![]() Marco Focchi Intervento tenuto a Como l'1 febbraio 2019 presso la libreria Feltrinelli in occasione dell'incontro sul tema: "Passioni contrastanti per l'Europa" Nella preparazione di questo Forum sul tema “Amore e odio per l’Europa” abbiamo aperto un ampio dibattito a cui hanno partecipato numerosi colleghi e intellettuali di varia estrazione disciplinare. Europa significa, per tutti noi, invenzione della democrazia. Il primo accenno di quel che vuol dire Europa, nella coscienza greca del V secolo a.c. appare in conseguenza dalle guerre persiane. La libertà dei greci si staglia in contrasto con la tirannide orientale. Ne “I persiani” di Eschilo, dialogando con il coro, la regina Atossa, madre di Serse, chiede chi siano i greci, questo piccolo popolo alla periferia dell’immenso intero persiano, e chi sia il loro Signore. Il coro risponde “Si gloriano di non essere schiavi di nessun uomo, a nessun uomo sudditi”. Credo dovremmo riascoltare oggi queste parole, che risuonano dalla lontananza dei secoli, oggi in un momento in cui assistiamo a una trasformazione della politica e dei partiti che riporta in auge l’uomo forte, che porta avanti i partiti personalizzati, mentre lascia dissolvere nel nulla quelli tradizionali. Secondo gli ultimi sondaggi 6 elettori su 10 sostengono infatti la necessità di un leader forte alla guida del paese, mentre il parlamento viene ridotto a una funzione notarile, così come il primo ministro. Non è solo un problema italiano, la democrazia si sta trasformando, o sfigurando, in tutta Europa, sotto la spinta dei movimenti segnati da un patriottismo sciovinista ed esterofobo, soprattutto se l’estero è identificato con popolazioni di colore e con paesi poveri.
Per questo motivo credo, per via di questo clima nuovo e poco amichevole, la maggior parte degli interventi hanno colto l’aspetto dell’odio per l’Europa, e hanno analizzato le spinte negative che vengono dalla situazione attuale. La temperatura dei dibattiti che circolano senza mediazioni sui social frequentati dagli haters ci fa sentire d’altra parte il fiato sul collo di una minoranza violenta e vociante, e dà la sordina a modalità espressive che il trumpismo ha relegato al silenzio nella derisione del politically correct. Prendiamo atto allora di questa situazione avvelenata in cui viviamo, cerchiamo però di considerare anche l’altro lato, quello dell’amore. Qui gli interventi convergono sull’idea che per suscitare amore occorre una storia, e dietro la storia è necessario un mito, e nascosto nel mito deve esserci un oggetto prezioso, quel che noi chiamiamo agalma. Certamente l’Europa non manca di storia né di miti, ma dove l’ha condotta la sua lunga storia? A una rovinosa guerra mondiale in due tempi, che l’ha portata alla distruzione, e dalla quale non sarebbe uscita senza un intervento esterno. Le guerre, si sa, non si fanno senza coltivare odio, e dopo anni passati ad alimentare l’odio questo non sparisce come per incanto. L’Europa ha dovuto allora costruirsi sulle norme, sui mercati, sull’economia, sulla burocrazia. “Ma si possono amare le norme?” domanda per esempio Philippe La Sagna. Qui vediamo la grande differenza sussistente nella costruzione degli Stati europei, che hanno eletto i loro eroi, hanno costruito una storia fatta di gloria e di trionfi, hanno creato narrazioni che affascinano, che coinvolgono, che implicano. Per l’Europa non c’è una narrazione di questo tipo, una narrazione che incanti, che si faccia amare. “Manca una soluzione libidica per l’Europa” suggerisce Mattia Zanin. Si può scegliere l’Europa perché rappresenta la pace dopo che le guerre hanno divorato le generazioni dei nostri padri e dei nostri nonni. Ma l’Europa raccontata oggi è quella dell’orrore dell’Olocausto, è l’Europa schiacciata dal tallone del nazismo, e lo è sicuramente più di quella che è stata la sua risposta, la Resistenza. Questo si sente oggi in particolare nel nostro Paese, in un tempo in cui il mito fondatore della Resistenza appare lontano, e dalle crepe di questo mito filtra una tolleranza per il fascismo sempre più insopportabile. Lo nota in uno degli interventi Salzillo, dicendo che l’Europa non riesce a far esistere soggetti desideranti, non riesce a fungere da ideale, mentre ciò che muove il desiderio è il caos. Lo vediamo per esempio in un capolavoro contemporaneo Le Benevole di Jonathan Littell, che narra l’Olocausto dal punto di vista di un nazista, che va al cuore del male, lo guarda dall’interno. La narrazione contemporanea dell’Europa deve ancora fare i conti con l’esito distruttivo della sua storia, che è un centro di gravitazione da cui si tenta di prendere distanza con una storia di mercato comune che non è certo fatta per infiammare la fantasia. Ai due capi della storia dell’Europa, all’inizio e alla fine, vediamo all’origine il racconto di una lotta eroica contro un potere esterno. È la storia di una grande vittoria, una versione greca di Davide e Golia che vede la sconfitta del gigantesco impero Persiano. Nel momento attuale invece ascoltiamo narrata la lotta di tutti noi contro il mostro nato dalle nostre stesse viscere, una storia di vergogna, perché fascismo e nazismo sono l’immagine stessa della vergogna, che si veste di pacifismo per addormentare i propri orrori. Per contrastare l’odio, in un’Europa che non trova storie d’amore abbastanza forti da scatenare passioni, ci si immunizza con l’indifferenza, ci si anestetizza, non si vuol sapere. Ma la via d’uscita da questa indifferenza, come propone Miquel Bassols, è quella di una dotta ignoranza, che non basta certo a centrare l’enormità delle passioni che si muovono dentro questa fase storica, ma che è il solo modo di trattare la spinta difensiva a non volerne sapere. In questo la psicoanalisi può aiutare a riaccendere la fiamma di un desiderio che in noi è inibita dall’enormità delle questioni di fronte alle quali ci si trova, dalla dismisura che la storia ha presentato spingendoci in un angolo di silenzio. Ma è un silenzio dal quale dobbiamo uscire se vogliamo continuare a restare nel concerto del mondo globalizzato, anziché rannicchiarci in un angolo di nostalgica desolazione.
1 Comment
Maria Rosa Pronesti
13/3/2019 04:04:13 pm
Sogetto imprescindibile a pensarci adesso tra di noi psicanalisti grazie
Reply
Leave a Reply. |
Marco Focchi riceve in
viale Gran Sasso 28 20131 Milano. Tel. 022665651. Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo Archivi
Maggio 2023
Categorie |
Copyright © Dott. Marco Focchi | Designed by Progetti PMI