Marco Focchi Negli anni Settanta Lacan, indicando una separazione tra il rapporto sessuale e il godimento, si riferisce a un godimento fuori rapporto, un godimento che, diversamente dal rapporto sessuale, esiste, e che definisce la jouissance qu'il ne faut pas. Contro questo godimento indebito si pronunciava la medicina del XVIII secolo, per bocca del dottor Simon-AndréTissot, l'esponente senz'altro più noto dell'igienismo antimasturbatorio che trova la sua apoteosi nelle prescrizioni pedagogiche del padre di Schreber, con i risultati che conosciamo. Le preoccupazioni del moralismo igienista non hanno però mai frenato l'inventiva dei libertini, che proprio negli stessi anni importavano dall'Oriente un nuovo giocattolo, il cosiddetto "rosario cinese", più noto oggi con il nome di "sfere Ben Wa", dal nome della marca che le commercializza. Le Gheisce le usavano per rinforzare la muscolatura pelvica e produrre l'orgasmo all'uomo con le sole contrazioni delle pareti vaginali.
Le sfere Ben Wa, il dildo, più classicamente denominato Priapo, o oggetti naturali, come zucchine e cetrioli, che sono dei veri e propri ready made dell'erotismo, sono giocattoli sessuali noti da sempre e che probabilmente esistono da quando esiste l'homo sapiens. La tecnologia si applica però, inizialmente sotto il velo della finalità utilitaria, anche in questo campo, allargandone i confini, e forse puntando ad abolirli, con lo slancio di onnipotenza che caratterizza il dominio della tecnica nel mondo in cui viviamo. A partire dal XIX secolo il dildo, per esempio, si anima. Nel 1869 compare il primo vibratore a vapore, usato a scopo medico. Bisogna però aspettare il 1880 perché dall'ingombrante motore a vapore si passi a un molto più maneggevole motore elettrico. Lo scopo dell'attrezzo è sempre terapeutico, e l'inventore è infatti il dottor Morton Granville che, colpito da tendinite nella pratica del massaggio vaginale allora in uso, trovò un modo di continuarla evitandone gli effetti collaterali. Con il nuovo dispositivo riuscì a provocare nelle sue pazienti diversi "parossismi". Così venivano definite le reazioni delle pazienti al massaggio in un'epoca in cui, come ben racconta un testimone del tempo del calibro di Stephan Zweig, non veniva riconosciuta l'esistenza di un orgasmo femminile (se non per corruzione). L'apparecchio del dottor Granville fu uno straordinario successo commerciale, venduto nelle migliori farmacie, fino a quando non se ne impossessò il cinema (non quello di Hollywood naturalmente) mostrandone l'uso possibile nella pornografia e, rivelandolo come oggetto erotico, ne provocò la proibizione. Ancora oggi, in alcuni stati degli USA, come il Texas, la vendita di tali prodotti resta proibita. Un ulteriore evoluzione del dildo è il sybian, inventato da Dave Lambert negli anni Settanta, in un'epoca che non aveva più bisogno di maschere utilitaristiche per applicare il proprio ingegno all'oggettistica erotica. Il sybian è una sorta di sella dalla quale spunta un vibratore la cui velocità può essere regolata a piacimento dalla donna che la cavalca. Significativo infatti il primo nome che Lambert aveva pensato per il suo dispositivo: Master Better. È un nome rivelatore dello specifico apporto che le tecnica introduce nella produzione dell'oggettistica sessuale: l'idea della padronanza. Sullo sfondo di questo tema ci sono le fantasmagorie più accese del filone sadiano. In alcune inscenazioni sadiane infatti i libertini dispongono di provocare nella vittima un orgasmo contro la sua volontà, di costringerla a godere, e riconoscono l'oggettivo successo della loro operazione osservando quel che Sade chiama "l'eiaculazione femminile", fenomeno che la pornografia contemporanea ha tradotto nella particolare specializzazione di alcune attrici battezzata "squirting". La deriva che, non la tecnica, ma l'ideologia tecnologica ha introdotto nell'oggettistica sessuale è una volontà di godimento realizzabile attraverso la padronanza ottenuta con i dispositivi. L'effetto collaterale è la disarticolazione di desiderio e godimento, e il fenomeno contemporaneo della dipendenza sessuale, che ha il suo cantore letterario in Chuck Palahniuk, ne è un derivato. Il giocattolo sessuale si trasforma quindi da amplificatore di sensazioni, come le sfere delle Gheisce, a bolla immaginaria che isola, immunizza dal desiderio dell'Altro. Al di là del perfezionamento di quelle che una volta erano le bambole gonfiabili – che sono diventate sexbot, prodotte dalla Roxxxy (sì, con tre x) robot femminili programmati per reagire ai movimenti pelvici, create con una e-skin che risponde al tatto, vere e proprie prostitute elettroniche – esiste ora una casa giapponese, la Tenga, il cui slogan è: "Il futuro della masturbazione". Combinando un braccio meccanico e un paio di occhiali Google la Tenga produce un dispositivo che sincronizza i movimenti di un avatar femminile personalizzato sui gusti del cliente, con i movimenti del braccio meccanico controllato da un dispositivo equivalente a un mouse. Alla visione fa quindi corrispondere la sensazione del contatto portando il fruitore erotico in una sfera virtuale che lo isola precettivamente dalla realtà, lasciandogli però in mano la leva elettronica per controllare a piacimento l'intensità delle sensazioni virtuali. Non è però ancora l'ultimissimo ritrovato, giacché sono allo studio dispositivi elettronici in grado di produrre l'immagine direttamente nella retina, e non occorre particolare fantasia per prevederne le applicazioni in campo erotico. Il rischio presente in questa straordinaria evoluzione tecnologica è quello che possono far sentire le parole di un paziente che, per ragioni politiche, aveva trascorso parecchi anni in carcere. La masturbazione e le fantasie, mi diceva, funzionano finché si riesce a collegarle con il ricordo della presenza concreta del copro femminile. Ma dopo alcuni anni questo si attenua e sparisce, e le fantasie diventano involucri vuoti, incapaci di indurre la tensione necessaria all'eccitazione. Quanto può spingersi avanti una volontà di godimento tecnologica, che isola il godimento dall'interazione con il desiderio dell'Altro, che immunizza dai suoi rischi, ma che al tempo stesso lo prosciuga dall'elemento differenziante, rinnovante che proviene proprio dal gioco con il desiderio? Fino a che punto il godimento dell'Uno può essere messo in un acquario, in modo analogo a quello in cui alcuni esperimenti mentali della filosofia contemporanea isolano il cervello in una vasca immaginandolo come puro recettore di sensazioni create artificialmente, separato dal mondo? La tecnologia contemporanea semplicemente fornisce i mezzi per prolungare il sogno di Pigmalione di far l’amore con un partner creato con le proprie mani, mettendo fuori gioco, in un amplificazione narcisistica, la differenza sessuale. L’ideologia che la sottende invece ratifica l’incubo atroce di un autonomia radicale, sotteso nelle forme più estreme del totalitarismo. Testo preparatorio al Congresso AMP di Rio, aprile 2016
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