Pubblichhiamo questa intervista a Oliver James, autore interessante per la sua ricerca di una logica delle problematiche mentali che vada al di là del riduzionismo genetico, anche se ancorato a una posizione, che nella psicoanaisi è ampiamente superata, di colpevolizzazione dei genitori e della famiglia. di Peter Stanford Ti si potrebbe capire se pensassi che Oliver James ce l'ha con i suoi genitori, anche se è genitore a sua volta. L’eminente psicologo clinico, per molti anni volto familiare della TV, ha in passato reso pubbliche le carenze di sua madre e di suo padre, entrambi psicoanalisti, nel suo libro di successo: They F*** You Up. E ha esteso quel riferimento alla poesia pessimistica di Philip Larkin in un follow-up sulla cura dei bambini, How Not to F*** Them Up. Ora arriva l’ultimo volume del sessantatreenne autore: Not In Your Genes. La sua conclusione forte è che, qualunque problema mentale possano avere i giovani, è per lo più dovuto ai maltrattamenti dei genitori piuttosto che a qualsivoglia eredità genetica. E questo, dice, può essere inconscio. Come genitore, è uno dei libri più raggelanti che io abbia mai letto. James sembra scioccato quando glielo dico. "Questa è l'ultima cosa al mondo che avessi in mente", risponde. Ma c'è una ulteriore punta velenosa nella coda di Not In Your Genes. Il periodo cruciale per danneggiare i figli, suggerisce, va fino ai tre anni di età. Il danno è fatto allora, per quanto riguarda i miei ragazzi adolescenti? "Più o meno," risponde. E anche per il suo? James ha una figlia e un figlio, Olive eLouis, rispettivamente di quattordici e di undici anni, e la moglie è la giornalista Clare Garner. "Sì, più o meno.'' Risposte brevi, ma solitamente è Oliver James che fa le domande ai clienti, che vede nel suo studio medico di Londra il lunedì, e nel resto della settimana via Skype dal suo ufficio di casa, nel paese di Cotswolds.
"Se il fattore ereditario è messo in secondo piano, quando si considera il motivo per cui i giovani soffrono di problemi di salute mentale, in prima linea vengono i genitori." Oggi, tuttavia, quello disteso mentre allunga il suo profilo sul divano grigio nel salotto, con i capelli neri a spazzola che sono il suo marchio di fabbrica, appoggiandosi a un mucchio di cuscini male assortit, è lo strizzacervelli preferito della nazione. "L'unica ragione consapevole per cui ho scritto il libro – spiega, – è che mi sono reso conto della quantità di prove accumulate sul Progetto Genoma Umano, che mi sono spaventato." E le prove sono che quando è tratta di condizioni come il disturbo d’attenzione con iperattività, il disturbo bipolare e la schizofrenia, ognuno dei quali ha une pesante incidenza sui giovani, i geni svolgono un ruolo scarso o nullo. "Per nessun gene è stato dimostrato che possa avere qualche effetto significativo sui tratti psicologici," insiste James. "È un dato di fatto. Gli scienziati del Progetto non ne hanno tuttavia tratto le conclusioni che questi geni non hanno effetto. Hanno detto solo che non l’hanno ancora trovato. Ci sono stati così tanti studi sui geni ormai ̶ per la malattia mentale sono stati centoquindici – il tutto senza che saltasse fuori nulla." "Con la psicosi – che si tratti di bipolarismo o di schizofrenia – le sole prove vanno nel senso che qualcosa è andato terribilmente storto in famiglia." Per troppi, dice, la "faccenda dei geni" è diventata "come una religione". Se metti da parte il patrimonio genetico, quando si considera il motivo per cui i giovani soffrono di problemi di salute mentale, metti nel mirino i genitori. Molti conosceranno genitori amorevoli e tolleranti, suggerisco, che si dedicano alla cura di figli problematici. Sta veramente dicendo che sono proprio questi genitori la causa del problema? "Certamente", risponde senza esitazione. "Ci sono un sacco di cose che la gente pensa siano naturali, ma che invece sono culturali. È molto, ma molto più comodo pensare che siano naturali." James dice che non vuole incolpare gli educatori. "Non ho tempo per dare la colpa. L’intuizione è tutto. Incolpare i genitori non porta da nessuna parte. È lì, nel secondo verso della poesia di Philip Larkin: ‘they were f****d up in their turn’, sono stati fottuti a loro volta. È qui che si trova la redenzione.” Ma ogni redenzione, suggerisce, sarà nell’affrontare i sintomi ̶ attraverso la terapia e i farmaci ̶ piuttosto che le cause. James si è fatto un nome non prendendo ostaggi. Come presentatore televisivo, ha notoriamente fatto piangere Peter Mandelson quando gli ha chiesto informazioni sul padre, durante la serie The Chair andata in onda sulla BBC 2. E lo ha reso una figura controversa, anche tra i suoi colleghi. Anche il titolo del suo nuovo libro, però, dimostra la sua abitudine di dare maggiore risalto alle parti vistose della sua ultima tesi ̶ in questo caso condannando l’idea generalmente prediletta secondo cui la terapia genica potrebbe offrire una cura per le malattie mentali. Quando tuttavia si scava più a fondo, il messaggio di James è più sfumato. Può escludere il fattore genetico, ma non respinge del tutto i fattori naturali. “Posso vedere forti elementi di prova derivanti dalla mia esperienza personale che la trasmissione di alcuni tratti è possibile." Usa l'esempio di quando gioca a calcio in giardino con il figlio. Quando era piccolo, James era bravo a giocare al pallone e ora lo è anche Louis, ma non perché suo padre lo abbia messo sotto pressione ̶ James ha sofferto di sclerosi multipla per ventisette anni, e quindi dare una dimostrazione pratica di palleggio va oltre le sue possibilità. Ma che cosa intende dire allora, esattamente, con "trasmissione fisica"? "Mio figlio potrebbe aver ereditato la sua abilità nel palleggio attraverso un meccanismo fisico, perché non può averlo imparato da me. C'è come una scatola nera per la trasmissione fisica. Intendo dire questo." Quella "scatola nera", dice, potrebbe avere a che fare con gli schemi chimici trasmessi di padre in figlio attraverso un processo noto come epigenetica. "Il maltrattamento può esserci ogni giorno. L’ho inflitto stupidamentte, come chiunque altro. Ma, invecchiando, sono diventato sempre più consapevole di quanto possa essere stato terribile per i miei figli. " Oliver James “Non sto neanche escludendo le cause fisiche per tratti psicologici. Ci sono un sacco di cose sugli effetti a lungo termine di ciò che accade durante la gravidanza, che forse un giorno potranno rivelarsi estremamente importanti. "Tuttavia, con la psicosi – che si tratti di disturbo bipolare o di schizofrenia ̶ c'è soltanto una gran quantità di prove che qualcosa è andato terribilmente storto in famiglia." Ancora una volta illustra il problema partendo da un’esperienza personale. "Sono cresciuto con Teddy St Aubyn (lo scrittore pluripremiato Edward St Aubyn). Né io, né i miei genitori avremmo mai pensato che Teddy potesse aver subito abusi sessuali dal parte del padre. La terribile verità sulle famiglie è che succedono un sacco di cose dietro le porte chiuse e nessuno ne sa niente." James non sta violando la riservatezza. St Aubyn ha scritto sul danno a lungo termine causatogli durante l’infanzia, ma con gli altri casi dettagliatamente discussi nel libro –̶ in particolare la morte per overdose di eroina, a quattordici anni di distanza l’una dall’altra, della presentatrice televisiva Paula Yates, e di sua figlia Peaches Geldof ̶ James si avvicina al punto della questione. Conosceva bene Paula Yates ̶una volta avevano lavorato insieme nella serie televisiva Sex with Paula ̶ e dice che la sua accurata descrizione del rapporto madre/figlia è basato su informazioni provenienti "da persone che la conoscevano bene. Le fonti primarie sono ineccepibili." Non la preoccupa il fatto che rivelando i dettagli della tragica morte di una giovane donna, a meno di due anni dall’accaduto, potrebbe accrescere il dolore del padre, Bob Geldof, o della sua famiglia? “Ci ho pensato davvero tanto," risponde, improvvisamente vulnerabile. "Sono assolutamente consapevole di ciò che Bob ha attraversato e spero che, se lo leggerà, potrà dare un senso a qualcosa che altrimenti non avrebbe senso." Scrivere di presunte carenze nel modo che altri hanno di educare i figli inevitabilmente mette sotto i riflettori sulle proprie capacità. "Il maltrattamento può essere tutti i giorni", conviene. " L’ho inflitto stupidamente, come chiunque altro. Ma, invecchiando, sono diventato sempre più consapevole di quanto possa essere stato terribile per i miei figli.” Com’è quindi in realtà la vita con James come padre? Fa luce sui suoi stati d'animo scontrosi e la sua sclerosi multipla. Quando lo guardo attentamente, noto la sua andatura un po’ rigida, ma niente di più. Mi chiedo se la sua malattia abbia avuto qualche impatto sulla crescita dei figli. “Ha avuto un minimo effetto su mia figlia ̶ l'unica cosa è la stanchezza. A volte sono forse un po’ più irritabile perché sono stanco. È triste, ma direi che dal loro punto di vista, è piuttosto irrilevante. Ciò che conta davvero per un bambino è se si è in sintonia con lui. È tutta una questione di amore. Infine, una nota di ottimismo. Sebbene tutto sia nelle mani dei genitori, James riconosce che abbiamo il potenziale per far le cose nel migliore dei modi. Traduzione di Francesca Ferrarini Fonte: The Guardian, 24 Febbraio 2016
0 Comments
Leave a Reply. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28, 20131 Milano tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo. Archivi
Agosto 2024
Categorie
|