PSICOANALISI, PSICOTERAPIA, SOCIETÀ
  • HOME
    • PROFILO
    • VIDEO E AUDIO
    • LINKS
    • Informativa Privacy
  • BLOG
    • IL BUON USO DELL'INCONSCIO
    • PROBLEMI DI COPPIA
    • DI COSA SI PARLA
    • PROSSIMAMENTE
  • TERAPIA
    • PROBLEMATICHE TRATTATE >
      • ANSIA
      • ATTACCHI DI PANICO
      • DEPRESSIONE
      • DISTURBI ALIMENTARI
      • DISTURBI DELL'AREA SESSUALE
      • DISTURBI PSICOSOMATICI
      • PROBLEMI DI APPRENDIMENTO
      • TERAPIA DI COPPIA
    • CONSULENZE
    • COLLOQUI DI SOSTEGNO
    • PERCORSI PSICOTERAPEUTICI
  • SERVIZI ONLINE
    • COLLOQUI ONLINE
    • DOMANDE E RISPOSTE
    • SPAZIO GENITORI
  • LIBRI
  • CONTATTI
  • Acquista libro - L'inconscio algoritmico e l'amore

Il buon uso dell'inconscio

Conferenze, seminari, interventi e testi del dott. Marco Focchi
Torna alla Homepage

L'algoritmo imperfetto dell'analista contemporaneo

29/11/2014

0 Comments

 
Picture
di Marco Focchi

Testo presentato il 24 aprile 2008 al Congresso AMP di Buenos Aires  

Ho sempre trovato affascinanti i classici affreschi postfreudiani d’inizio analisi, che dipingono un analista silenzioso, come innalzato su un piedestallo, apparentemente irraggiungibile, a cui il paziente si rivolge senza ottenere risposta. Se il paziente fa una battuta l’analista non ride, se racconta con grande pathos una scena drammatica che lo ha travolto l’analista gli fa domande su dettagli irrilevanti, se chiede un consiglio gli viene negato, se cerca di provocare non ottiene reazione.

L’analista sembra qui appartenere a una dimensione sacrale, dove nulla del mondo in cui viviamo lo tocca. Questa innaturale passività man mano finisce per irritare il paziente, per generare in lui collera e senso di frustrazione. Ma proprio questa è la risorsa: la frustrazione induce regressione, il paziente s’infantilizza e cerca modi sempre più puerili di ingraziarsi l’analista, di avere da lui un qualunque segno, se non d’amore, almeno di attenzione. Quando la regressione è giunta alle fasi germinali dell’esistenza soggettiva, avendo traversato tutti i fraintendimenti e tutti gli errori nella comprensione e nella gestione di sé, dopo avere ammesso questi errori e perdonato quelli degli altri, riconosciute come irrealistiche le proprie pretese, gradualmente il paziente accantona gli infantilismi, la regressione si inverte e comincia la scalata trionfale di una nuova crescita.
La democratizzazione della vita moderna ha reso desueta questo tipo di figura d’analista quasi immateriale – come sospeso in una bolla di sapone forse destinata a evaporare con la liquidazione della traslazione – e ha lasciato il posto alle relazioni egualitarie degli intersoggettivisti, senz’altro più empatici con le variazioni umorali dei pazienti.
L’analista ieratico-sacramentale illustra tuttavia un algoritmo perfetto: passo primo, mostrare un’impassibilità inossidabile; passo secondo, indurre la regressione nel paziente; passo terzo, lasciarla lavorare fino al punto d’inversione e di risalita.
Lacan, all’epoca de La direzione della cura, si è impegnato nel dibattito con questa impostazione della psicoanalisi, che ho definito classica, e ha sentito la necessità di contrastare l’automatismo di questo algoritmo. Il tema della rettifica soggettiva viene per l’appunto a indicare che la traslazione non sorge spontaneamente da un’automatismo, ma si sviluppa a partire da una correzione di prospettiva che è posta all’inizio, e non alla fine del percorso.
Quando, nella Proposta del 9 ottobre, Lacan dice che all’inizio dell’analisi è la traslazione, dobbiamo dunque mettere in conto che è un inizio a cui va dato inizio, e che il suo innesco non è l’impassibilità, ma piuttosto un atto. Solo dopo quest’atto si avvia quel che siamo soliti chiamare l’algoritmo della traslazione. E a questo punto, nei casi felici, le cose partono davvero, e l’analisi prende la via del largo. Il paziente allora associa copiosamente, mostra fiducia nei confronti dell’analista, gli attribuisce intenzioni nascoste dietro i gesti più insignificanti, fondate sui presupposti di un sapere, nascosto ai suoi occhi, che gli attribuisce come depositario della lettera del suo inconscio. Per parte sua, l’analista, come suggerisce Lacan, segue una rigorosa concatenazione di lettere che, a condizione di non mancarne neanche una, si ordina come il quadro di un sapere.
Domandiamoci però se, presa così, anche questa descrizione non abbia un po’ un tono d’affresco, che rappresenta forse un’altra classicità, ma in modo altrettanto oleografico.
D’altra parte, proviamo a immaginare un’analisi che continuasse troppo a lungo su questo abbrivio, dove l’associazione libera funziona sempre, dove va con il vento in poppa, dove naviga sulla coordinata che Miller – nel suo seminario su La traslazione negativa – ha definito come il lato che nella traslazione è rivolto all’alienazione. Un analista non avrebbe di che esserne troppo contento: si sa che sono i casi in cui le cose girano da sole, ma sono anche quelli in cui girano a vuoto. L’algoritmo funziona ma non morde su niente di reale, non c’è uno step di chiusura.
Consideriamo ora che in un trattamento terapeutico efficace le cose si svolgono in un maniera molto diversa da quella che potrebbe essere data dal modello di funzionamento dei computer. Un glitch in un computer non è una catastrofe, non è un crash, è un guasto di breve durata nel sistema operativo, uno iato nelle connessioni logiche dell’algoritmo, è un inciampo lieve, ma sufficiente a impedirci di lavorare.
Un glitch nell’algoritmo della traslazione è invece qualcosa che aspettiamo proprio per cominciare a lavorare, perché a partire da lì le cose si fanno serie, a partire da lì possiamo iniziare a vedere l’altra coordinata della traslazione, quella sul lato della separazione, quella in cui si manifesta la realtà sessuale dell’inconscio.
Come sempre, e come Freud ci ha fatto alla fine vedere, la sessualità costituisce un intoppo per le cose umane, e il glitch nell’algoritmo della traslazione appare come l’epressione fenomenica del non rapporto. A differenza dell’algoritmo perfetto funzionante per l’analista sacramentale, è essenziale che l’algortimo lacaniano della traslazione sia abbastanza imperfetto da contenere un glitch, un contrattempo che interrompe la rigorosa concatenazione di lettere disordinando il quadro di un sapere per far emergere l’assenza di rapporto.
Naturalmente sorge il problema di come trattare, nella pragmatica della cura, qualcosa di così radicalmente evasivo rispetto al sapere e alle sue prescrizioni.
C’è un passaggio, in un intervento di Lacan al Congresso su La trasmissione, nella seconda metà degli anni Settanta, che ci può forse essere utile in questa direzione.
Lacan si domanda com’è che alcune persone guariscano attraverso l’operazione significante, e sostiene con modestia, falsa o vera, di non saperne niente. Si tratta – dice – di un trucco. Il modo in cui si sussurra all’orecchio della persona in analisi qualcosa che ha l’effetto di guarirlo è questione d’esperienza, ma sicuramente – aggiunge – nella faccenda svolge un certo ruolo il soggetto supposto sapere. E dopo avere creato questa suspense prosegue e scopre le sue carte: il soggetto supposto sapere è qualcuno che sa, sa il trucco per guarire la nevrosi.
Credo che tutti noi vorremmo sapere qual è questo trucco, la conoscenza del quale faciliterebbe grandemente la nostra pratica clinica. Ma evidentemente non è come quei trucchi da prestigiatore che affascinano il pubblico, che si possono mettere in un manuale e con i quali si può acquisire destrezza, attraverso un paziente esercizio, per far colpo nei giochi di società. Questo tipo di abilità spettacolare è piuttosto quel che, nel nostro mondo mediatizzato, si richiede allo psicoterapeuta assiduo degli show televisivi: “Mostraci il cappello da cui tiri fuori i tuoi splendidi conigli bianchi!”
Trucco mi sembra invece sia qui un’idea che possiamo interpretare nel senso di ciò che abitualmente chiamiamo parvenza.
Possiamo star certi che quando l’analista si limita alle chiacchiere – dice Lacan poco più avanti – non arriva a nessun risultato. Proprio perché non basta chiacchierare, nel trucco possiamo allora scorgere qualcos’altro, l’oggetto come parvenza, quella parvenza che viene al posto dell’assenza di rapporto sessuale.
Per dir le cose fino in fondo non si tratta, in realtà, di un trucco destinato ad avere successo, come quello del prestigiatore, fatto per incantare, per illudere, per distrarre l’attenzione. Si tratta per noi piuttosto del trucco, o della parvenza, che vacilla rivelando dove le cose fan cilecca.
È forse in questo glitch – inconveniente ma non catastrofe, impedimento ma non impotenza nevrotica, disturbo ma non paralisi della vita annegata in un mare di sofferenza – è forse in questo piccolo scoglio nella concatenazione logica che possiamo vedere l’equivalenza, a cui Lacan accenna nella Proposta del 9 ottobre, tra l’algoritmo della traslazione e l’agalma? L’algoritmo imperfetto, in questo caso, contiene il proprio punto d’inciampo, dove affiora l’oggetto come parvenza soltanto per condurci all’impossibilità del rapporto, giunti al quale ciascuno deve inventarsi il trucco del proprio sinthome.
0 Comments



Leave a Reply.

    Marco Focchi riceve in
    viale Gran Sasso 28
    20131 Milano.
    Tel. 022665651.
    Possibilità di colloqui in inglese, francese, spagnolo
    [email protected]

    Archivi

    Aprile 2025
    Marzo 2025
    Febbraio 2025
    Gennaio 2025
    Dicembre 2024
    Novembre 2024
    Ottobre 2024
    Settembre 2024
    Luglio 2024
    Giugno 2024
    Aprile 2024
    Gennaio 2024
    Dicembre 2023
    Novembre 2023
    Ottobre 2023
    Giugno 2023
    Maggio 2023
    Aprile 2023
    Febbraio 2023
    Dicembre 2022
    Novembre 2022
    Ottobre 2022
    Settembre 2022
    Giugno 2022
    Maggio 2022
    Aprile 2022
    Marzo 2022
    Febbraio 2022
    Dicembre 2021
    Novembre 2021
    Luglio 2021
    Maggio 2021
    Aprile 2021
    Marzo 2021
    Febbraio 2021
    Dicembre 2020
    Novembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2020
    Giugno 2020
    Maggio 2020
    Aprile 2020
    Marzo 2020
    Febbraio 2020
    Gennaio 2020
    Dicembre 2019
    Novembre 2019
    Settembre 2019
    Luglio 2019
    Giugno 2019
    Maggio 2019
    Aprile 2019
    Marzo 2019
    Febbraio 2019
    Gennaio 2019
    Novembre 2018
    Ottobre 2018
    Settembre 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Marzo 2018
    Febbraio 2018
    Gennaio 2018
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Febbraio 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016
    Febbraio 2016
    Dicembre 2015
    Novembre 2015
    Ottobre 2015
    Settembre 2015
    Luglio 2015
    Giugno 2015
    Maggio 2015
    Aprile 2015
    Marzo 2015
    Febbraio 2015
    Gennaio 2015
    Dicembre 2014
    Novembre 2014
    Ottobre 2014
    Settembre 2014
    Agosto 2014
    Luglio 2014
    Giugno 2014
    Maggio 2014
    Aprile 2014
    Marzo 2014
    Febbraio 2014
    Gennaio 2014
    Dicembre 2013

    Categorie

    Tutti
    Concetti
    Documenti
    Questioni Cliniche
    Temi

    Feed RSS

Powered by Create your own unique website with customizable templates.
  • HOME
    • PROFILO
    • VIDEO E AUDIO
    • LINKS
    • Informativa Privacy
  • BLOG
    • IL BUON USO DELL'INCONSCIO
    • PROBLEMI DI COPPIA
    • DI COSA SI PARLA
    • PROSSIMAMENTE
  • TERAPIA
    • PROBLEMATICHE TRATTATE >
      • ANSIA
      • ATTACCHI DI PANICO
      • DEPRESSIONE
      • DISTURBI ALIMENTARI
      • DISTURBI DELL'AREA SESSUALE
      • DISTURBI PSICOSOMATICI
      • PROBLEMI DI APPRENDIMENTO
      • TERAPIA DI COPPIA
    • CONSULENZE
    • COLLOQUI DI SOSTEGNO
    • PERCORSI PSICOTERAPEUTICI
  • SERVIZI ONLINE
    • COLLOQUI ONLINE
    • DOMANDE E RISPOSTE
    • SPAZIO GENITORI
  • LIBRI
  • CONTATTI
  • Acquista libro - L'inconscio algoritmico e l'amore