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Il buon uso dell'inconscio

Conferenze, seminari, interventi e testi del dott. Marco Focchi
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La clinica psicoanalitica di Jacques Lacan

14/12/2020

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Il nuovo libro di Marco Focchi

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Presentazione

Lacan è uno di quei pensatori classici la cui miniera di pensiero non è logorata dal tempo, e la cui lettura va continuamente ripresa, sviluppata, riarticolata, rimessa al lavoro.
Non è da molto che abbiamo incominciato a leggere Lacan. È stato solo da dopo la sua morte, nel 1981. È del 1981-1982 infatti il corso di Jacques-Alain Miller che ha avuto per quell’anno il titolo La clinique lacanienne. Quello di Miller è stato un movimento inaugurale che, invece di usare gli aforismi di Lacan in modo sloganistico come si faceva all’epoca, ha iniziato a entrare in un meticoloso lavoro di ricostruzione dei mille fili e dei mille intrecci che bisognava andare con pazienza a scovare nel testo, evidenziandoli rispetto a quel che era invece più appariscente e di più immediata presa nello stile brillante del maestro francese. Anche il titolo del primo corso di Miller ha un valore programmatico. La lettura di Lacan è infatti iniziata per estrarre dal suo testo un orientamento per la pratica clinica della psicoanalisi e, una volta messi nella giusta prospettiva, non c’è seminario o conferenza, o allocuzione di Lacan che non tenga sullo sfondo una preoccupazione per la cinica, che non senta la necessità di forgiare e presentare i concetti che servono per orientare una pratica complessa come quella della psicoanalisi, dove la via facile di un empirismo improvvisato tende piuttosto a smarrire la rotta.
In questi quasi quattro decenni, nel Campo freudiano, nello spazio cioè in cui si è sostenuto l’orientamento di Lacan in Europa, nelle Americhe, in Australia e ora anche in Cina, abbiamo proceduto tenendo la rotta sempre in questa direzione, dissodando il terreno della clinica e creando una modalità di lavoro che ha dato prova di sé non solo negli studi privati, tra poltrona e divano, ma in quella che abbiamo chiamato psicoanalisi applicata, cioè una psicoanalisi che esce dalle proprie torri d’avorio per entrare negli spazi sociali, negli ospedali, nelle strutture sanitarie, nelle comunità, nelle scuole, nei tribunali, nei consultori, in tutta la rete di canali delle professioni d’aiuto. Paradossalmente, quello che era sempre apparso come un autore complesso, ricercato, ostico, si è rivelato lo strumento utile per aprire la strada nelle pratiche sociali più diverse, per dare un orientamento, per produrre risultati concreti.

In questo libro presento quello che è il mio contributo al lavoro di lettura di Lacan, che è in realtà un lavoro collettivo, che non potrebbe essere altrimenti che collettivo. In una grande corrente di pensiero ciascuno può tuttavia dare un proprio taglio, una propria aggiunta, mettere un proprio ingrediente. È quel che ho tentato di fare in questi anni, e il presente libro raccoglie i temi che ho sviluppato in varie circostanze d’insegnamento nelle diverse città d’Europa dove la Scuola di Lacan ha messo radici. Si tratta della rielaborazione di occasioni di riflessione che hanno avuto luogo negli incontri e negli scambi con colleghi e con allievi.

Questo è un libro che si può leggere in molti modi. Chi avrà la pazienza di percorrerlo dall’inizio alla fine potrà scoprire un filo conduttore di fondo che traversa i momenti, i temi, e i concetti più diversi, una sorta di basso continuo in cui appaiono le chiavi che mi guidano nell’interpretare il testo di Lacan. Ma è un libro che può essere usato anche in un altro modo. Ogni capitolo ha una sua indipendenza, e anche la bibliografia è concepita con l’idea di rendere autonomo ogni capitolo. Se un riferimento testuale è menzionato in un capitolo e riappare in uno successivo, non è presentato come già citato, ma è riproposto con la menzione bibliografica completa. Si può cominciare dal fondo, dal mezzo, da un punto qualsiasi secondo gli interessi del lettore. Invertire l’ordine dei capitoli non fa perdere il filo della coerenza, perché l’ordine di successione è scelto con un criterio che non è quello della progressione, ma della ripresa da sfaccettature sempre diverse.

Ho suddiviso il materiale in quattro grandi aree tematiche. Inizio con la psicosi, perché è il punto d’entrata nella psicoanalisi di Lacan. Se Freud è partito dall’isteria, Lacan ha preso le mosse dalla paranoia, e se ha potuto introdurre gli oggetti pulsionali delle sguardo e della voce è proprio estraendoli dalle formazioni deliranti delle psicosi. Proseguo con il tema della conduzione della cura, dove Lacan ha dato precise bussole per non farci smarrire nel realismo ingenuo che ricade in una sorta di buon senso comune. Questo è un rischio sempre presente quando l’interpretazione vira al consiglio orientato sul supposto bene del paziente anziché sulla stella polare del desiderio inconscio.

Ho poi inserito sei capitoli di esplorazioni sull’inconscio. Tema sfuggente questo, evasivo: cogliamo qualcosa dell’inconscio solo quando ci scappa di mano, e se non seguiamo il rigore di Lacan nel formularne il disegno mutevole – uso il temine disegno a ragion veduta, anche se sarà oggetto di un libro successivo – perdiamo l’aggancio che ci permette quel che è stata chiamata una pratica senza standard ma non senza principi. Concludo con due capitoli su verità e godimento, termini in cui si delinea la svolta maggiore nell’orientamento clinico di Lacan, che ci porta  a ridirigere l’intervento analitico da un valore semantico, come quello della verità, dove l’interpretazione può ancora consonare con il senso, alla scrittura pulsionale, fatta di segni o, ancora, di disegni, di mappe sul corpo che seguono i tracciati delle zone erogene. È il corpo che fa la sua apparizione nell’ultimo insegnamento di Lacan, non quello immaginario della relazione speculare, che fissa le forme identificative, ma quello mosso nel dinamismo della danza, un corpo che non sta in posa, come è limpidamente indicato nel testo di commento al libro di Marguerite Duras.
​
Devo ringraziare i colleghi e amici che, in tutti i Paesi del Campo freudiano, sono stati interlocutori con me nei momenti di presentazione delle mie letture di Lacan, arricchendomi con le loro osservazioni, e gli allievi dell’Istituto freudiano, che con le loro domande e con la loro accesa curiosità mi hanno aiutato a rendere più chiari e penetranti i concetti su cui lavoravamo insieme.
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