![]() Dal Congresso di Parigi dell’aprile scorso su “Un reale per il XXI secolo” possiamo trarre un importante saldo sul piano clinico: abbiamo ascoltato casi di grande interesse, abbiamo potuto seguire una tavola rotonda sul tema del controllo che ha rinnovato le nostre idee sulla conduzione della cura, e che ha prodotto una nuova prospettiva sulla nozione di desiderio dell’analista. Il chiarimento nella clinica viene però da un chiarimento sul piano concettuale. Nella conferenza che lanciava il tema del Congresso Jacques-Alain Miller aveva messo infatti in tensione due posizioni di Lacan: quella classica dove afferma che il reale ritorna sempre allo stesso posto, e quella che appartiene al suo ultimo insegnamento, dove sostiene che il reale è senza legge.
La prima posizione è relativa a un reale inscritto in un ordine, quello dei cicli cosmici, delle orbite planetarie, della calcolabilità. È il reale delle scienze, quello scritto in lingua matematica, come asseriva Galilei. La seconda posizione parla invece di qualcosa che sfugge al calcolo, che non ha la regolarità dei cicli naturali, che non dominiamo attraverso la tecnica e di cui piuttosto siamo preda. La nostra clinica ha a che fare con un soggetto in preda al reale, meglio descritto dalle visioni fantasmagoriche di Hoffmann che non dai trattati di biologia. Il sintomo ingabbia questo reale sfuggente, lo fissa in una concatenazione simbolica e quando fallisce, o è inadeguato, si scatena il panico, l’ingovernabile. La scienza può governare il reale perché è nata come disciplina dei corpi inerti. La psicoanalisi ha invece a che fare con il corpo vivente, e questo fa la differenza. Dobbiamo tenere conto di questa divaricazione nella prospettiva che ci porta verso il Congresso di Rio su “L’inconscio e il corpo parlante”. La nota forte che leggo in questo titolo è uno spostamento rispetto alla nozione freudiana di inconscio fondata sulla rappresentazione. La rappresentazione è fortemente correlata alla coscienza, è una nozione inscindibile dalla coscienza. Mettere l’inconscio in relazione al corpo crea una prospettiva completamente diversa, che ci porterà di fronte a una clinica completamente diversa. Lo scientismo di Freud, marca dell’epoca in cui ha vissuto, faceva sì che nella sua clinica ci fosse un retaggio dell’idea di dominio, proveniente dalla scienza. Come la scienza domina la natura, la tecnica psicoanalitica avrebbe dovuto rimettere sotto la tutela dell’io i conflitti sfuggiti di mano e diventati causa delle nevrosi. Non è più questa la nostra prospettiva, non è una clinica fondata sulla tecnica. Parliamo piuttosto di etica, cioè non di come dominare il desiderio, ma di come assecondarlo. Se volessimo riprendere l’idea che il reale ritorna sempre allo stesso posto, e certamente nella nozione di coazione a ripetere c’è qualcosa che va in questo senso, dovremmo domandarci se torna sempre allo stesso modo. Perché in realtà, la nostra clinica è un campo di infinite variazioni, dove il reale non condivide molto con la regolarità e con l’ordine, ma torna solo per sorprenderci e credo sarà di queste sorprese che dovremo parlare nell’aprile del 2016 a Rio. Intervento pronunciato a Radio Lacan
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Febbraio 2025
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