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Il buon uso dell'inconscio

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Shame: il godimento senza desiderio

25/11/2014

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di Marco Focchi

La femminilizzazione, nel nostro lessico, ha diversi significati. Indica in primo luogo un soggetto che cade in possesso dell’agalma, e che per questo diventa desiderabile. È l’esempio classico della lettera rubata, dove il ministro e Dupin sono femminilizzati dal valore agalmatico della lettera. Questo è, direi, il senso oggettivo della femminilizzazione.
C’è poi un senso soggettivo, ed è quello in cui la metafora paterna non ha funzionato lasciando il soggetto coincidere con il fallo materno. È il caso di Schreiber, che diventa così la Donna universale deputata a soddisfare le brame di Dio.


C’è poi un terzo senso che è, potremmo dire, quello della femminilizzazione generalizzata, ed è quel che a più riprese Jacques-Alain Miller ha definito femminilizzazione del mondo. Qui abbiamo la perdita di centralità della logica fallica, che lascia progressivamente spazio alla logica del non-tutto. Il mondo non è più retto dalla ragione imperiale, che governa imprimendo il proprio marchio fallico sull’esistente, e si apre a uno spazio non marchiato, che non è sotto la presa diretta della forza. È quel che nel lessico della politica internazionale è stato chiamato soft power, e la cui espressione è, nella vita di tutti i giorni, un rapporto con il godimento non determinato dal fallo, il che vuol dire al tempo stesso più interessante e più difficile, come si può vedere nel più classico degli esempi, che è La bisbetica domata.
Nel film Shame, di Steve McQueen più che un rapporto con un godimento bisbetico, viene mostrato il rapporto con un godimento invadente e parassita, che sfuggendo alla presa fallica rischia di far traballare i cardini dell’esistenza del protagonista e di risucchiarlo in un gorgo mortale.
Il primo aspetto della femminilizzazione lo vediamo nel contrasto tra i due personaggi maschili, David e Brandon. David è la figura maschile incentrata sul desiderio fallico, predatorio. È lui che nella scena del locale notturno avvicina un gruppo di ragazze, le corteggia in modo rude e approssimativo, balla con una di queste, Elizabeth, che mentre è abbracciata a lui guarda però Brandon. Usciti dal locale Elisabeth sfugge alle insistenze di David per cercare Brandon, dopodiché li vediamo consumare un rapporto sessuale intenso e rapido contro un muro in una strada.
Brandon che, nella scena precedente si sottrae alle ragazze quando lo invitano a ballare, è tuttavia lui a essere cercato e desiderato. Qual è il sua agalma? Sa indovinare – diversamente da David – il colore degli occhi delle ragazze, nota i dettagli.
Il secondo aspetto della femminizzazione appare nel rapporto di Brandon con la sorella Sissy. La sorella gli piove in casa e si insedia da lui, gli invade lo spazio. Lui la accoglie a denti stretti, l’accusa di essere parassita, di stargli incollata addosso e di essere incapace di provvedere a se stessa.
Ma il punto cruciale è quando, dopo una serata a tre tra David, Brandon e Sissy, David si porta a letto Sissy. Brandon sente da fuori la stanza i loro gemiti e non vuol sentire, esce. Quando torna va a letto e Sissy s’infila nuda nel letto con lui. Brandon la scaccia urlando. Appare allora il diverso rapporto con il godimento di David e di Brandon. David, che è sposato, prende Sissy come un oggetto, è un uomo fallico che insegue il piacere, mentre Brandon non è schermato dal godimento incestuoso che la vicinanza di Sissy rappresenta. Qui vediamo quindi il secondo senso della femminilizzazione, l’esposizione a un godimento incestuoso distruttivo. Questo non vuol dire che Brandon sia psicotico, ma qualcosa lo spinge verso una posizione pericolosa di femminilizzazione in senso soggettivo, quello che Lacan ha chiamato “la pousse à la femme”.
C’è poi il senso della femminilizzazione generalizzata, che nel film vediamo in un certo senso di riflesso. Ne vediamo gli effetti sul desiderio maschile quando  questo perde la bussola fallica.
Vediamo allora Brandon paralizzato, risucchiato, parassitato dalla pornografia, capace solo di avere rapporti con delle prostitute e incapace di muovere un passo quando si tratta di una relazione vera, come con Marianne, la collega di lavoro con la quale ha un fiasco stendhaliano.
È il rapporto con il desiderio dell’Altro che lo paralizza, come per Amleto il rapporto con il desiderio della madre Gertrude. Ma la differenza tra lo scenario classico shakespeariano e quello contemporaneo di Brandon è che Amleto ha dietro di sé lo spettro del padre.
Nel mondo di Brandon non c’è nessun riferimento a un padre o a una figura paterna. Brandon è completamente in balia del femminile con il quale, in assenza di una mediazione fallica, l’unica mediazione possibile è mercenaria.
Il film di McQueen mostra il contraccolpo della femminilizzazione del mondo, lo smarrimento della via del desiderio, l’invenzione di un godimento svilito, e l’icona maggiore in questo senso è la canzone “New York, New York” interpretata da Sissy. Tanto è raggiante, energetica, esplosiva nel film di Scorsese, tanto è depotenziata, oppressiva, calante nell’interpretazione di Sissy, quasi a mostrare la deriva mortifera di un godimento sganciato dal desiderio.
Naturalmente c’è un altro lato della femminilizzazione del mondo, che apre a una ricettività creativa, come possiamo vedere nell’arte e nella psicoanalisi. Ma non è questo il lato mostrato dal film.
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