diretto di un bisogno. Questo fa sentire Amleto come un oggetto di desiderio trascurato, secondo il modo in cui Lacan presenta le cose nel suo decimo seminario. L'ora degli altri e l’azione rinviata La perdita di Ofelia è necessaria perché Amleto si risvegli. Nel momento stesso in cui Ofelia diventa un oggetto impossibile, torna a essere per Amleto l’oggetto di passione che gli permette di riprendere il proprio desiderio. 'Sono io, Amleto il danese', dice davanti alla sua tomba. Eccolo dunque come soggetto diviso di fronte al proprio oggetto “a”. Solo in questo modo può fare il lutto per la morte del padre. È però necessario ancora un ultimo passo. Amleto s’identifica, attraverso il proprio alter ego Laerte, con il significante del fioretto, il fallo mortale. L'omicidio del fallo, significante del potere incarnato da Claudio, diventa possibile solo nel momento in cui Amleto viene ucciso. Lasciando la posizione narcisistica permette la realizzazione dell'atto. In questa fase di elaborazione del suo Seminario, Lacan pensa della castrazione come al punto focale dell’analisi e del fantasma fondamentale che produce. In questo senso, "analista" diventa un nuovo nome per il destino della pulsione. La finzione infine, la verità mitica del nevrotico, diventa uno strumento con il quale il soggetto può trovare il proprio fantasma fondamentale. La tragedia di Amleto, una tragedia del desiderio, mostra l'incontro con la mancanza dell'Altro, e spinge il soggetto ad agire in un modo o nell'altro; voler sapere 'perché' e 'come' una cosa non funziona è una scelta etica che può portare a iniziare un'analisi. Nella discussione è stato ulteriormente esaminato il posto di Ofelia come fallo immaginario e come oggetto. Despina ha sottolineato ancora una volta come l'oggetto di Amleto e i(a), l'immagine del corpo, fossero integrati, e che questo era il motivo per cui Amleto non poteva compiere l’atto: rimaneva prigioniero del desiderio dell'Altro, in questo caso la madre. Un'altra osservazione emersa nella discussione era che il padre di Amleto non ha mostrato alcun peccato. Si tratta di un padre troppo ideale. Qualcosa è carente nella trasmissione, il padre ha preso la moglie come oggetto d'amore e non come oggetto del desiderio. Gli manca una certa perversione. Despina ha sottolineato che il peccato del padre rimane enigmatico.
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28, 20131 Milano tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo. Archivi
Agosto 2024
Categorie
|